Noi non possiamo più essere felici. Io almeno, sono sicura di non poter essere mai più felice, né tanto meno lo desidero. Sarebbe come desiderare un piatto sempre pieno, la platea sempre attenta, un cuore come nuovo.
Molte delle persone che amavo sono morte. Alcune delle mie illusioni più coraggiose sono state smentite dall’esperienza. Ho perso scommesse, amori, le chiavi di casa, amici, la bussola, te (che è il pronome con cui mi riferisco a più di una persona).
Credo sia per questo che vorremmo tornare bambini: tornare a essere terreno fertile per le illusioni, per la felicità sconsiderata, senza il timore di chi ha le ferite. Ma le abbiamo: ci sono successe delle cose e la memoria ci allontana. I ricordi creano uno spazio che mette le distanze tra noi e tutto ciò che è nuovo.
La felicità senza controllo non è per noi. Ma abbiamo altro, abbiamo un patrimonio migliore della felicità: questo falso mito, questa risata gigante che vogliamo suonare per mostrarci ancora vivi, ma lo siamo, ancora vivi, per tante altre cose migliori di quell’euforia che non ci spetta più, che non ci serve, che abbiamo già avuto, che ci ha dato i brividi, ma poi?
Crescere è dubitare, è calcolare i rischi, decidere di correrli, confrontare, scegliere il meglio con consapevolezza. Voglio essere dubitrice, non felice.
Non capisco come mai la maggior parte della gente detesti il dubbio, quando è proprio quell’interrogarsi a far frizzare le sedie, a cominciare una ricerca, a renderci migliori, perché ci fa sorpassare la contemplazione e ci rende attivi, attriti, attori.
E io cerco, continuamente cerco qualcosa. Sempre insoddisfatta, in preda a una curiosità che mi distrae, che mi tiene sveglia. Io sto aspettando la prossima domanda.
Non potrò mai più essere felice, ma posso divertirmi, imparare, godere, raccontare quel poco che so, la mia storia, leggere un nuovo libro, conoscere persone nuove, amare, detestare, nascondermi.
Non voglio essere felice, perché voglio ricordare il dolore, cosa sono stata capace di affrontare, voglio elencare uno a uno i nomi delle persone che non ci sono più e piangerle: sono stata forte, ho resistito, la pietà mi ha attraversata e io mi sono inginocchiata alla vita. Ho aspettato, ho trovato altri nomi alla mia ignoranza, ho scelto di non restare, di tornare, di andarmene. Sono stata debole, ho fallito, vinto, tentato, inciampato.
Sono stata umana.
Non potrò mai più essere felice perché ho memoria. Voglio ricordare tutte le persone che ho perso, voglio galleggiare su tutte le lacrime che non ho trattenuto.
Voglio solo amare. Voglio amare ogni cosa con il coraggio di chi sa d’andare incontro al dolore. E scegliere comunque l’amore.
Archiviato in:Riflessioni Tagged: amore, felicità, io