4° puntata della mia rubrica di lapidari consigli per gli ascolti dell’anno in corso su Memecult: 3 righe x 5 dischi usciti nel 2015 + link a 1 canzone per disco, per dar spazio alla musica e non al catechismo del recensore di turno. Stavolta tocca a: Faith Healer, Amazing, Courtney Barnett, Hayden, Jack Name. Enjoy!
Faith Healer – Cosmic Troubles
Da chi si dichiara un fan sfegatato di Tommy James & The Shondells è lecito aspettarsi di tutto. Scontato il mood 70’s , meno un tappeto di melodie da sogno. iaceranno a tutti coloro che amano i Beatles del White Album e i Velvet Underground di Loaded. Pop psichedelico allo stato dell’arte, occhio: questo disco è uno di quelli che si tolgono sempre malvolentieri dallo stereo.
Amazing – Picture You
Un disco che eleva la malinconia allo stato dell’arte e in cui si affonda senza alcun ritegno. Come se i Fleetwood Mac avessero fatto un disco di cover di Elliott Smith, con lunghe code strumentali floydiane che giungono dal leader dell’ei fu Dungen, gruppo psichedelico svedese che ha poi virato dagli allucinogeni al caramello su una solida impostazione rock americana.
Courtney Barnett – Sometimes I Sit And Think, And Sometimes I Just Sit
Come se Michele di Eccebombo si fosse dato al punk. Tra Talking Heads, Patti Smith e Lemonheads, questo disco è una bomba totale: ironico, lunatico e spigoloso, da accompagnare a una scarica di sigarette scagliate con insolenza nel portacenere perché a un giorno storto non ne segue mai uno diritto, quindi tanto vale mettersi di traverso rispetto al mondo e se stessi
Hayden – Hey Love
Se siete in cerca di dischi vulnerabili quanto poetici (Barzin e i National di Boxer, per intendersi), segnatevi questo nome. Dichiaratamente lirico sin dal titolo, è un disco di sentimenti e grandi melodie sull’amore infelice e l’amore per l’infelicità. “These sure are troubled times”, premette Hayden e “What else can we do but love?” è la risposta dentro a questo disco.
Jack Name – Weird Moons
Un Ariel Pink lascivo, che omaggia Low di David Bowie e ammicca agli spettri mietendo suoni elettronici e ugolati nell’eco di John Maus e Connan Mockasin. Un disco ora disturbante ora seducente, per un autore che ha suonato con Ty Segall e Tim Presley e sa come distorcere ogni visione al servizio di una musica che non smette di integrare e variare tono ma non umore.