Stefano Benni torna in teatro, con uno spettacolo, Il Poeta e Mary, che lo vede non soltanto autore ma anche protagonista sul palco. In scena con lui al Teatro Puccini di Firenze la bravissima e giovane attrice Brenda Lodigiani, volto noto al pubblico televisivo per le sue partecipazioni a programmi come Quelli che il calcio, Via Massena 2 e Glob. Il Poeta e Mary è un’opera in un atto unico comico-musicale dove i personaggi recitano, cantano, suonano, ballano. Benni interpreta il ruolo di Jack, poeta scontroso e presuntuoso, che si trova in preda ad un blocco creativo che gli impedisce di scrivere. Un giorno la sua vita viene travolta da una misteriosa creatura, una merla di nome Mary, che con il suo canto e la sua bellezza inizia a conquistarlo, impersonando la voce della natura melodiosa e dolce messaggera di morte. I due protagonisti iniziano a bisticciare e a parlare della natura e di come l’uomo la sta modificando. Sul palco con Benni e la Lodigiani troviamo due musicisti, un merlo violinista (Danilo Rossi) e un pettirosso tastierista (Stefano Nanni), che rigorosamente dal vivo accompagnano la vicenda con note melodiose ed allegre. La merla, alla fine, decide di volare via per crearsi la sua famiglia, ma capisce che deve tornare un’ultima volta dal poeta per fargli capire che amare, volare e sognare sono cose bellissime e che devono essere vissute anche se ciò comporta non pochi rischi. «Il poeta e Mary è una riflessione sulla poesia e sul rapporto con la natura e le sue forze più armoniose e oscure, ma anche una paradossale storia di amicizia, o di amore, di fantasmi e di animali parlanti». Una pièce sicuramente da vedere e da godersi nella sua multidimensionalità, grazie soprattutto alla Lodigiani che ha messo in luce tutto il suo talento facendo in maniera egregia da spalla a Benni.
Abbiamo incontrato prima dello spettacolo Stefano Benni e fatto con lui una breve chiacchierata.
Esiste un modo per diffondere ed educare alla lettura o alla scrittura al giorno d’oggi?
«I bravi insegnanti a scuola possono fare molto. I reading sono un ottimo modo di far conoscere i libri. La televisione invece fa poco, pochissimo».
Come si distingue oggi uno scrittore buono da uno cattivo? Se dovesse dare un consiglio per essere un buon scrittore, quale darebbe?
«Non si distingue al momento. Ci vogliono anni. Se i suoi libri durano, è un buon scrittore».
Nei suoi libri ci sono due elementi comuni a tutti: l’amore per la natura e per gli animali e un legame con il bosco, cosa vuol dire?
«Che sono nato in mezzo ai boschi».
Bar Sport, il suo libro più conosciuto, descrive la città di Bologna. Com’è cambiata da allora?
«Non ci abito più da anni. Questo dice tutto».
Dopo aver letto il suo romanzo Di tutte le ricchezze viene spontaneo chiedere qual è nella sua vita la ricchezza più preziosa?
«Mio figlio».
Durante la sua carriera si occupato di scrivere libri, teatro, musica, giornalismo, satira… tutte passioni o qualcosa è dovuto a compromessi?
«Non ho mai avuto bisogno di compromessi, quando una cosa non mi piaceva cambiavo strada, tutto qui».
Come si è avvicinato al teatro?
«Facevo l’attore da giovane. Poi ho avuto voglia di ricominciare a lavorare in gruppo, il lavoro di scrittore è bellissimo ma solitario».
Due parole su questo spettacolo.
«Non tocca a me dire se è bello e brutto. Ma credo che non somigli a nessun genere, un po’ commedia, un po’ dramma filosofico, un po’ musical, un po’ melologo. Quindi credo abbia una sua originalità».