La storia del regista Steven Spielberg era stata già oggetto di interesse nel mio libro de Le Aquile. Avevo raccontato come la mamma di Steven fosse stata particolarmente empatica nel momento in cui il giovane Steven volle partecipare ad un concorso boy scout di cinematografia. La donna lo aiutò nell’allestimento delle scene e dei costumi preparando degli intrugli perchè assomigliassero a liquido sanguinolento. Molto tempo dopo la donne ricordava di aver raschiato per anni, dalla credenza, i resti di quell’intruglio rosso sangue.
Su un recente articolo apparso qui in italiano, Steven Spielberg ha parlato della sua dislessia, dichiarando che da bambino, negli anni 50, stentava a leggere, ed era così vittima di un costante bullismo da parte dei compagni, tanto da detestare l’andare a scuola.
“Nel mio caso, non sono stato in grado di leggere per quasi due anni. Ero due anni indietro rispetto alla mia classe”, ha ricordato Spielberg. “Ero imbarazzato all’idea di alzarmi in piedi e leggere davanti a tutti”.
Ma nessuno poteva dire né a lui né ai suoi parenti quale fosse il problema, visto che all’epoca la ricerca sulla dislessia era agli albori. Così, il grande regista di E.T. ha rivelato di aver “affrontato il disturbo facendo film”.
Non c’è da sorprendersi che il gruppo di amici creatosi tra studenti vittime di bullismo e disadattati alle medie (e che si era battezzato la “Goon Squad”) è stato l’ispirazione del film del 1985 I Goonies, per cui ha scritto il soggetto ed ha fatto da produttore esecutivo.
“Ma non mi sono mai sentito una vittima”, ha aggiunto Spielberg. “I film mi hanno aiutato, mi hanno salvato dalla vergogna… e credo che girarli fosse la mia via di fuga. Ecco come sono riuscito a fuggire dalla realtà”.
Il premio Oscar ha aggiunto che la dislessia gli causa ancora dei disturbi. Per esempio, gli ci vuole più tempo per leggere una sceneggiatura di quanto non abbiano bisogno i suoi colleghi. Ma la sua comprensione di ciò che legge è eccellente, ha concluso.
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