Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo discorso di insediamento cita Stefano Taché. Stefano Gaj Taché, 2 anni, è la giovanissima vittima dell'attentato alla Sinagoga di Roma, del 9 ottobre 1982. Erano circa le 12.00 di un sabato mattina, un sabato differente per la comunità Ebraica Capitolina e non solo, infatti quel 9 di ottobre 1982 terminava lo Sheminì Atzeret evento chiude la festa di Sukkot.
Tante famiglie con i bambini uscivano dalla Sinagoga dopo aver ricevuto la particolare benedizione, ed è attentato. Un numero imprecisato di attentatori prima lanciarono delle granate tra la folla, poi si misero a mitragliare.
Individuato ed arresto il 20 novembre 1982 solo un attentatore, Osama Abdel Al Zomar, catturato in Grecia a bordo di una auto targata Bari con esplosivo, l'uomo era stato fermato ad un controllo di frontiera al valico di confine con la Turchiadi Kipri-Evrov. A seguito del fermo di Al Zomar poi le forze di polizia italiana approfondirono le indagini e, grazie ad una donna italiana, riuscirono ad identificare Al Zomar come presente all'attentato alla Sinagoga.Dopo aver scontato un periodo nelle carceri greche Al Zomar, per una condanna legata al traffico di armi fu poi rilasciato, consentendogli di recarsi in Libia, nonostante le richieste di estradizione avanzate dall'Italia al governo greco. Nel 1991 sarebbe stato condannato in contumacia per il reato di strage dalla corte d'appello di Roma. Risulta sia restato in Libia fino alla caduta del regime di Gheddafi. In base alle informazioni disponibili, l'attentato alla sinagoga di Roma sarebbe da attribuirsi alla fazione palestinese capeggiata da Abu Nidal, e rientra in una serie di attentati che nei primi anni Ottanta colpirono diversi obiettivi ebraici in Europa.
Nell'attentato, il più grave subìto dalla comunità ebraica romana dopo la fine della Seconda guerra mondiale, perde la vita un bambino di due anni, Stefano Gay Tachè. Altre trentacinque persone vengono ferite. Scrive Su La Stampa, Maurizio Molinari nel 2001, "Trentacinque i feriti. Stefano Tachè, tre anni, è la prima vittima della violenza antiebraica in Italia dalla sconfitta del nazifascismo nel 1945. La Comunità è ferita. Il rabbino capo Elio Toaff comprende che nulla sarà come prima: l'attentato segue quelli analoghi dei mesi precedenti a Vienna, Anversa, Parigi, è la conferma che in Italia è tornato l'antisemitismo, questa volta sotto la veste antisionista, l'odio contro Israele, la negazione agli ebrei del diritto di avere una patria.