Quanto ha influito, nella filosofia di Steve Job, la sua esperienza scolastica non proprio brillante? Il suo imperativo era: semplificare.
Ecco cosa scrive Jay Elliot, ex senior vice president di Apple, nel suo libro dal titolo Steve Jobs. L’uomo che ha inventato il futuro, uscito pochi mesi fa da Hoepli in Italia.
Durante una riunione con gli autori della documentazione di supporto del Macintosh, qualcuno ribadì un luogo comune di quell’epoca: il manuale di istruzioni doveva essere scritto in un linguaggio adatto a un ragazzo dell’ultimo anno delle superiori. Steve non la prese bene. “No”, ribatté: “Dev’essere il livello della prima elementare.” Era uno dei suoi sogni, ci disse: che il Mac fosse così intuitivo da non richiedere un manuale di istruzioni. E poi soggiunse: “Forse dovremmo farlo scrivere a un bambino di prima elementare!”
Se invece si vuole entrare nel modo di pensare del genio creativo di Jobs, allora mi pare interessante quello che promette il libro di Carmine Gallo, da appena un mese in libreria: Pensare come Steve Jobs. Lui non segue il mercato. Lo inventa.
Fa’ ciò che ami. Lascia un segno nell’universo.