Sebbene il titolo rimandi immediatamente a Dracula e al suo autore, la storia di Stoker è molto vicina al classico hichcockiano L'ombra del dubbio.
Il primo film in lingua inglese di Park non è un remake né una copia dell'illustre predecessore, almeno non in senso lato, quanto piuttosto una versione più morbosa e trasgressiva. Si percepisce il freno ricevuto da Park dalla macchina hollywoodiana, sempre attenta a non esagerare, e non si può fare a meno di chiedersi cosa sarebbe potuto essere Stoker se Park l'avesse girato nella natia Korea.
Purtroppo questo elegante e malsano film neo-gotico non riesce, in pratica, a splendere completamente nonostante abbia molte potenzialità. La messa in scena è magistrale, la geometria delle inquadrature è perfetta e l'armonia creata da scenografie, colori, movimenti di macchina e personaggi valgono da sole la visione. L'unica vera pecca che gli si può attribuire sta proprio nel suo essere poco coraggioso, nel non aver osato abbastanza e nel non aver portato fino in fondo tutta quella morosità che si sente essere nell'aria e che in qualche breve occasione, con un paio di scene (girate forse mentre la produzione era distratta), viene fuori ma subito rientra.
Stoker è un film visivamente molto bello ma che, proprio a causa del suo essere bloccato, risulta niente di più che un trasgressivo esercizio di stile.
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