Avevo cominciato a seguire La Spora su twitter diverso tempo fa. Lei e la sua Stiletto Academy hanno sempre esercitato un gran fascino su di me, portatrice sana di sneakers a tempo pieno ma inguaribile curiosa intenta a coltivare il mio alter ego femminile nascosto parecchio bene. Mi ero sempre ripromessa di partecipare ad uno dei suoi corsi ed affinare la mia camminata incerta, ma il caso ha preceduto la mia volontà e mi sono ritrovata ad un evento burlesque a Livorno proprio con Veronica in persona. Tra una parola e l’altra, tra un “Io scrivo, tu scrivi, io bloggo, pure io, ah..ho pubblicato un libro, figurati, anche io“…come spesso accade, ci siamo “promesse” uno scambio di libri (usa così tra giovani autori e a me questa cosa piace un sacco). Tutto ciò accadeva quest’ estate. Finalmente domenica scorsa ho finito di leggere “Tacco12″ (Sperling). Premetto che io sono una fiera sostenitrice della filosofia che “il tacco non è necessario per sentirsi figa, e quando una si sente bella anche raso-terra ha vinto…ma anche i tacchi hanno il loro fascino”. Con un pelo di scetticismo mi sono avventurata nella lettura…
Nel manuale si parla tecnicamente del piede, della postura, della costruzione della scarpa, di come riconoscere quelle fatte bene e quelle da evitare, della ginnastica necessaria alla salute delle gambe e di come prendersi cura delle scarpette. Tutte cose che la maggior parte delle donne, a mio avviso, ignora! (me compresa, fino ad ora)
Il libro, nel complesso, è leggero, informativo ed altamente specializzato sull’argomento “tacco”. Scorrevole, non si legge certo come un romanzo, ma come un manuale tecnico “travestito” da fiaba moderna (o almeno, io l’ho letto così). Per questo mi hanno fatto ridere certe recensioni che ne criticavano la leggerezza, la storia “banale” e lo stile narrativo. Dunque…Hai in mano un libro rosa, cosa ti aspetti un trattato di filosofia antropologica? La storia è un pretesto, se non lo capisci e pretendevi un romanzo, forse dovevi andare nella sezione prosa-pallosa (che sa essere ben fornita). Lo stile narrativo viene fuori comunque da quello del blog, calcando volutamente la mano (e l’accento) ad alcuni dei personaggi, in un linguaggio dichiaratamente ggiovane ma comprensibile ai più (ok, a tratti è parecchio giovanile, ma di nuovo…se leggi Moccia e Faletti, vogliamo andare sul sottile con il linguaggio?!?). E poi…sempre a fare gli impegnati? Dal momento che in libreria impugni un libro del genere è perchè vuoi immergerti in un’atmosfera di spensierata frivolezza…per quale motivo dovete fare le pesantone dopo? Almeno utilizzate motivazioni sensate…visto che l’essenza del libro è ben esposta nel risvolto di copertina
E poi…a leggere tra le righe, si scopre sempre qualcosa che va oltre. Ma per fare ciò ci vogliono lettori attenti della mente aperta…Stiletto o ginnica, l’importante è sentirsi figa dentro (come direbbe un’altra “scrittrice” di superficiali manualetti rosa)!!!