Surreale, quando guardo le sue fotografie è la prima parola che mi viene in mente, e penso a tutto quello che contengono. Parlaci del non visto – quello che forse solo sentiamo.
Surreale è sicuramente una parola che pronuncio spesso. Non sono affascinato, a dire il vero, da tutto ciò che viene racchiuso in questo genere, ma sicuramente senza quel lato subliminale, misterioso, a volte incomprensibile, le immagini mi risulterebbero poco attraenti.
Quando parlo dei miei lavori, sottolineo puntualmente come può essere interessante stimolare l’osservatore toccando le corde emotive situate in quella sfera intima che è il subconscio.
Qui la fotografia non svolge più il ruolo di raccontare o mostrare qualcosa di ben definito, bensì diventa un mezzo per creare degli scompensi visivi e far nascere delle domande. Si è così costretti a indagare per trovare un’interpretazione: è sorprendente vedere come i concetti sfuggano di mano e si modellino in base al giudizio di chi osserva, che traduce determinate situazioni in base alla sua esperienza e alla sua sensibilità. Lavorare con il surreale comporta questo aspetto, che non definirei un inconveniente ma anzi, un potente stimolo per confrontarsi.
Da artista digitale e fotoreporter, raccontaci di questo passaggio.
Ho tanti interessi e questi sono due aspetti che coltivo da tempo. Non mi considero un fotoreporter, le foto che scatto in viaggio non hanno alcuna pretesa, è solo il mio istinto che necessita di “intrappolare” i luoghi che visito e che in qualche modo mi colpiscono.
L’arte digitale, al contrario, ha radici profonde e intenti complessi: ho iniziato a sperimentare anni fa con qualsiasi cosa mi capitasse sotto mano, convogliando tutto il flusso creativo davanti a un computer. Poi è arrivata la fotografia, che ha dato una svolta alla mia ricerca: di fatto sono passato dall’arte digitale alla fotografia concettuale.
Attualmente non saprei definire bene la tecnica o il genere delle mie opere. È sicuramente qualcosa che subisce delle manipolazioni, ma non so se possa identificarsi in pieno con l’arte digitale. Al tempo stesso, chi è legato agli schemi tradizionali, non la considera fotografia. Personalmente non mi pongo problemi sulla denominazione, l’importante è riuscire a rendere concreta una determinata
visione.
C’è del simbolismo e molta poesia, la letteratura ti ha un po’ influenzato? chi sono i tuoi poeti preferiti?
Ogni mia opera è piena di simboli, alcuni di facile interpretazione, altri più ermetici e personali. Sono un accanito lettore e fin da piccolo ho avuto la passione per il cinema d’autore. I miei gusti abbracciano generi diversi, a volte anche opposti al mio modo di essere. Adoro gli scrittori esistenzialisti, Dostoevskij su tutti. Ma mi hanno dato tanto anche Luigi Pirandello, Philiph Dick, Franz Kafka, George Orwell e Voltaire. Pur essendo ateo, sono un appassionato di testi sacri: ho letto decine di tomi, testi biblici, apocrifi, gnostici, trattati sul simbolismo religioso e sulla mitologia riguardanti ogni parte del mondo.
Dal punto di vista del cinema sono molti i registi che ammiro, impossibile elencarli tutti, me ne vengono in mente due quasi opposti tra loro: Pier Paolo Pasolini e Andrej Tarkovskij. Senza contare un’infinità di cineasti indipendenti che con le loro sperimentazioni hanno aperto i miei orizzonti.
Nel tuo sito ho visto due progetti OSS e Reflectiva. Parlacene.
OSS è un progetto video in fase di realizzazione. Il video non è il mio campo, anche se è qualcosa che mi incuriosisce e mi diverte, e tutto ciò che ho girato fin’ora rientra nella pura e semplice sperimentazione. Il titolo è l’abbreviazione di “ossessione” e la mia idea è quella di realizzare diversi spezzoni (piccole ossessioni, appunto), che dovranno formare un unico lavoro. Ancora è troppo presto per parlarne concretamente, perché ho girato soltanto due tasselli di questo puzzle e vorrei arrivare ad almeno mezz’ora di riprese. Probabilmente si tratterà di un progetto senza fine, perché aggiungerò continuamente altri frammenti, come in una sorta di diario surreale.
Reflectiva è il mio photoblog, dove raccolgo soprattutto gli scatti realizzati durante i miei viaggi.
Sono fotografie che non hanno delle finalità artistiche o una particolare ricerca stilistica: è semplice ricerca del bello. Come ho detto prima, non mi considero un fotoreporter e tendo a separare nettamente questi lavori, fatti per svago, dalla fotografia concettuale che abitualmente pratico e che richiede più studio e dedizione.
Daniele Cascone: http://danielecascone.com/