Still Alice: una Julianne Moore da Oscar – La recensione

Creato il 17 ottobre 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Il giudizio di Antonio Valerio Spera

Summary:

Julianne Moore. Still Alice, diretto dalla coppia Richard Glatzer-Wash Westmoreland e presentato al Festival di Roma 2014, potrebbe essere riassunto nel nome della sua interprete principale. Il film, infatti, si regge sulle sue spalle, sul suo viso, sul suo sguardo perso ma deciso. Il film è suo, il film è lei. La pluricandidata al premio Oscar con questa sua ultima performance tocca i livelli – e forse li supera – di altre sue memorabili interpretazioni (Lontano dal Paradiso, Fine di una storia) regalandoci un personaggio di una verità assoluta e dai sentimenti autentici.

La Moore è la Alice del titolo, cinquant’anni, una notevole carriera universitaria, felicemente sposata e con tre figli ormai adulti, la cui vita perfetta viene stravolta dalla devastante notizia di una rara e precoce forma di Alzheimer. Il film è il racconto del decorso della malattia, concentrandosi tanto sulla figura della protagonista quanto su quelle dei suoi familiari. Un racconto privo di banalità e di cliché, che ha il pregio di non scivolare mai nel melenso e di lasciare la narrazione con i piedi ben saldi in un convincente realismo.

A rafforzare quest’ultimo è ovviamente la Moore, capace di non scadere in eccessi e di non rendere patetico in nessun momento la condizione psico-fisica del suo personaggio, ma ci mette del suo anche il resto del cast: Alec Baldwin porta sullo schermo con rara delicatezza la figura del marito diviso tra il dolore e la consapevolezza della necessità di andare avanti; ed inoltre, a sorprendere è Kristen Stewart, figlia “ribelle” che, confusa nella strada da intraprendere nella sua vita, trova l’unica certezza nell’amore per la sua famiglia.

A tratti il film sembra giocare in modo un po’ ricattatorio con lo spettatore, ma in realtà è solo una sensazione. Ciò che può risultare esagerato ed eccessivo, infatti, alla fine risulta funzionale al racconto e alla messa in scena, che non vuole in alcun modo rappresentare qualcosa di più grande della vita ma la vita stessa, con le sue imprevedibili contingenze, con i suoi ostacoli, le sue sofferenze, i suoi repentini cambi di rotta. Sicuramente Glatzer e Westmoreland non concedono grandi guizzi e si limitano ad una regia “artigianale”, ma questa impersonalità dello sguardo con cui fotografano il dolore ma anche la forza di Alice e della sua famiglia non solo contribuisce a non rendere Still Alice uno scontato film finalizzato alla lacrima facile, ma soprattutto dà la possibilità alla straordinaria Julianne Moore di brillare sullo schermo dalla prima all’ultima inquadratura. Di nomination ne ha avute già tante, ma questa volta l’Oscar, per lei, è davvero dietro l’angolo.

di Antonio Valerio Spera per Oggialcinema.net


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