Nel magnifico scenario della Sala Rossa a Lingotto Fiere ieri sera abbiamo assistito all’incontro con un esilarante Stefano Benni, in occasione della pubblicazione del suo ultimo libro, Cari mostri (di cui vi abbiamo parlato qui), a cura di Giacomo Feltrinelli Editore, qui rappresentata da Alberto Rollo.
Quando arriviamo la sala è già piena, ci accomodiamo e ci guardiamo intorno: la Sala Rossa ha la forma del Diamante (il campo da gioco di Baseball), le pareti sono, ovviamente, rosse, e davanti a noi si distende una platea di gente con il volto rivolto verso la base di questo diamante, dove, su un piccolo palco, vediamo Benni con un leggio, anch’esso rosso, Rollo che presenta l’autore, e una cattedra, su sui campeggia la testa di Wenge, uno dei tanti mostri descritti nel libro, che vuole la celebrità e che ci affronta con il suo grottesco volto verdognolo e gli occhioni gialli.
Inizia l’incontro, e tra gli applausi Stefano Benni inizia a parlare: dopo qualche battuta per scaldare il pubblico, prende tutti in contropiede: non vuole parlare del libro, che è uscito ieri, ma vuole leggere qualche racconto del suo Cari Mostri, con l’obiettivo di “scendere negli anfratti del male per mettere disordine, promettere brividi e risate liberatorie”, finendo per “consegnarci una galleria di mostri memorabili”.
Inizia col dire che la parola “mostro” deriva da mostrum che, etimologicamente, vuol dire prodigio: indica quindi qualcosa che si sta trasformando. Apre poi il libro, ma ci invita a tenere presente il fatto che il mostro fa più paura se non lo conosciamo, se lo teniamo dietro una porta chiusa; in questa metafora della vita, lo schermo con cui ogni giorno ci relazioniamo (lo schermo del televisore, del computer, del telefono…) è come una porta, chiusa, dietro cui si nascondono i mostri che abitano il nostro quotidiano.Il libro, contrariamente a questi dispositivi, lascia un pò di tempo per aprire quella porta per guardare in faccia il mostro, conoscerlo e affrontarlo. Un libro offre un tempo di riflessione che la crudeltà del video e dell’informazione su internet non consentono.
Io e la simpatia di Stefano Benni
La lettura comincia: cala il silenzio e la voce “da festa dell’unità” (come l’ha autodefinita Benni) scorre le parole del primo racconto, Numeri, un racconto divertentissimo sulle difficoltà nel rapporto con le nuove tecnologie. Si continua con l’invito sul palco di Pietro Perotti, grande scultore di gommapiuma, per poi passare ad un altro racconto, Verso casa, da lui definito un racconto “spaventoso”, incentrato sul pensiero, che talvolta ci coglie mentre stiamo camminando ormai da lungo tempo, di non riuscire a tornare a casa.
Infine ci intrattiene condividendo con noi alcune idee di trame divertentissime su Salvini e Briatore, invitandoci a leggere le Metamorfosi di Ovidio e raccontando un aneddoto esilarante su Tabucchi.
Che altro dire se non che, dopo questa spassosa presentazione, non mancheremo sicuramente di leggere il libro!