Qui c’è chi inganna l’attesa e chi inganna sé stesso. Chi inganna la persona a fianco (che la conosca o meno), nascondendo ansia e paura per la lontananza futura o felicità per la liberazione da una presenza non gradita. Non sono le valigie a pesare ma i pensieri dei viaggiatori che, da una parte all’altra della stazione, corrono per non perdere un’occasione. Magari l’ultima della vita. Ma c’è anche chi si trascina lentamente sperando che il treno sia già partito per perderla di proposito e maledire ad alta voce quel momento, benedicendolo nel profondo del cuore. C’è chi spera che sia in ritardo per poterci ripensare almeno un’altra volta, guardandosi indietro senza voltarsi, per ridurre la tentazione forte di uscire da lì. Mentre io sto qui seduto aspettando che appaia il numero del binario, osservo con falso distacco questo girone infernale di anime in continuo movimento per chissà cosa o chissà chi ma, alla fine, soltanto alla ricerca di loro stesse.
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