Il senso dell’umorismo non è una dote che abbondi tra il genere femminile, ma quando c’è, si fa notare. Stefania Bertola, autrice del bel romanzo Ragazze Mancine, da oggi nelle librerie italiane per Einaudi, ha dato più volte prova di possederne e di saperlo usare per scrivere libri divertenti quanto intelligenti.
Ragazze mancine è ospite dell’edizione speciale della rubrica 2VociX1Libro di questo mese e Stefania Bertola, per la gioia dei tanti fan, interverrà questa sera 5 di novembre alle 21.30, al salotto letterario di presentazione del suo libro, organizzato sul sito Tempoxme Libri al quale tutti i lettori sono invitati.
Per completare l’edizione speciale della rubrica, la scrittrice si è prestata a una lunga e spesso spassosa chiacchierata, avvenuta per ragioni logistiche via Skype e non di persona.
Se avete intenzione di leggere la rocambolesca storia di Eva e Adele, le Ragazze mancine di Stefania Bertola, questa è l’occasione giusta per fare amicizia con loro e per saperne di più sulla loro creatrice. Una torinese brillante, sceneggiatrice e traduttrice oltre che scrittrice, capace di usare le parole in modo acuto quando scrive come quando parla.
Questo è quello che ha raccontato a me e a Giuditta, ma partecipando questa sera alla diretta potrete togliervi molte altre curiosità.
Stefania, come nasce questa storia?
Da un lato è il frutto di quello che si vede sempre di più intorno a noi intorno. È un momento in cui molte persone si scoprono se non completamente sul lastrico, almeno con molta meno disponibilità di quello a cui erano abituate. Poi c’è una componente autobiografica. Io sono una di quei tanti italiani che sono stati truffati dal commercialista. Una truffa grave che non ti sto a raccontare ma che mi ha obbligata a pagare somme smodate all’agenzia delle entrate. Da quel momento la mia vita è cambiata brutalmente perché tutto ciò che facevo prima, non potevo farlo più dato che ogni soldo che guadagnavo dovevo versarlo. Così, ho inventato Adele, una persona che, esasperando questo fatto, si trovasse da un giorno all’altro senza più niente. Naturalmente ho tolto ma togliendo ogni minimo afflato di drammaticità a questa situazione perché non è quello il “mio orticello” quando scrivo. Per me era importante comunque far capire che non sono le questioni materiali quelle che ci impediscono di vivere.
Eva, la bionda ragazza madre, invece da dove viene?
Anche Eva è un personaggio che nasce dalla realtà. Ho due figlie intorno ai trent’anni che hanno tante amiche, molte delle quali sanamente non preoccupate per la vita e per il futuro. Sono ragazze molto diverse da come eravamo noi alla loro età. Una cosa che trovo fantastica in loro è la serenità e la semplicità con cui fanno a meno delle cose. Poi, però, vai la sera tardi nei locali e ci sono i passeggini. Io, per natura, vedo le cose in modo positivo perciò spero che i bambini figlie di queste madri crescano sereni, non nevrotici, rilassati e pronti ad accettare la vita in tutte le sue molteplici forme.
Tu avevi già tutta la storia in mente o i personaggi hanno preso vita poco a poco?
Io non ho mai preso appunti o fatto schemi in vita mia. Ho sempre solo l’inizio e la fine di una storia. Poi, nel mezzo, il romanzo lo riempio. I personaggi possono cambiare e prendere strade diverse man mano che la storia prende forma.
Quanto ci hai messo a terminare il romanzo?
Non lo so. Io vivo la scrittura come ultima cosa perché ho sempre qualcosa di più urgente da fare per guadagnarmi la vita. L’ho cominciato un paio di anni fa, poi ho smesso di scrivere per alcuni mesi. Da quando ho firmato il contratto ci ho lavorato con più regolarità, diciamo che complessivamente avrò impiegato otto o nove mesi. Comunque, visto che tutti i giornalisti me lo chiedono a ogni nuovo romanzo, giuro che la prossima volta mi segno la data di inizio e di fine scrittura!
Descrivi un mondo, quello dei ricchi, molto stereotipato. Lo conosci da vicino? Sei molto dura, perché?
Torino è una città piccola, i mondi si conoscono tutti e sì, io sono dura perché sono un’antica “lotta continuista” di gioventù e mi è rimasta una predilezione per un altro tipo di persone. E poi perché nei romanzi d’amore ci sono sempre questi ricconi aristocratici che vengono trattati troppo bene. Io, invece, non ne posso più di loro e non capisco perché nessuno stigmatizza i loro comportamenti. I protagonisti di questi romanzi sono sempre sempre ricchi, con posizioni privilegiate, uomini e donne in carriera. Io ci tengo che nei miei libri questi soggetti non ci siano e se ci devono essere non sono di sicuro particolarmente positivi. Ecco, forse in me si nasconde una piccola Camusso….
Il tuo è anche un romanzo d’amore. Ma quanto conta alla fine questo sentimento nella vita?
È una domanda difficile. Da un lato c’è la posizione di Eva che non capisce perché Adele si ponga il problema dell’amore quando ci sono ben altre priorità. Invece per Adele, che non l’ha mai provato e vorrebbe tanto capire com’è, è un mistero importante. È un dibattito aperto, una questione che per me non ha una risposta. Io condivido le posizioni di entrambe e non so quale sia la più adatta ad affrontare la vita. Probabilmente dipende dal momento dell’esistenza.
E credi nella fortuna e nei suoi simboli come il medaglione di cui si parla nel tuo romanzo?
No, per niente, ma mi piace che ci creda Eva. Perché lei per me è un po’ primitiva, ha qualcosa di animista. Il fatto che creda in un simbolo è perfetto per lei. Io no, non ci credo assolutamente, o meglio non ci credo più. A vent’anni sì, avevo una specie di campanellino che portavo con me quando dovevo viaggiare in aereo perché avevo paura. Lo facevo suonare in decollo e in atterraggio come portafortuna, ma adesso no, volo e basta.
Sapresti dare un volto cinematografico ai tuoi personaggi?
Bella domanda. Ma posso spaziare in tutto l’universo degli attori famosi per fare il cast? Tutto Hollywood a disposizione? Sì? Allora, vediamo:
Bryce Dallas Howard
(Immagine da Wikipedia)
Adele: l’ideale per me sarebbe stata una Nicole Kidman giovane, visto che è rossa di capelli, ma adesso non ha più l’età. Tra le giovani direi Bryce Dallas Howard.
Eva: Vorrei un’attrice non esuberante, mi piacciono le donne con i lineamenti delicati, eleganti. Tra le più giovani direi Mia Wasilowska.
Maryl Streep
(Immagine presa qui)
Clotilde: se io fossi un’attrice italiana di quell’età mi ci butterei a pesce in questo ruolo. Ma se potessi avere Maryl Streep sarebbe il massimo.
Tommaso: Ci sarebbe voluto Brad Pitt di 15 anni fa. Tra i giovani… non so, li conosco poco. (Io suggerisco James Franco che mi piace tantissimo ma l’autrice non condivide per niente. E voi?)
Cristiano: Esiste una versione di Colin Firth con 20 anni di meno? Forse ci vedrei Ryan Goslin, ma direi che ancora una volta dovrebbero essere le lettrici più giovani ad aiutarmi.
Giro l’invito alle lettrici: preparate il vostro cast e fatecelo sapere questa sera nel corso del salotto letterario.
Ma andiamo avanti. C’è un messaggio che vuoi dare con questo libro?
La cosa che mi piace è che il pubblico il messaggio se lo trova. Il libro, si sa, lo scrive l’autore insieme ai lettori uno per uno, perché ogni lettore ci trova dentro qualcosa che in quel momento gli serve o gli interessa. A me interessa dire, soprattutto in questo momento in cui c’è una passione smodata per gli oggetti, un momento in cui si ripete in continuazione che tutto crolla ma in cui lo smartphone, l’Ipad, il tablet bisogna per forza averli, ecco in un momento così, il mio ottocentesco, antico, messaggio è che si può ridurre tantissimo quello che abbiamo e scoprire che si sta bene lo stesso. Invece, è importante non ridurre mai la curiosità per le altre persone.
Perché dovrei comprare il tuo libro? Convincimi.
Compralo perché hai bisogno di qualcosa che ti apra il cuore. Hai bisogno di un momento di spensieratezza. Qualsiasi siano le tue preoccupazioni personali, politiche, letteraria, culturali, professionali, a meno che non siano di una gravità in cui non mi permetterei mai di entrare, io ti prometto che per qualche ora, con il mio libro, le dimenticherai.
Giuditta Casale
A questo punto mi faccio portavoce delle domande di Giuditta, che dopo aver partecipato con me a tutta l’operazione Ragazze mancine non poteva di certo sottrarsi al piacere di togliersi qualche curiosità.
Se dovessi dare un voto alla copertina del tuo libro, che voto daresti? C’è il tuo zampino nell’immagine del libro, ti ritrovi o avresti preferito qualche dettaglio diverso?
Tutti mi dicono che la copertina è molto bella e io ci credo. Io in realtà ne avevo scelta un’altra che ho messo sulla mia pagina FB ma che non si poteva usare credo per questioni di diritti. Così, è stata scelta questa che è di un’artista newyorchese; diciamo che non è la copertina che avrei voluto io, ma le do comunque un sette. Mi sembra un po’ pubblicitaria, un po’ anni settanta, ma ha il pregio di vedersi molto. È vivida, ma non sono certa che sia interessante. Mi sono chiesta “se vedessi il libro su uno scaffale della libreria lo prenderei in mano?”, ma non riesco a rispondermi perché non posso “uscire” così tanto da me stessa.
Io e Patrizia scegliamo in 2VociX1Libro un personaggio che preferiamo e uno che riteniamo non azzeccato. Potresti fare anche tu una scelta simile tra i personaggi che si muovono nelle tue pagine, spiegandocene la ragione?
Sì il conte Gambusier sono davvero felice di averlo conosciuto. Perché quando scrivi succede che i personaggi non ti sembra di averli creati tu, ti sembra che esistano veramente e che tu li abbia semplicemente conosciuti. In realtà sono affezionata a tutti. Uno che mi piace meno non so trovarlo. Forse fra un po’ di tempo. Adesso sono troppo coinvolta, ci vuole un po’ di distacco.
Giocando ancora con la nostra rubrica: a chi consiglieresti il tuo libro? C’è un lettore ideale a cui ti sei rivolta mentre scrivevi? Se sì, quali caratteristiche dovrebbe avere?
Quando scrivi speri che ti legga la più grande quantità di persone possibili e con gli interessi più diversi. Per me il lettore ideale è quello che non ti aspetti. In questo caso potrebbe essere un meccanico di 52 anni che ha fatto la scuola di avviamento professionale, cioè quanto di più lontano dalla lettrice femmina che si suppone sia il pubblico classico di questo tipo di romanzi. Non c’è nulla che mi renda più felice di qualcuno che proprio non mi aspetto e che mi dice: “Io di solito non leggo, ma il tuo libro mi è piaciuto”. Quindi, dato che il mio lettore più tipico e scontato è una donna, per essere coerente direi che mi rivolgo ai maschi iscritti alla Fiomm. Il mio lettore ideale è… Landini! L’avrai capito, oggi ho proprio una deriva sindacale…
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