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Stiamo (ancora) tutti bene

Creato il 06 gennaio 2012 da Lucas

La baronessa rampante

Di principio, anche se allettato dallacatastrofe (crollo del capitalismo) e, quindi, dalla rivoluzione,sono meno severo, rispetto a Olympe de Gouges, sui tentativi diemendarlo (il capitalismo, intendo). Mi spiego con una brevissima sinossi. Dal dopoguerra aieri, questo sistema “predatorio” ha comunque diffuso conoscenza, cultura, salute, aspettativa di vita in un consistentenumero di persone. Nei paesi economicamente più sviluppati, aventiun regime democratico (pur con tutte le differenze del caso, daipaesi scandinavi alla Grecia), la macchina del sistema ha garantito unavita discreta, con piccolilussi, comodità, protezioni che, un secolo fa, non esistevano o nonerano riservati a un consistente numero di cittadini. Non che questodebba bastare per dare senso alla nostra vita (o per giustificare la predazione assoluta dei padroni), ma vuoi mettere averel'acqua in casa, l'elettricità, l'internet, una piccola automobile,un misero lavoro, le ferie, e altri godimenti di vario genere? Se nonsbaglio, il crollo del capitalismo è indipendente dall'azione umana,ma siccome il capitalismo non è un vulcano o un maremoto, ma unsistema di simboli e codici riempito di tanta merda (denaro) a cuidiamo importanza, non vedo perché, essendo esso un'invenzione umana,non possiamo metterci le mani. Almeno provarci, via, da buonimeccanici che ancora resistono al secondo principio dellatermodinamica. E vengo al punto: secondo me, il motivo per cui nonriusciamo a modificare in senso migliorativo il sistemacapitalistico è perché stiamo,mediamente, ancora troppo bene. Abbiamo lo stomaco pieno, insomma.Abbiamo la nostra casa eccetera. Chi ce lo fa fare di scendere inpiazza col rischio poi di essere scambiati per quelle testedicazzodei black bloc? Il potere, quindi, ha ancora gioco facile nelchiedere “sacrifici” alla popolazione, in quanto – mediamente– essa preferisce ingoiare questi rospi che veder crollare tutto.Nel mondo occidentale poi, dopo il fallimentare esperimento dittatoriale delsocialismo reale dei paesi dell'Est europeo, si deve ancora formarea livello intellettuale una narrazione che sfoci in un progettopolitico tale che scateni la speranza a scapito della “misera”soddisfazione dei propri interessi privati. Chi di noi è, infatti,disposto a fare a meno del proprio benessere in vista dellarivoluzione? Chi noi è tanto pazzo e criminale da uccideregiuslavoristi o poliziotti ferroviari per farsi poi – e giustamente– trent'anni di carcere? Noi, che in fondo siamo dei buoni, che nonsiamo nemmeno riusciti a dare uno schiaffo in vita nostra a qualcunoche pensa e parla come Brunetta o la Gelmini, come Reguzzoni oCapezzone, o a prendere per il collo uno come Sgarbi, come si fa conle anatre per farle diventar mute, figuriamoci se siamo animalicapaci di rivoluzione. Noi, (io, perlomeno), siamo solo capaci, comecantava Gaber nel finale di Io se fossi Dio,di ritirarsi in campagna, come ho fatto io.

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