Stay hungry. Stay foolish: ideali spuntati

Creato il 14 febbraio 2012 da Elvio Ciccardini @articolando

“Restate affamate. Restate folli.” è il motto di un uomo che ha cambiato la vita dell’umanità con il suo ingegno. Qualcuno ha dato a queste parole un senso ideologico, uno slogan per le nuove generazioni. Mantenete la vostra voglia di fare e non fermatevi è l’invito.

C’è del vero, ma c’è anche altro. Che senso ha “ingegnarsi” per cambiare lo stile di vita dell’uomo, senza preoccuparsi del modo con cui lo si fa? …

La Apple è un’azienda che, con i suoi prodotti, ha stravolto diversi mercati. Quello informatico, in primis. Secondariamente quello delle comunicazioni. A cascata tutto il resto. Però, secondo il New York Times la metà dei fornitori Apple avrebbe violato almeno un aspetto del codice di condotta e, in alcuni casi, avrebbero gestito irregolarmente sostanze nocive. Nella piattaforma globale, molti dei fornitori Apple vivono in Cina.

E’ il mercato globale che rende libere le aziende di ricercare vantaggi localizzitivi in ogni dove. A dispetto degli svantaggi sociali che sono prodotti dalla fissità del lavoro.

Restare affamati non è difficile con questo sistema. Sono affamati i lavoratori a basso costo, cioè quelli con basso salario. Lo sono anche quelli che, potenzialmente potrebbero ottenere un discreto stipendio, non fosse altro che le aziende delocalizzano, o si globalizzano, per cui son disoccupati.

Azienda globale e lavoratore locale è il binomio perfetto per rendere tutti “affamati”. Il passaggio dalla fame alla “follia” è breve e si risolve nella parola: “disperazione”.

E’ il mercato. Nel mercato, tuttavia, siamo tutti consumatori. Se la smettessimo di acquistare prodotti, brand, stili di vita e concentrassimo la nostra attenzione, non sulla soddisfazione di “bisogni” (indotti o reali), ma sullo scambio di “valori sociali”, allora la Apple sarebbe più affamata e folle di quanto non lo era il suo fondatore.

In Italia c’è una legge che vuole i cittadini che si macchiano del reato di pedofilia all’estero essere colpiti in patria. Sacrosanta!

Se si creasse una legge, per cui, gli imprenditori italiani debbono riconoscere il medesimo trattamento contrattuale dei dipendenti italiani a quelli esteri, la ricerca dei vantaggi localizzativi non verrebbe più fatta sul costo del lavoro, cioè sulla pelle della povera gente. A quel punto sarebbe la politica a dover promuovere “politiche pubbliche” di attrazione di investimenti diretti esteri che spostano, al rialzo e non al ribasso, le condizioni sociali dell’umanità. Quello si che sarebbe un vero cambiamento per tutti gli uomini!

Ma questa è pura follia, in effetti è ora di cena!


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