Forse perché la vita si sta allungando, ma i suoi duecento anni non li dimostra affatto. Si chiama Oktoberfest, ma si svolge a settembre e il mese di ottobre al massimo lo sfiora, perché da quelle parti sta già arrivando il freddo. Sull’immenso prato un grande Luna Park e 6 enormi padiglioni, i Festhalle, dove di mangia si suona e si canta, ma soprattutto dove la birra scorrerà a fiumi. Il primo sabato, quando la festa è già dichiarata, tutto in realtà è sospeso, fermo, in attesa della “Sfilata dei carri” che, dalle varie birrerie, traspostano i fusti di birra verso il luogo della festa. Suona la banda e il Sindaco, in testa, guida la parata. La festa può iniziare solo quando il Sindaco inserisce un rubinetto nella botte inaugurale e spilla la prima birra. Poi pronuncia la frase magica: “E’ stappata! ” e subito cominciano due settimane e tre weekend durante i quali Monaco di Baviera impazzisce. Qualche numero per rendersi conto? 6 milioni di persone in 16 giorni, negli enormi tendoni che ne contengono ciascuno dai 3 mila ai 10 mila per volta, 7,5 milioni di boccali di birra e tutti da un litro, perché se si chiede il bicchiere più piccolo c’è il rischio che ti guardino male e ti mettano a disagio.
Ma come è cominciato tutto questo? Era l’anno di grazia 1810. Napoleone allora si divertiva a ridisegnare l’Europa, dopo ogni battaglia vinta. Così grazie ai suoi buoni auspici, la Baviera, da secoli un po’ Contea e un po’ Ducato, proprio da poco era diventata un Regno e le nozze dell’erede al trono, che sarà poi Ludwig I di Baviera, furono particolarmente grandiose. Ai festeggiamenti, bontà reale, invitarono tutti i cittadini di Monaco e fu giocoforza svolgerli all’aperto, su un prato fuori città che, da quel momento, in onore della sposa, fu chiamato Theresienwiese. Quell’anno ci fu una corsa di cavalli e l’anno successivo, visto il successo rifecero la festa, aggiungendoci la fiera dell’agricoltura.
Fortuna che Therese di Sachsen-Hildburghausen ebbe una bella cerimonia di nozze perchè, pressappoco, fu tutto quello che potè avere dal suo volubile marito preso da ben da altri interessi. Donne a non finire, fra cui la famosa ballerina straniera Lola Montez, e la passione per le statue greche e romane, per le quali, quasi svuotò le casse dello Stato.Suo figlio Massimiliano era indubbiamente più saggio, ma poi arrivò il nipote Ludwig II, che aveva la passione per i castelli. E’ il più famoso sovrano bavarese, il più controverso e il più amato. Sale al trono che ha appena 18 anni, bellissimo con gli occhi azzurri e perdutamente innamorato del suo aiutante di campo e forse di sua cugina Sissi, l’imperatrice Elisabetta d’Austria Non riesce a star fermo a Monaco, ma ogni volta che si sposta ha bisogno di un castello dove andare ad abitare e così se lo fa costruire. Ha lasciato dietro di sé il drammatico Neuschwanstein, il castello rococò di Linderhof, già illuminato all’epoca con l’elettricità e il lago sotterraneo, dove i cantanti lirici si esibivano con le opere di Wagner. L’ultimo castello è quello di Herrenchiemsee che, appena si guarda, fa venire in mente Versailles. Sicuramente Ludwig aveva un po’ di megalomania con cui all’epoca distrusse le finanze dello Stato, tanto che alla fine lo sbalzarono dal trono e probabilmente lo uccisero. Eppure, oggi, una bella parte dei redditi della Baviera viene dal turismo che si muove attorno a i castelli di Ludwig, nel ricordo di un Re forse troppo solo e la cui vita, fuori dall’ordinario e la tragica fine, gli hanno creato attorno tutti gli elementi della leggenda.
Da allora, di tempo, sulla Baviera ne è passato tanto, i re sono scomparsi e il XX secolo più di una volta ha colpito duramente Monaco, semidistrutta dalla II guerra mondiale e colpita al cuore dall’attentato terroristico delle Olimpiadi del 1972. Ma Monaco è città che non si arrende, si è ricostruita i suoi palazzi e la sua ricchezza, con determinazione e un impegno senza limiti.
Ma una volta l’anno la città si spoglia di tutta la sua serietà e va a recuperare le sue forze e la sua allegria nella festa più grande del mondo, quell’Oktoberfest a cui Monaco ha rinunciato pochissime volte, soprattutto negli anni delle due guerre mondiali, perchè tutti sanno che fra la città e la Festa c’è un legame talmente forte che nessuno dei due potrebbe sopravvivere a lungo se non ci fosse l’altro. All’Oktoberfest si beve birra si canta e si balla, ma ovviamente si mangia, soprattutto wursteln e stinco di maiale, che è diventato parte integrante della festa stessa.
STINCO DI MAIALE AL FORNO
INGREDIENTI (per 6 persone): 3 stinchi da 1 kg circa l’uno, 1 bicchiere di vino bianco secco, 3 manciate di sale grosso, 5 o 6 foglie di salvia, 2 rametti di rosmarino, 3 rametti di maggiorana, 4 o 5 rametti di timo, pepe nero q.b., 20 bacche di ginepro, olio extravergine di oliva q.b.
PREPARAZIONE: lavate le erbe e sistemarle su un tagliere con le bacche di ginepro, poi tritate il tutto. Mettete in un tegame gli stinchi con poco olio, il trito di erbe e spezie, il sale grosso, un po’ di pepe tritato al momento. Coprite con la pellicola trasparente e mettete in frigo per almeno 12 ore.
Trascorso questo tempo fate rosolare gli stinchi con poco olio, su tutti i lati facendo attenzione a non bucarli. Ponete gli stinchi e il loro condimento in un tegame da forno e infornate a 180° e cuocete per 1 ora e mezza circa.
Estraete il tegame dal forno e aggiungete un bicchiere di vino bianco. Proseguire la cottura per un ulteriore ora e mezza circa.