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Steroidi sessuali e immunità

Creato il 20 febbraio 2013 da Informasalus @informasalus

steroidi sessuali
Gli steroidi sessuali inducono modificazioni fondamentali per lo sviluppo della risposta immunitaria

Azioni sul timo
Gli steroidi sessuali, di origine gonadica e surrenale, intervengono sulla modulazione della risposta immunitaria ed esercitano effetti simili a quelli dei corticosteroidi, sebbene di entità minore. Questi ormoni, in particolare interagendo a livello del timo, inducono modificazioni fondamentali per lo sviluppo della risposta immunitaria e sono responsabili di importanti diversità nella risposta immunitaria nei due sessi.
La presenza di recettori specifici per gli steroidi sessuali, a livello del timo, ha richiamato l’attenzione dei ricercatori sulla possibilità che il timo rappresenti il target principale per la trasduzione di messaggi tra gonadi e sistema immunitario.
Studi sperimentali basati sulla gonadectomia (eliminazione chirurgica delle gonadi), effettuata su animali maschi e femmine, hanno evidenziato un effetto di stimolo sulla blastizzazione in vitro dei linfociti T e un ritardo dell’involuzione timica se la castrazione viene effettuata in animali prepuberi, oppure un’ipertrofia timica se la castrazione viene effettuata dopo la pubertà. Viceversa, il trattamento cronico con steroidi sessuali determina involuzione timica, inibisce le funzioni dei linfociti T e di conseguenza deprime l’attività cellulo-mediata.
Azioni sulla risposta immunitaria
Gli androgeni inibiscono il CRH, diminuiscono i livelli di cortisolo e agiscono come naturali immunosoppressori. Essi inibiscono le risposte TH1 e TH2 e quindi sia le risposte umorali, sia quelle cellulo-mediate.
Gli estrogeni e in particolare il 17β-estradiolo stimolano il rilascio di CRH e incrementano la produzione di cortisolo. A livelli fisiologici, ossia bassi, stimolano la risposta TH1 (IL-2, IFN-γ) e a livelli farmacologici, ossia alti, stimolano la risposta TH2 (IL-4, IL-10, IL-5, TGF-β). Inoltre incrementano la produzione di anticorpi attivando i linfociti B.
Il progesterone determina linfocitopenia e, come gli androgeni, inibisce la risposta TH1 e TH2. Nella fase iniziale della gravidanza il progesterone, prodotto dal corpo luteo, stimola la risposta TH2 e inibisce la risposta TH1. Inoltre, le citochine TH2 sono prodotte non solo dalle cellule immunitarie, ma anche dalla placenta. Nel secondo e terzo trimestre di gravidanza gli estrogeni ad alti livelli stimolano la risposta TH2. Pertanto durante la gravidanza viene stimolata la risposta umorale (TH2) e viene inibita la risposta cellulo-mediata (TH1). Il progesterone partecipa nella prima parte della gravidanza, mentre gli estrogeni assumono importanza nella seconda fase quando sono prodotti in grandi quantità dalla placenta.
Steroidi sessuali e malattie autoimmuni
Le malattie autoimmuni, in particolare l’artrite reumatoide (RA) e il lupus eritematoso sistemico (LES), sono più frequenti nelle donne.
Diversi studi, condotti in pazienti di entrambi i sessi affetti da RA e LES, hanno evidenziato una riduzione dei livelli sierici di DHEA solfato, testosterone e progesterone. Questi dati suggeriscono un’accelerazione della conversione degli androgeni a 17-β estradiolo. Inoltre, sono state trovate alte concentrazioni di estrogeni, in particolare nel liquido sinoviale di pazienti di entrambi i sessi con RA.
Recenti studi hanno evidenziato che le citochine infiammatorie (TNF-α, IL-1, IL-6), particolarmente incrementate nella sinovite da RA, sono capaci di stimolare l’aromatizzazione degli androgeni a 17-β estradiolo nei tessuti periferici. Anche in pazienti affetti da LES è stato osservato un incremento dell’aromatizzazione, livelli sierici diminuiti di androgeni e incrementati di estrogeni.
Un aspetto interessante da sottolineare è che la produzione gonadica di steroidi sessuali non è responsabile degli effetti metabolici osservati nei pazienti con RA e LES. Infatti, molti dei metaboliti misurati sono convertiti in periferia e ciò è indipendente dal genere. Il fenomeno sembra essere solo dipendente dallo stato infiammatorio dei tessuti. Inoltre, si è visto che il 17-β estradiolo ha un duplice ruolo, proinfiammatorio e antinfiammatorio, nelle malattie croniche infiammatorie che sono state correlate rispettivamente a basse e alte concentrazioni di 17-β estradiolo. È possibile che, a seconda dei livelli periferici di estradiolo, si modifichi la conversione in metaboliti proinfiammatori (16α-idroestrone) o antinfiammatori (2-idroestrogeni).
Per ulteriori approfondimenti su questo argomento si rinvia al testo Multidisciplinarietà in Medicina .



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