Ho scoperto Stefano Bessoni l’anno scorso, in una mattina da “voglia di fare saltami addosso” in cui girellavo in rete alla ricerca di qualcosa di interessante di cui parlare sul blog. “Chiamalo fato, chiamala fortuna… chiamala Karma” (cit.), quel giorno mi sono imbattuta nei Wunderkammer Toys, restandone folgorata e conquistata al primo sguardo, e dalle informazioni raccolte è venuto fuori questo post — di cui riporto giusto un estratto.
Calaverita e Piccolo Becchino [FONTE: Stefano Bessoni]
Stefano Bessoni è regista e illustratore. I suoi mondi, che progetta e realizza da sé, sono fatti di zoologia, di tassidermia, di anatomia, di wunderkammer e di scienze anomale. Sperimenta forme e generi diversi basandosi sugli studi di Freud sul Perturbante, lavorando su quell’immaginario gotico-horror che è la naturale evoluzione delle favole — come quelle dei fratelli Grimm, con i morti che ritornano, genitori crudeli, orchi e quant’altro — e pescando a piene mani dalle paure più profonde che si nascondono nell’animo umano, così da mescolare scienza, fantastico, macabro e l’umorismo tipico di Tim Burton.
I Canti della Forca — ambientati in una “Berlino fantasmatica, decadente e quasi senza tempo” — si ispirano ai Galgenlieder di Christian Morgenstern. Usciranno a ottobre per la Logos, come libro illustrato e cortometraggio in stop-motion.
Christian Morgenstern scelse questo espediente per esprimere una propria riflessione sul mondo e sulle paure e miserie dell’uomo.
Stefano Bessoni, a cui è stato riconosciuto il merito di aver scoperto questo autore quasi ignoto in Italia, ha deciso di riprenderne i personaggi — Palmstrom, Korf, il Piccolo Impiccato, il Grande Lalulà, Sofia la compagna del boia, PalmaKunkel, il Pecoro Lunare — e, dopo aver dato loro una fisionomia, ha sviluppato una storia quasi del tutto immaginaria, tenuta insieme solo dal labile filo dei Canti di Mongerstern, per poterli riunire tutti in un’unica vicenda.
Un primo cortometraggio basato sui Galgenlieder risale al 1999: incontrò il favore della critica, ma non quello del pubblico. Tuttavia, Bessoni non ha messo da parte il progetto e ha continuato a portarlo avanti, parallelamente ad altri lavori.
In questi giorni sta condividendo, su Facebook, alcune immagini del work in progress: ne posto qualcuna (in aggiunta a quella poco sopra), perché le trovo semplicemente strepitose.
Approfondimenti:
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