Stefano Benni: Tracce di Angeli Lungo il Cammino della Vita

Creato il 08 novembre 2011 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Normalmente i bambini non pensano alla morte, lasciano che siano gli adulti a parlarne. Ma Morfeo, il protagonista dell’ultimo libro di Stefano Benni La traccia dell’angelo, a soli otto anni ha l’onore di vedere da vicino il sorriso indistruttibile della comare morte. Era il Natale del 1955, e tra genitori e parenti già ben rimpinzati di cibo quasi a scoppiare, la serranda di una vecchia finestra decise di venire giù e colpire in testa il piccolo Morfeo. Dopo la paura iniziale, la vita del piccolo riprende con naturalezza. Fino a trent’anni dopo, nel 1985, quando a Morfeo pare non mancare nulla: ha un figlio, una moglie fedifraga e un lavoro come scrittore. Un eccesso di lavoro, un forte stress, un collasso fisico e la corsa al pronto soccorso. Lo stesso medico di trent’anni prima, ma ormai potentissimo luminare, il Dottor Poiana gli diagnostica in maniera frettolosa – dono della persiana natalizia di tanti anni prima – l’epilessia. Morfeo si ritrova così assuefatto a delle medicine che lo fanno sprofondare nell’ansia e nell’insonnia e che lo costringono ad un ricovero in una clinica dove si giungerà ad un finale per certi versi un po’ onirico, appeso tra il reale e il surreale che farà inevitabilmente riflettere il lettore. In questo suo nuovo libro, a metà tra un romanzo breve o un racconto lungo (sono solo 103 pagine) Stefano Benni – edito per la prima volta dalla casa editrice palermitana Sellerio – abbandona la sua ironia e il suo gusto per il grottesco. Scrive della sofferenza e della malattia, lati oscuri dell’uomo. Focalizza la sua attenzione sulla dipendenza dalle medicine, sui medici che mettono da parte la professionalità per curare i propri interessi personali, ma soprattutto sullo strapotere delle case farmaceutiche.

E poi come fa intuire il titolo, in questo libro si parla di angeli. Benni stesso si definisce laico, e i suoi sono angeli terreni: sono persone che vivono sulla terra e aiutano gli uomini a far fronte al malessere sociale che li attanaglia. Gadariel, angelo ribelle o uomo che delira, è la figura chiave e una presenza importante nella vita di Morfeo. Gaddo entra ed esce da manicomi e istituti, ribellandosi al dio delle medicine, ha rifiutato di cadere nella sua rete di dipendenza, e per questo riesce a vedere e percepire le cose della vita con il dovuto distacco. Ma egli non è l’unico, accanto a lui ci sono altri angeli, quelli della camera 412: il giovane Roby Roipnol, Narciso il dinosauro e Elpis, l’angelo/dottoressa per bocca della quale a Morfeo verrà rivelata la vera essenza degli angeli. In questo lungo sogno o delirio – a discrezione interpretativa del lettore – non conosciamo un nuovo Benni, il ritmo della narrazione è incalzante, la trama è forte, il linguaggio è curato nei minimi dettagli e i personaggi sono estremamente caratterizzati come in tutti i suoi precedenti lavori. È pur sempre uno Stefano Benni doc, sempre visionario ma più riflessivo e vicino ai dolori della vita che accomunano tutti noi. Del resto, tutti seguiamo le tracce dei nostri angeli.


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