Ci sono momenti impagabili e illuminanti nei quali il servilismo innato, l’ipocrisia e insieme la xenofobia profonda del Paese escono dalla tana dove sono a malapena nascoste e latrano la loro presenza. E’ accaduto proprio nel giorno della memoria con la polemica assurda per le pudenda delle statue castamente nascoste in occasione della visita del presidente iraniano Rouhani. La “censura” visiva non era stata affatto chiesta dal leader di Teheran, così come l’assenza del vino dai banchetti, diciamo che è stato un atto di cortesia così eccessiva da sconfinare nella piaggeria che però ha dato la stura ad assurde polemiche dal sottofondo xenofobo e a recriminazioni pseudo culturali probabilmente suggerite da un servilismo uguale e contrario.
La cosa è del tutto evidente perché queste operazioni di censura pubica, oltre ad essere state per qualche secolo primaria preoccupazione della chiesta cattolica che a questo fine devastò persino la Cappella Sistina con orridi mutandoni, sono cose che avvengono comunemente anche ai giorni nostri. Sette mesi fa sono stati coperti e nascosti manifesti (peraltro assai casti) della mostra di Tamara de Lempicka per non turbare la
visita del Papa a Torino, senza che gli indignati di giornata abbiano detto nulla, mentre otto anni fa il governo decise di cancellare con qualche pennellata i capezzoli della Verità svelata dal Tempo di Tiepolo a Palazzo Chigi poiché poteva urtare “la sensibilità di qualche spettatore” che di certo non Rouhani. Dal momento che nel palazzo abitava al tempo Silvio Berlusconi, noto spregiatore delle forme femminili, si deve pensare che l’atto fosse simbolico e che riguardasse l’appannamento della verità nel suo senso generale. Strano che Salvini l’erede del partito che assieme al Pdl sosteneva al tempo il pisello del leader, ovvero la Lega Nord, adesso dica “cose da matti” per la censura statuaria in presenza del leader iraniano. L’unica cosa da matti è che un tale personaggio sia in politica, con una testa che sembra fatta apposta per aderire alle più diffuse superfici di ceramica smaltata. E questo valga anche per il fritto misto di proteste ridicole e strumentali della grande Italia da quattro soldi, inesausta e sempre pronta a scendere in campo.Del resto il Paese è questo, lo stesso purtroppo che quasi settant’anni fa spese di 19 milioni di lire ovvero molto più del bilancio annuale del Comune per addobbare e trasformare Firenze in occasione di una visita di 4 ore di Hitler. Il bello è che anni dopo, nelle conversazioni con Albert Speer, il Führer, nel quale non si era mai spenta l’ambizione architettonica, si lamentò del fatto che la città gli fosse stata nascosta nella sua realtà prospettica. Ecco una polemica forse più fondata per il giorno della memoria nel Paese degli smemorati.