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Alice è una donna intelligente, professoressa di linguistica alla Columbia University, ha un legame speciale con le parole, ha da poco compiuto cinquant'anni ed ha raggiunto una stabilità professionale e familiare davvero invidiabile. Poi qualcosa va storto, dimentica appuntamenti o date importanti, s'interrompe a metà discorso, dimentica delle cose che le sono state dette giorni prima; quelle che inizialmente sembravano delle dimenticanze di poco conto si rivelano qualcosa di più serio. In breve le viene diagnosticata una rara e precoce forma di Alzheimer.
Diversamente da altre pellicole, Still Alice non ruota attorno alla malattia ma alla protagonista, al suo cercare prima di comprendere ciò che le sta accadendo, poi di lottare per mantenere in vita la vera sé stessa. Perché il brutto di questa malattia è proprio questo: annulla i ricordi, cancella tutto ciò che si è costruito nel tempo ... la propria identità. Più passano i minuti e più ci accorgiamo di assistere ad un lento cambiamento della protagonista. Lei non si riconosce più, non è più la donna forte ed indipendente di un tempo, adesso è sola e sperduta e non può farci niente. Proprio per questo, prima che la malattia arrivi al suo culmine, decide di girare un video in cui parla alla sé stessa del futuro. Un video struggente e lucidissimo. Questo è il momento in cui la mia stima nei confronti di Julianne Moore è salita alle stelle. Che sia una grande attrice lo sappiamo tutti, ma con questa interpretazione riesce a toccare veramente nel profondo lo spettatore; in qualche modo restituisce dignità alle persone che purtroppo sono affette da una malattia tanto bastarda.
Contrariamente a tanti altri film, il tema della malattia viene affrontato senza nessuna retorica o drammi inutili. Rispettando la natura del libro dal quale è tratto il film, i registi hanno deciso di mettere da parte i familiari di Alice, per dare più spazio a lei, alle sue sensazioni e a ciò che prova. Giocando con la messa a fuoco, ci hanno fatto percepire come avverte il mondo esterno. Isolati in una stanza piena di gente, ci si accorge di quanto tutto le appaia come qualcosa di sfocato ed incomprensibile.La scelta di non voler indugiare sulla sofferenza, ma soprattutto di non voler mostrare le fasi finali della malattia è sicuramente apprezzabile.Bravissimi anche tutti gli altri attori compreso Alec Baldwin, che interpreta un personaggio diviso tra il voler seguire la moglie durante tutto il suo percorso e la consapevolezza di dover andare avanti. Ma la vera sorpresa per me è stata Kristen Stewart, alla quale (con mio grande rammarico) devo riconoscere davvero una bella interpretazione, è perfetta nei panni di una figlia che decide di non scoraggiarsi, di una ragazza che cerca di comprendere quale sia la sua strada e anche la malattia che affligge la madre. Proprio a lei è affidato il monologo finale, vera a propria chiave per comprendere il senso di tutto il film e di quell'unica straziante parola pronunciata da Alice, quando ormai l'Alzheimer ha preso il sopravvento.Still Alice è un film intenso e delicato che davvero dovete vedere.
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