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La trama (con parole mie): ad animare la festa di compleanno dei dieci anni del piccolo Tom è chiamato Stitches, clown della profonda provincia dalle discutibili capacità.
L'uomo, certo non il migliore in quello che fa, si ritrova vessato dalle cattiverie dei piccoli amici del festeggiato fin dal primo momento in cui varca la soglia della sua casa: la catena di sberleffi e scherzi culmina in un tragico incidente in cui proprio il clown perde la vita, traumatizzando profondamente Tom.
Sei anni dopo, quando i testimoni di quel fatto si ritrovano cresciuti ed ormai preda dei turbamenti adolescenziali, Stitches riemerge dalla tomba in occasione del party organizzato per l'ormai ansioso festeggiato dei tempi della sua morte, animato da una sete di vendetta che lo porterà a cercare - ed uccidere - gli ex piccoli responsabili della sua dipartita.
Sono stato profondamente combattuto, nell'assegnare il voto a Stitches, horror dalla discutibilissima qualità rimbalzato di recente in più di un luogo della blogosfera: se, infatti, il lavoro di Conor McMahon, oltre alle origini irlandesi, da un lato è in grado di sfoggiare un'ironia nera e giocosa - spesso e volentieri autoinflitta, come una ferita - e di riportare alla mente il simpatico e casereccio tentativo nostrano di qualche anno fa de Il bosco fuori, dall'altro presenta al grande pubblico un lavoro talmente artigianale da risultare - per effetti, montaggio, professionalità - a tratti imbarazzante anche e più di una qualsiasi proposta costruita per il piccolo schermo - e non parliamo certo di serial di alta qualità -.
Certo, l'idea di sfruttare lo spauracchio del clown - uno dei babau più intriganti del genere da sempre - sulla carta poteva funzionare, pur se associata al classico plot da slasher con il mostro di turno intento ad eliminare i protagonisti adolescenti uno dopo l'altro, eppure ho trovato Stitches privo del carattere che avrebbe potuto condurlo sulla strada - più spaventosa - di un It o un Nightmare così come su quella decisamente più divertente di Shaun of the dead o del primo Peter Jackson - come giustamente Julez ha fatto notare nel corso della visione, è innegabile l'influenza che opere come Braindead hanno avuto sul regista -.
Un peccato per molti versi, perchè nonostante la povertà indubbia di mezzi l'inventiva - soprattutto nelle uccisioni perpetrate dal redivivo pagliaccio - e le citazioni mai sopra le righe - bellissima quella di Peeping Tom, superclassico nonchè pietra miliare tradotta qui da noi come L'occhio che uccide - rendono quantomeno apprezzabile il tentativo di aggiungere al coro dell'horror europeo anche la voce irlandese, rappresentata purtroppo per McMahon in modo decisamente più efficace dal da non troppo tempo passato su questi schermi Grabbers.
Parlando da un punto di vista cinematografico, infatti, la cosa più interessante per il sottoscritto di questa visione è stata data dalla sorta di cover - dal punto di vista musicale, e non del testo - degli An emotional fish de Gli spari sopra di Vasco, ripescata - ed azzeccatissima - per i titoli di coda.
Un buon modo, comunque, per non rimanere troppo delusi o spiazzati da questo prodotto è considerare di trovarsi di fronte ad uno di quei trash da finta serie b che tanto piacciono ai tipi radical chic pronti a menarsela per non essere sostenitori dei soli titoli d'autore ma anche di proposte più terra terra senza la spocchiosità delle opere appena citate, infarcita di luoghi comuni da teen movies - il protagonista timido che cerca di conquistare il primo amore, tipa figa ma alternativa e sempre e comunque alla mano, il migliore amico cazzone e leale, i bulli pronti a vessare il suddetto protagonista, con l'aggiunta in pieno Glee-style del compare gay esperto di decorazioni ed organizzazione di eventi - e tutto sommato innocua, capace più di strappare una bonaria risata che non un salto sul divano per la paura.
Onestamente non credo che il buon McMahon farà troppa strada nel mondo della settima arte, così come il protagonista Ross Noble - il suo Stitches pare davvero eccessivamente caricaturale e sopra le righe per essere preso sul serio, per quanto strana possa suonare questa affermazione -, ma se proprio avete una serata senza pretese - ma senza, senza pretese - all'orizzonte, ed un'insana voglia di divertiti eccidi in stile adolescenza horror anni ottanta, allora avrete di che trastullarvi senza impegno con questo piccolo anticult made in Ireland.
MrFord
"She says that's the trouble with reality it's taken far too seriously
I do hope God is good to me and Santa Claus to the childrencelebratethis party's over
I'm going home
celebrate this party's over
I'm going home."An emotional fish - "Celebrate" -
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