22 maggio 2014 Lascia un commento
Il giorno stesso del funerale compare il fratello del padre, quello zio Charlie sempre in viaggi lontani e che nessuno in famiglia ha mai visto.
Questi si stabilisce a casa della vedova e di sua figlia, la prima languida e sensuale, l’altra diffidente eppure anch’essa attratta dal misterioso e affascinante parente. Ben presto pero’ terribili segreti iniziano ad affiorare, la gente sparisce e India non solo non fugge terrorizzata ma anzi trova nei misteri molte risposte su se stessa. Il finale terribile trovera’ soluzione nei tragici trascorsi della sua famiglia e nel futuro del suo sangue.
Applausi, applausi a scena aperta. Capisco che per molti Park sia il regista della trilogia della vendetta, saga straordinaria ma per me resta l’artefice di "JSA – Joint Security Area", uno dei thriller piu’ formidabili di tutti i tempi, una macchina perfetta sotto ogni punto di vista. E ora c’e’ "Stoker".
Sempre piu’ spesso mi trovo ad inveire contro una Hollywood disintegrata sotto il peso della correttezza idiota e schiacciata dal sistema o dal controsistema, tanto e’ uguale ma Park alla sua prima prova statunitense dimostra che nella ex patria delle grandi speranze si puo’ ancora fare cinema, grande cinema.
E’ talmente bravo che non si puo’ fare a meno di accostarlo a grandi nomi della settima arte.
La tensione scaturisce dal nulla, da piccoli sguardi, da movimenti di camera eterei eppure studiati sin nei piu’ piccoli dettagli. La sintassi rimanda ad Hitchcock, unico grande referente di una storia congegnata sulla presunzione di cio’ che deve accadere e che inchioda dall’inizio alla fine senza un solo minuto di tregua mentre la regia, la mera tecnica vede in Scorsese il padre piu’ nobile nella continua invenzione, la ricerca incessante del sbalorditivo e lo sfoggio del fantastico. Tra testo e tecnica e’ un incanto senza fine che incredibilmente si mescola alla tensione straziante.
In tutto questo il merito va indubbiamente condiviso coi tre protagonisti principali Mia Wasikowska, Nicole Kidman e Matthew Goode e in gran parte i soli sullo schermo ma e’ evidente che e’ merito di Park anche l’impostazione attoriale, perche’ "Stoker" e’ un film di regia a tutto tondo pur essendo tanto legato ai personaggi.
Voglio ripeterlo, straordinario e significatamente vincitore fuori casa. Una lezione per tutti.