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Di basi comuni su cui lavorare ce ne sarebbero, altroché. Ma un conto è convergere le forze al fine di raggiungere un obiettivo condiviso, un altro è trovare forzatamente un sentimento che crei legami tra uomini politici da sempre avversari. Il discorso è molto semplice: Fini punta ad essere il leader del nuovo centrodestra italiano, non il salvatore della Patria. Che poi le due cose, nella testa di Fini, possano unirsi è un ulteriore paio di maniche. Ma non con il Pd, questo è il punto. E quanti gravitano attorno al centrosinistra dovrebbero preoccuparsi per tali considerazioni. Significa svendersi a un offerente che di fatto non sussiste. Franceschini dovrebbe sapere bene che proporre ammucchiate (alla stregua della solita Bindi) può offrire un’idea – giusta? sbagliata? e chi può dirlo… – di un partito, un grande partito, sprovvisto di una strategia degna di questo nome. Non per l’immediato dove tutti sembrano d’accordo a staccare la spina al governo. Ma per l’imminente futuro, che è dietro l’angolo.