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Sto lontano dal bello

Creato il 07 luglio 2013 da Gigionaz
   C'è un fantasma che si aggira per la rete.
Non è quello della lotta al capitale (finanziario), questa volta. E un po' mi dispiace.
Ma è. a mio parere, un fantasma più diffuso, interclassista, trasversale, come si dice oggi.
E' lo spettro del 'bello ma non mio'. Del 'commovente, ma non per me'. O ancora del 'fascinoso ma sto facendo dell'altro'.
   Da quando la rete ha dato a tutti noi la possibilità di scrivere e di essere letti sono successe due cose, istantaneamente.
La prima è che quasi ogni cosa tu abbia in mente di scrivere è di certo già scritta da qualche parte. Magari non con le stesse precise parole, ma con una statisticamente significativa identità. Hai un dubbio esistenziale o tecnico? Hai una domanda che ti sembra epocale e decisiva per le sorti dell'umanità? Scrivila su Google e scopri che almeno due o tre altre persone, SOLO IN ITALIA, l'hanno già fatta, da qualche parte sul web. Se poi la facciamo in inglese scopriamo che il nostro dubbio, o la nostra scoperta, ha già visto la luce decine e decine di volte.
La seconda cosa accaduta è che la ripetizione dell'esperienza scrittoria, il fatto che si scrive ad ogni momento e in ogni occasione, costringe a prendere le distanze da quanto scritto.
Una volta l'atto di scrivere aveva una sua nobiltà intrinseca, anche perchè costava fatica e soldi.
Oggi scrivere è un'azione deprezzata, svilita e iperinflazionata.
Tutti scrivono tutto e niente rimane fuori dal coro 1).
E' una cosa che stravolge il rapporto tra scrivente e lettore, quello che si è consolidato dalla diffusione della scrittura sino a fine millennio.
Io scrivo, si diceva. Noi pochissimi scriviamo. Voi, pochi o molti, ma di certo in numero molto maggiore, leggete. Se leggete in silenzio è anche meglio.
La seconda, che qui voglio abbozzare, è cioè l'idea che l'iperinflazione della parola porta alla presa di distanza dall'emozione che la parola vorrebbe comunicare. Che ci stiamo preparando un futuro digitale di cristallizzazione del sentimento.
Sto lontano dal bello
Il fantasma si manifesta nei social network, soprattutto, dove i contatti sono ravvicinati ma impersonali, tutti ci siamo ma sempre in modo mediato. Dove non si sentono profumi ma neanche cattivi odori.
In questo ambiente di solito si 'condivide' schiacciando un'icona col mouse. Molto di rado si condivide commentando.
In questo secondo caso il commento è, di solito, sagace, spiritoso, razionale e mentale. Di presa di distanza. Se non addirittura di dileggio scherzoso. Sempre con toni medi, senza eccedere mai verso il sublime nè verso l'orrido. Come a dire: "mostro un'emozione, ma ne sono distante". Navigando sicuro lontano dai limiti. O almeno, dicendo chiaramente che, "insomma, quello che sto facendo è mio solo in parte. Porca putt*na! Sono una persona seria, io, non c'ho mica tempo da perdere dietro a queste cazz*te! Io..."
Si legge su facebook ed i suoi epigoni "Ho scritto questo. Chi l'avesse perso e ne avesse voglia e avesse tempo da buttare può trovarlo qui (link blu). Se proprio non avete altro da fare (e non vi lamentate poi...)". Click. Open in new tab.
Hai passato ore e giorni a scrivere quello che hai scritto. E l'hai trovato bello, degno di essere mostrato agli altri. Magari ne vai pure fiero. E chi lo legge, mediamente, lo gradisce e ne gode.
Ma ti hanno insegnato a vivere medio. E non denunci quindi il tuo appassionato amore del bello. Forse hai scoperto che la strada per l'esistenza è esattamente quella del medio. Del non esporsi e di essere sempre un po' lontano da quello che si mostra di essere. Come in un'eterna presa di distanza nevrotica: "Sapete, ogni tanto sono così. Faccio cose belle. Ma non mi capita spesso. E, di solito, sono proprio come ciascuno di voi. "
Niente paura, amici.

Sto lontano dal bello

... o anche NO? ... o anche NO?


Così come la nuvola delle facce del libro, generalmente occupate a prendere distanza dalle loro emozioni condivise con altri. Che ti viene pure la voglia di chiedere: "ma che diavolo condividi a fare la tua emozione, se poi ti nascondi, e mostri di fare dell'altro?".
Sto lontano dal bello

Ancora di più mi infastidiscono gli utenti del net che condividono sempre i post di altre pagine, senza commento, sempre della stessa pagina. Senza mai aggiungere nulla o togliere nulla. Senza mai dirci se in loro esista anche solo uno specchio difettoso, che in virtù del suo errore divino, rimanda un'immagine appena un po' distorta e nuova e meravigliosa del cortocircuito elettrico accaduto nel loro cervello.
Sto lontano dal bello

E' un punto interessante, a mio parere. Non nuovo, visto che era lo spirito della borghesia, sin dai tempi della seconda rivoluzione industriale. E, credo, sia ormai appurato essere collegato alla massificazione delle esistenze e all'etimologia di responsabilità. Tutti insieme a cuocere lenti, in un brodo sempre sul fuoco, coi suoi flussi convettivi che tutto rimescolano senza mai costringerti a mutare natura e punti di vista.
Solo che adesso è tutto elevato a potenze globali ed ha preso andamento esponenziale. Senza che ci sia modo di uscirne.
Sto lontano dal bello

Io, per me, continuo a pensare che la natura dell'uomo nobile e bello, è quella di mostrarsi appassionato per la sua vita, amante delle cose che fa, orgoglioso dei suoi momenti di grazia.
Che vuole condividere senza vergognarsi e senza lasciare intendere "ok, è capitato, ma tranquilli... mi metto le dita nel naso anch'io!"
E' probabilmente per questo che non sopporto la letteratura del presente e amo il vecchio espediente del fulmen in clausola.
PS: meraviglie della rete, nonostante tutto. Pochi minuti dopo aver scritto questo pezzo amato trovo uno scritto dell'amato Gramellini: Solo chi ama è veramente vivo.
Che vi invito calorosamente a leggere qui
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1) Un aspetto che mi piacerebbe studiare e che vorrei che qualcuno più dotato studiasse, è il tasso di divergenza permesso in rete. Può esistere un pensiero originale all'interno della massa di bit e di baud? Può esistere un bello diverso da quello che è lo standard? Io credo di no, o meglio, sono convinto che il tasso di divergenza è inversamente proporzionale alla vibilità del messaggio.
E' la scoperta dell'acqua calda. E' sempre stato così, sin dai tempi dei faraoni, ammetto. Ma la cosa totalmente nuova è la dimensione del fenomeno di comunicazione. Una dimensione tanto grande e totalizzante che diventa essa stessa un fenomeno da studiare come originale.

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