Ci sono momenti impagabili e illuminanti nei quali il servilismo innato, l’ipocrisia e insieme la xenofobia profonda del Paese escono dalla tana dove sono a malapena nascoste e latrano la loro presenza. E’ accaduto proprio nel giorno della memoria con la polemica assurda per le pudenda delle statue castamente nascoste in occasione della visita del presidente iraniano Rouhani. La “censura” visiva non era stata affatto chiesta dal leader di Teheran, così come l’assenza del vino dai banchetti, diciamo che è stato un atto di cortesia così eccessiva da sconfinare nella piaggeria che però ha dato la stura ad assurde polemiche dal sottofondo xenofobo e a recriminazioni pseudo culturali probabilmente suggerite da un servilismo uguale e contrario.
La cosa è del tutto evidente perché queste operazioni di censura pubica, oltre ad essere state per qualche secolo primaria preoccupazione della chiesta cattolica che a questo fine devastò persino la Cappella Sistina con orridi mutandoni, sono cose che avvengono comunemente anche ai giorni nostri. Sette mesi fa sono stati coperti e nascosti manifesti (peraltro assai casti) della mostra di Tamara de Lempicka per non turbare la

Del resto il Paese è questo, lo stesso purtroppo che quasi settant’anni fa spese di 19 milioni di lire ovvero molto più del bilancio annuale del Comune per addobbare e trasformare Firenze in occasione di una visita di 4 ore di Hitler. Il bello è che anni dopo, nelle conversazioni con Albert Speer, il Führer, nel quale non si era mai spenta l’ambizione architettonica, si lamentò del fatto che la città gli fosse stata nascosta nella sua realtà prospettica. Ecco una polemica forse più fondata per il giorno della memoria nel Paese degli smemorati.
