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Stonehearst asylum – il gioco del rovescio secondo brad anderson

Creato il 05 novembre 2014 da Thefreak @TheFreak_ITA

Smontare l’illusione che bene e male siano separati da una linea di confine netta è un esercizio fatto raramente dalla cinematografia americana rivolta al grande pubblico: solo per averlo svolto, Brad Anderson (nessuna parentela con Wes) con Stonehearst Asylum merita un elogio; elogio che ha ricevuto anche dall’ampia platea che ha visto il film in anteprima, all’edizione 2014 del Festival Internazionale del Cinema di Roma, visto che la conclusione della proiezione ha coinciso con un applauso convinto.

Rifacendosi, in minima parte, al racconto di E.A. Poe intitolato The System of Doctor Tarr and Professor Fether, il film racconta dell’arrivo in un manicomio del dottor Edward Newgate (Jim Sturgess, già noto al pubblico italiano per film come One day, Across the universe, La migliore offerta), giovane medico desideroso di fare pratica con pazienti affetti da disturbi psichici. Il suo mentore sarà il dottor Silas Lamb, interpetato da un superbo Ben Kingsley (ve lo ricordate in Shutter Island? Ha proprio la faccia per ruoli del genere!), la paziente prediletta è l’isterica Eliza Graves, una Kate Beckinsale impeccabile anche se non nella sua performance migliore.

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Dopo circa 20 minuti di film, ruoli e funzioni dei personaggi sembrano già delineati, ma ecco il primo colpo di scena, al quale ne seguiranno altri, fino alla fine, che di volta in volta sposteranno, in parte o radicalmente, il nostro punto di vista sulla vicenda e sui suoi protagonisti. Un consiglio: se restate concentrati, qualche indizio per svelare in anticipo la sorpresa finale, o quantomeno per non restarne troppo colpiti, potreste trovarlo.

Stonehearst Asylum è un buon esemplare di thriller gotico in costume, montato senza concedere a particolari sperimentazioni, ha nella sceneggiatura e nella qualità complessiva delle prove attoriali (c’è anche un certo Michael Caine in un ruolo minore) i suoi punti di forza.

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Le due ore scorrono veloci mentre le informazioni che via via scopriamo sulla conduzione del manicomio ci costringono a fare i conti con la sensazione di non saper bene per chi tifare tra gli attori protagonisti: nessuno ha completamente torto o ragione; allora non ci resta che accettare, con la maturità che può esserci nella visione di un film da parte di un adulto, che molto spesso la vita è un groviglio intricato in cui i fili si sono annodati in un certo modo senza che nessuno lo volesse, e che questo groviglio si può sciogliere solo partendo dalla consapevolezza che a comporre il tessuto di questi nodi è una fitta trama di bene e di male.

A cura di ADRIANO.


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