Steno Marcegaglia, interlocutore del lavoro

Da Brunougolini


Scompaiono gli imprenditori dell’acciaio. Prima Luigi Lucchini, ora Steno Marcegaglia, vittima di una caduta a 83 anni dopo un’ esistenza ricca di successi. Sono lutti che in qualche modo ci segnalano il rischio di un lento tramonto dell’industria manifatturiera. Anche se Steno, a differenza di Lucchini, non aveva mai ceduto le sue imprese ai russi e non aveva mai favorito platealmente lo scontro con i sindacati. Così il suo “impero”, ora gestito dai figli Emma (già presidente della Confindustria) e Antonio si è allargato dalla natia Mantova all’Europa, al Sud America, agli Usa. Con la produzione di 5.500 chilometri di manufatti di acciaio inossidabile e carbonio. Un “impero” con 7.500 dipendenti, 52 unità commerciali, 210 rappresentanze commerciali e 50 stabilimenti sparsi su una superficie complessiva di 6 milioni di metri quadrati.
Aveva cominciato, si racconta, nel 1959 piegando in un magazzeno di Mantova i ferri a U per le tapparelle che sostituivano le cosiddette “persiane”.
Un imprenditore che sapeva rischiare, credeva nella “produzione”, non solo nei giochi finanziari. Era nato nel 1930 a San Giovanni Ilarione (in provincia di Verona), e aveva anche vissuto momenti di difficoltà. Come quando nell'ottobre del 1982 era stato rapito. Era riuscito a fuggire dopo 51 giorni di prigionia fra Napoli e l'Aspromonte, ma era stato ripreso dai rapitori e poi liberato dalla polizia. Qualche ombra sulla sua intensa attività era nata nel 2006 quando il tribunale di Brescia lo aveva condannato a 4 anni e un mese per il reato di bancarotta preferenziale. Era stato però assolto in secondo grado.
Aveva un motto: "La formula vincente per costruire un'impresa leader è una grande ambizione, la capacità di rischiare, la tenacia e la dedizione di tutti i collaboratori". Oggi le sue note biografiche ricordano una sua giovanile esperienza, in una organizzazione di sinistra l’Alleanza contadini (quella di Grieco e Sereni) “come sindacalista nelle vertenza fondiarie”. Un lutto certo, anche nell’intero mondo del lavoro, alle prese spesso con un capitalismo in fuga. Non a caso hanno espresso parole di dolore non solo esponenti politici (Errani, Colannino) ma anche i principali dirigenti sindacali a cominciare da Camusso, Angeletti e Bonanni. Tutti hanno riconosciuto in lui “un interlocutore serio e un imprenditore capace”.
Mentre il presidente della Confindustria Squinzi ha ricordato Steno come “un uomo che amava definirsi imprenditore povero di un'azienda ricca, perché, spiegava, non è l'imprenditore che deve arricchirsi, ma l'impresa: solo così potrà crescere anche il benessere di quanti vi lavorano e del territorio nel quale si opera”. I funerali si terranno giovedi alle ore 16 presso lo storico stabilimento Marcegaglia a Gazoldo degli Ippoliti, nel Mantovano.

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