Un autore e il suo garbuglio interiore, uno scrittore che decide di parlare senza indugi e con sincerità al lettore; è una graduale ed emozionante confessione quella dell’autore che si firma con lo pseudonimo Dorian Dyler della racconta che porta il suggestivo titolo Stelle cadenti.
Dorian Dyler è un ragazzo che fino a qualche tempo fa si dimenava fra i titoli di Borsa, dopo una laurea, un Master e un lavoro nel mondo della finanza tra Milano, Londra e Ginevra, ma tenendo sempre accesa la passione per la poesia, pur nascondendola. Probabilmente nemmeno lui era pienamente consapevole del proprio talento e della forza della sua passione. Ma con il passare del tempo Dorian Dyler ha provato a convivere con la sua voglia di scrivere, di dare colore e intensità alle proprie emozioni e sentimenti, magari tra uno scambio di valute e l’altro.
Dyler è tornato in Italia e ci sorprende con la sua raccolta (autoprodotta) Stelle cadenti che ha tutta l’aria di essere una confessione, un atto di pacificazione con la scrittura, che potrebbe riassumersi in una massima dello scrittore Sergio Solmi:<<Far poesia vuol dire riconoscersi>>. E il coraggioso Dyler si riconosce, riconosce il suo universo interiore che ha deciso di scandagliare. Non vuole più nascondersi; porta con se angoscia e speranza, mistero e rivelazione, misticismo e dolore.
Il giovane autore riflette anche sul senso di essere poeti, condizione che inevitabilmente implica solitudine e incomprensione da parte degli altri come dimostra la seguente poesia, dal titolo Non va via nessun altro:
Se sapeste cosa si prova …..vi passerebbe la voglia,
si … vi passerebbe la voglia,
di rinascere poeti.
E se qualcuno vi dirà che un poeta può essere felice …
Beh allora … sappiate che mente … sappiate che mente.
Perché sulla pelle del poeta il vento non scivola ma stride,
sugli occhi del poeta il sole non scalda ma brucia.
I poeti tremano ogni volta che depistano in cassaforte un briciolo di speranza,
i poeti piangono ogni volta che l’ultimo avvenire sembra non essere poi cosi lontano,
i poeti muoiono ogni volta che muore qualcuno
ma quando sono loro ad andarsene via ……
non và via nessun altro ………… non và via nessun altro.
Il giovane autore dimostra di averl capito bene il “mestiere” di poeta: il poeta partecipa alla sofferenza di tutto il mondo, percepisce sensazioni che sfuggono a molti, è responsabile nello scegliere le tematiche, la lingua, lo stile, il proprio interlocutore. Dyler osserva con molta attenzione il mondo esterno per poi esplorare quello interno, facendo emergere quello che è rimasto inespresso sia dentro se stesso che fuori; come dice il grande scrittore Eliot: “E la fine di tutto il nostro esplorare / sarà arrivare dove abbiamo cominciato. / E conoscere quel luogo per la prima volta”.
Le poesie (in versi liberi, caratterizzati da un inconsueto uso dei punti di sospensioni e da ripetizioni) di Dyler creano uno spazio parallelo in cui tutto sembra emanare una luce più intensa:
Con questi occhi sono svanito fra gli scherzi atroci di ogni orizzonte
Con questi occhi sono scivolato fra le braghe calanti di ogni destinazione
Con questi occhi ho visto l’aria abbronzarsi a un metro dal sole
Con questi occhi ho visto stelle abbracciarsi a mezzanotte
Con questi occhi ho visto piogge asciugarsi i capelli
Con questi occhi ho visto fiocchi di neve dipingersi la schiena
Con questi occhi ho visto nuvole rincorrersi in giardino
Con questi occhi ho visto sogni che soffrivano d’insonnia
Con questi occhi ho visto dei domani scriversi di nascosto
Con questi occhi ho visto generazioni future perdersi per strada
Con questi occhi ho visto corpi vivi bruciare all’inferno
Con questi occhi ho visto anime bussare al Paradiso
Con questi occhi ho visto i secoli raccogliere le briciole dalla tavola dell’ eternità
Con questi occhi ho visto la morte arrivare … e poi l’ho vista andare via
Con questi occhi..con questi occhi.
La poesia, caratterizzata dalla presenza dell’anafora Con questi occhi, è un invito da parte del poeta verso il lettore a credere davvero che lui ha visto con i propri occhi meraviglie (stelle abbracciarsi a mezzanotte, nuvole rincorrersi in giardino) e orrori (corpi vivi bruciare all’inferno, generazioni future perdersi per strada) sottolineando la sensibilità e la profondità che appartiene ai poeti.
Dorian Dyler, con il suo stile riconoscibile è certamente un autore da tenere sotto controllo augurandogli di essere una stella non cadente nel panorama letterario italiano.