Stop alla pubblicità su Rai Yoyo; una scritta in sovrimpressione per indicare i programmi di servizio pubblico; la pubblicazione dei compensi sul web, ma solo per fasce.
Sono le principali novità contenute nello schema del contratto di servizio tra ministero dello Sviluppo Economico e tv pubblica, valido per il triennio 2013-2015, arrivato in Commissione di Vigilanza, che deve esprimere un parere non vincolante. L'iter è iniziato con l'audizione del sottosegretario allo Sviluppo Economico, Antonio Catricalà.
Secondo quanto previsto dal testo, che si compone di 24 articoli, su Rai Yoyo non ci sarà più alcun tipo di comunicazione commerciale, sugli altri canali i programmi dei minori di età prescolare non potranno essere interrotti dalla pubblicità. Quanto alla distinzione tra programmi finanziati dal canone e dalla pubblicità, il contratto prevede l'introduzione all'inizio, alla fine o durante la trasmissione della scritta «programma finanziato con il contributo del canone». Tra le altre norme, quella che prevede la pubblicazione dei compensi di dirigenti e non solo, per fasce di reddito, sul sito web della Rai entro 30 giorni dal bilancio semestrale e di esercizio.
«La semplificazione e la trasparenza sono stati i primi criteri nella redazione del nuovo contratto - ha detto Catricalà -. Il principale obiettivo è quello di rendere chiaramente percepibile al pubblico che tutti i canali sono canali di servizio pubblico e che tutta la programmazione risponde con coerenza alla logica del servizio pubblico, al fine di far comprendere come viene impiegato il canone pagato dai cittadini». Catricalà ha quindi aperto, definendola «un'ottima idea», alla richiesta del presidente della Commissione di Vigilanza, Roberto Fico, di pubblicare sul web i curricula dei dirigenti Rai.
Il sottosegretario ha invece specificato che «è necessario un confronto con la controparte» sull'ipotesi avanzata, sempre da Fico, di pubblicare sul sito web della Rai costi e ricavi delle singoli trasmissioni. Infine una risposta a Mirella Liuzzi del Movimento 5 Stelle, che ha chiesto come mai nel contratto di servizio non fosse prevista la possibilità di una class action da parte degli abbonati. «Il nostro ordinamento sta maturando queste sensibilità, ma non ci siamo ancora - ha risposto il sottosegretario -. Immaginare un meccanismo di risarcimento pieno a favore di utenti penalizzati da disservizi da parte di società pubbliche porterebbe al disastro della stessa società per quanto al meglio amministrata».