Ho voglia, quest'oggi, di rituffarmi in era mid-nineties, in ricordo della beata spensieratezza di quel periodo, contrassegnata dall'epocale passaggio, almeno per me che uso separare le epoche secondo gli avvicendamenti fra gli allenatori della Fiorentina, fra la sorbetteria di Ranieri e pandoro Malesani.
E proprio fra questi due giganti del pensiero calcistico che si divise la breve, ma assai intensa, carriera italiana di:
Stefano Schwarz
Swedese di legno, con dedizione maniacale all'allenamento e alla stroncatura delle altrui caviglie, questo calciatore avrà sempre un posto particolare nel cuore dei tifosi viola nati a cavallo degli anni'80.
la sua zazzera bionda, quella sua muscolare corsa, perfetto contraltare alla inarrivabile eleganza dell'incedere del divino Rui Costa, gli fecero guadagnare un coro personale da parte della Curva Fiesole, uno dei più esaltanti che si siano mai cantati allo stadio:
"correva a 100 all'ora sulla fascia sinistra
Stefano Schwarz - Stefano Schwarz"
da cantare sull'aria della nota canzone Morandiana.
Ei fu, quindi, idolo.
Amato da tutti, donne, uomini, panini dello Scheggi, ultras e tifosi della tribuna coperta (il cosiddetto "pubblico di merda"), Stefano se ne andò da Firenze in punta di piedi, così come se ne era arrivato, bilanciando in questo modo l'irruenza che sfogava sul campo di gioco, e lasciando per sempre un ricordo di professionista esemplare e di persona gentile ed educata, nel pieno rispetto del clichè scandinavo.
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