E' escluso che si faccia fregare, in radio, da Cruciani alla Zanzara intonando ingenuamente "Roma Mer*a" senza valutarne le conseguenze potenzialmente destabilizzanti. Così come è impensabile impensabile che creda davvero in quello che è ha dichiarato riguardo alla ciclabilità.
C'è dietro qualcos'altro. Qualcosa che non si ferma alle gigionerie di un assessore-per-caso. Ciò che si potrebbe ragionevolmente ipotizzare, insomma, non è altro che un gioco politico molto poco pulito messo in piedi da Matteo Renzi tramite Matteo Orfini. Ignazio Marino non si vuole dimettere? Fantastico: rimpinziamogli la Giunta di personaggi pronti a tutto pur di mettere ulteriormente in difficoltà il sindaco. Un compito che, ovviamente, nessuno voleva ricoprire. E non ha sudato poco, Orfini, per trovare la disponibilità del senatore torinese Esposito che se ne stava bel bello a Palazzo Madama e che esercitava la sua verve poliziottesca in quel di Ostia come commissario del partito. Ma Orfini aveva bisogno di una polpettina avvelenata da somministrare a Marino. O almeno queste erano le richieste da Palazzo Chigi.
Oggi chi deve rispondere alle affermazioni di Esposito, non è Esposito stesso che parla di argomenti che non conosce e qualche volta ci prende (aumentare la tassa sui bus turistici, ad esempio. Ammesso che si concretizzi) e qualche volta no (come sulla sciocchezza dei bigliettai sui bus), ma è Matteo Orfini stesso: il commissario del PD romano che ha scelto Esposito per il ruolo più delicato e strategico (per il futuro di questa città) della Giunta. Come giustifica Orfini il fatto che il nuovo assessore ai trasporti di Roma abbia una visione strategica esattamente inversa rispetto al programma elettorale del sindaco che ha stravinto le elezioni poco più di due anni fa?
Masse di persone hanno votato Ignazio Marino perché, finalmente, si aspettavano di uscire dalla preistoria della mobilità romana (accentuata dagli anni neri di Alemanno) ed entrare pian pianino in Europa. "Sarà la città dei bambini e delle bici" disse Marino e questa visione gli ha garantito la vittoria. Quei voti, oggi, costituiscono una maggioranza politica utile a sostenere un assessore che sostiene (come riportato dalle associazioni di ciclisti che lo hanno incontrato ieri, e qui c'è tanto di file audio) le seguenti affermazioni (tra le altre):
- non si possono fare ciclabili perché a Roma è pericoloso andare in bici e io non mi prendo la responsabilità
A Roma è pericolosissimo pure andare a piedi e dunque dobbiamo smantellare i marciapiedi. E' pericoloso attraversare la strada e allora dobbiamo sopprimere le strisce pedonali. Molti non rispettano i semafori, dunque togliamoli e facciamo in modo che le auto non debbano mai fermarsi. E togliamo anche le isole pedonali, perché se poi ci giocano i bambini e entra una macchina che non rispetta la segnaletica e li schiaccia? Il magistrato "viene a cercare me". Ma soprattutto a Roma è pericoloso 5 volte più che nelle altre città europee andare in macchina! E allora chiudiamo tutte, ma tutte, le strade perché "io non mi prendo la responsabilità" visto che ci sono qualcosa come 300 morti all'anno e tra l'altro l'asfalto è in condizioni atroci. Questa presa di posizione beota da asilo infantile dunque vale solo per le biciclette oppure vale per tutti?- se faccio una ciclabile senza protezioni e qualcuno si fa male poi il magistrato viene da me
A parte che se anche fosse vero fa parte degli oneri e degli onori di chi amministra, ma ovviamente è falso. Se un'auto arrota un ciclista su una ciclabile regolarmente realizzata e omologata, il magistrato si concentra sull'automobilista, semmai, non certo sull'assessore che quella ciclabile ha fatto progettare. Questa è una bieca scusa per non fare e per impedire alla città di svilupparsi secondo quanto scritto nel programma elettorale del sindaco.
- le ciclabili leggere fatte tra la sosta e il marciapiede non si possono realizzare perché riducono la carreggiata e aumentano ancora i tempi di attesa per le auto
Assolutamente falso. Le ciclabili leggere diminuiscono il traffico e l'attesa per le auto in transito perché agiscono togliendo spazio alla sosta selvaggia in doppia fila. Dunque la strada diventa più veloce e più sicura, come Via Portuense dimostra.
- non si possono fare ciclabili perché voi "non potete non vedere la situazione del traffico a Roma"
Il ragionamento è esattamente al contrario. Non è che non si possono fare le ciclabili perché c'è traffico, ma c'è traffico proprio perché ci sono poche ciclabili. Perché l'assessore, pur non essendo il realtà un citrullo, ragiona come si farebbe dal barbiere affrontando i problemi al contrario?
- sulla mobilità privata non possiamo mettere le mani in assenza di un servizio pubblico decente
Anche qui è esattamente il contrario. Al di là dei problemi della metropolitana, i bus e i tram non funzionano PROPRIO PERCHE' ci sono troppe auto a ostacolarli, PROPRIO PERCHE' non ci sono ciclabili visto che al posto loro si è optato di fare parcheggi e di lasciare spazi alla sosta in doppia fila. Come si fa a ragionare al contrario così da parte di un pubblico amministratore?
- le biciclette non devono andare in strada
Si tratta di una visione datata di trenta o quaranta anni (datata anche in città dove il traffico automobilistico è più feroce che a Roma). E' escluso che una persona intelligente come Esposito non lo sappia. E' invece molto probabile che dica queste scempiaggini semplicemente per mettere in difficoltà il sindaco, e questo è ingiusto e pericoloso. Oltre che molto rozzo e grossolano a livello politico.
- per le ciclabili non c'è spazio
Ma è una sciocchezza! Il 70% del suolo pubblico a Roma è destinato alle auto. E' un dato che non ha pari al mondo. Ogni strada può essere sistemata ricavando tantissimi spazi per la ciclabilità semplicemente non penalizzando la mobilità privata ma banalmente stroncando la pessima abitudine alla doppia fila. Basta affacciarsi alla finestra per accorgersene. Ma poi la contraddizione: l'assessore afferma che il grosso del suo impegno è volto al trasporto pubblico e alla gestione dell'affaire Atac. Comprensibile, per carità. Ma come si fa a pensare al trasporto pubblico a Roma con ficcato in testa il concetto che "non c'è spazio". E allora come fai a fare le preferenziali, le tramvie e tutte le altre cose basilari per rendere appetibile il trasporto pubblico a Roma?
- non sono previsti attraversamenti pedonali rialzati
Ah! Assessore, ma allora a lei sta a cura la salute dei cittadini che fruiscono delle strade oppure le sta a cura solo non avere seccature? Quando parla di bici è così attento ai possibili incidenti e poi non si impegna per gli attraversamenti pedonali rialzati? Ma come...
- a Roma c'è una certa ritrosìa ad utilizzare gli autovelox
Eh, ma lei, assessore, è lì appositamente per superare queste ridicole ritrosie e per fare in più che chi supera i limiti di velocità venga seriamente punito grazie a velox e radar sparsi in tutta la città come succede in tutte le altre città d'Europa (ma basta andare a Milano).
- Associazioni: "come facciamo a far sì che la gente non sia obbligata a comprare o a usare l'auto". Assessore: "questo è un lavoro che dovete fare voi"
Ma quando mai? Questo è il lavoro che fanno ogni giorno, 18 ore al giorno, gli assessori ai trasporti di Madrid, Monaco, Berlino, Parigi, Londra, Milano. Ma ve lo immaginate l'assessore Maran di Milano che risponde in questo modo? Che si scarica di dosso il suo principale compito ovvero modificare le abitudi sbagliate dei cittadini facendole virare verso abitudini giuste? Ma come sarebbe? Pensate a Maran: "smantelliamo il bike-sharing perché troppa gente a Milano usa la bici e si rischiano incidenti poi ce li ho sulla coscienza io...". E quando è che una città diventa sufficientemente "sicura" per evitare crisi di coscienza o sciocche paure di ritorsioni legali ad un assessore? Dove sta il confine? Dove sta il discrimine? Quale è il preciso quoziente di incidentalità sotto al quale scompaiono le paure di chi amministra e compare il coraggio? Le associazioni e i cittadini devono fare ciò che è chiamato a fare l'assessore? E l'assessore che fa, oltre a sabotare il sindaco su mandato del Governo?
Tra mille assurdità (che potete leggere nello sbobinamento che riportiamo nel link sopra) per fortuna una posizione condivisibile su quella grande presa per i fondelli del Grab. Ma anche qui non ci deve sfuggire la portata simbolica e politica: sbagliando profondamente il sindaco Marino ha puntato molto sul Grab, poi arriva l'assessore e dice "il Grab non si farà". Vi pare normale? Per il resto ne esce il ritratto di un assessore che finge di non sapere che la schiacciante maggioranza del traffico è fatto da auto che coprono pochissimi km (se non qualche centinaia di metri). Che finge di non sapere che non è vero che la mentalità romana è qualcosa di inscalfibile e immutabile, anzi. Che finge di non sapere che se i trasporti pubblici funzionano male è per colpa del troppo spazio dato alle auto, in primis. Ne esce un ritratto di un politicante cinico e meschino che non è interessato al benessere dei suoi concittadini, ma che preferisce che i morti in strada (che ci sono in tutto il mondo) ci siano pure, ma non siano ascrivibili a sue scelte. "Io non mi piglio la responsabilità", il piccoloborghesismo sciatto evidentemente non si cancella neppure grazie al bombastico stipendio da senatore. Cosa volete, cari amministratori, per farvi dare un po' di coraggio? Il doping? Si può amministrare la capitale del paese avendo una preparazione, una visione, un coraggio, un progetto che sarebbero largamente insufficienti
Resta l'incredibile silenzio del Sindaco su queste posizioni diametralmente opposte al suo progetto di città e alla visione che gli ha permesso di stravincere le elezioni contro Gianni Alemanno nel 2013. Che senso ha avuto se ci ritroviamo un assessore con posizioni ancora più retrograde, superate, vecchie, ideologiche degli assessori alla mobilità di Alemanno? Neppure Sergio Marchi e Antonello Aurigemma sarebbero mai arrivati a pronunciare affermazioni simili. Ma il Sindaco non favella. Evidentemente si è rassegnato ad essere eterodiretto da un partito sempre più imbarazzante e dannoso che è pronto a tutto pur di non cambiare le cose nella città che è il più clamoroso bancomat di clientele d'Europa.
Il PD deve sapere che c'è un cospicuo gruppo di cittadini, che sta crescendo sempre di più e in maniera esponenziale, che non si rassegna a vivere nella peggiore città d'Europa sotto ogni punto di vista e non si farà mai contagiare dalla fanghiglia mentale che alberga nelle scatole craniche dei suoi dirigenti, dei suoi nominati, dei suoi rappresentanti.