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Stavo soffrendo ma mi hai interrotto, di Maurizio Sbordoni

Creato il 12 ottobre 2013 da Annare

stavo soffrendoIniziare la lettura di Stavo soffrendo ma mi hai interrotto, di Maurizio Sbordoni, Ed. San Paolo, mi è costata una buona dose di coraggio. Non solo per l’argomento, purtroppo anch’io rientro nel grande gruppo di chi ha affrontato di riflesso il cancro, e oggi mi ritrovo con una vittoria e tante sconfitte sopra le spalle sempre più curve; ma no, non è questo che inizialmente ha rischiato di rendermi antipatico il libro, ma quell’approccio da quarantenne ricco e annoiato che inizialmente l’autore si è auto inflitto, uno stile che se funziona per Michel Houllebecq e i suoi anti eroi trentenni, stona con la figura di Maurizio stesso descritta nel romanzo autobiografico.

Ma…

Stavo soffrendo ma mi hai interrotto è una lettura che consiglio a tutti, perché sincera, colma di dolore e rabbia nei confronti di quella schifosa malattia che consuma senza pietà chi ami e ti rende spettatore inutile difronte alla morte, mai annunciata, sicura, evidente, ma sempre tenuta lontano da un sottile velo di speranza. Maurizio Sbordoni oltre a descriverla quotidianamente riesce a ridimensionare quel momento di consapevolezza che attanaglia la famiglia, e rende la sua famiglia la protagonista di un romanzo a mio avviso ben costruito, commovente e contemporaneamente divertente (riuscire a divertire descrivendo la morte è di per se un traguardo invidiabile).

Da piccolo vedevo Lupin che rubava e non veniva mai acchiappato, Superman era bipolare, Pinocchio un cazzaro, Aladino era un fannullone perdigiorno, Supercar parlava con una macchina e guidava a 300 chilometri orari, Lady Oscar era un travestito, la principessa Zaffiro un trans, Aran Benjo di Daitarn 3 un puttaniere, Candy Candy a dodici anni si faceva le mèches e insidiava lo zio e Pacman correva in preda alla labirintite drogandosi di pillole che lo rendevano accelerato.

Mamma, papà: troppo tardi.

La colpa non è mia,La colpa è della mia infanzia.

Nonostante le dinamiche familiari possano apparire ovvie e gli ottomila euro a chemioterapia un insulto per chi non può permettersi nemmeno una diagnosi seria, il romanzo è coerente. Le sorelle, due personalità forti e per nulla stupide; il padre, una figura complessa, forse incapace di baci e abbracci ma innamorato fin dal primo sguardo della donna che ha sposato; la nonna, che vanta mali peggiori degli altri. Una moglie, che dorme; un cane, che probabilmente finirà in manicomio. Il protagonista, Maurizio,  lo scrittore.  Tutti i personaggi sono forti, completi e formano una cornice inattaccabile, un abbraccio unico. Al centro la mamma, bellissima donna, preoccupata più per chi dovrà lasciare che per la sua malattia.

Una bella famiglia, questo è quello che ho percepito leggendo. Una malattia schifosa.

Dei nipoti che potrebbero dare speranza anche al re dei depressi:

– Zio.
– Dimmi, tesoro.
– Che cosa fa di preciso uno scrittore?
– Uno scrittore?
– Sì, ma cerca di essere precisissimo.
Io ci penso un po’.
– Uno scrittore fabbrica sogni tattili per ciechi.
– E non possono fabbricare sogni anche per i malati come la nonna? – mi risponde mia nipote, sgattaiolando in qualche anfratto della casa.
Vedo poco mia nipote Gaia, e mai perché costretto.
I bambini bisognerebbe frequentarli per legge, come fossero la scuola dell’obbligo.

Titolo: Stavo soffrendo ma mi hai interrotto

Autore: Maurizio Sbordoni

Editore: Edizioni San Paolo

Anno: 2013

Prezzo: Euro 14,00


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