Per questa ragione, Stefano Garzelli è l’immagine della delusione:
Avrei voluto ritirarmi al termine del Giro d’Italia 2012, e non nascondo di aver cullato il sogno di salutare portandomi via la maglia verde: sono triste e arrabbiato, perché a 38 anni scopro che il merito sportivo vale meno degli interessi economici nel ciclismo, che è lo sport che amo.
La consolazione arriverà presto, con il quarto figlio ormai pronto a tagliare il traguardo della vita, e Stefano Garzelli non nasconde che questo potrebbe essere un motivo più che valido per appendere la bicicletta al chiodo:
Sono stato protagonista negli ultimi 15 anni regalando ai tifosi – ma anche agli organizzatori – spettacolo, gioie e delusioni: non mi aspettavo così poca gratitudine, ma credo che a questo punto sia arrivato il momento di dedicare alla famiglia un po’ di quel tempo che le avevo sottratto per fare il ciclista. Tra un mese diventerò papà, e senza un obiettivo come avrebbe potuto essere il Giro d’Italia 2012, è difficile trovare le motivazioni per allenarsi e continuare un altro anno: non voglio fare sacrifici inutili, credo proprio che potrei ritirarmi.
Anche Danilo Di Luca, che se non altro è qualche anno più giovane, si trova nella stessa situazione del collega: Acqua&Sapone lo aveva ingaggiato per avere più forza in sede di assegnazione delle licenze per il Giro d’Italia 2012, ma ora che il team è rimasto fuori dai giochi il “Killer di Spoltore” si trova nella condizione di chi non sa cosa fare nel proprio futuro. Gli sponsor, nel frattempo, valutano l’ipotesi di un disimpegno e di un “rompete le righe” anticipato, del quale potrebbe avvantaggiarsi quel Betancourt al centro di un’intricata vicenda di mercato che vede coinvolto anche il team Liquigas-Cannondale (sua prossima, e forse imminente, destinazione?). Ma questa è un’altra storia..