Questa mattina mi sono alzata. Non avevo dormito molto bene ma mi sono alzata anche prima del solito, ho preso un treno, il solito, sono andata come di solito a lavoro.
Colleghi, caffè, mail. Solito giro sulle ultime notizie per le cose che riguardano il mio lavoro: comunicazione, digital,advertising, bla bla. Scopro che oggi si parla di un video che sta facendo il giro del mondo, che in pochi giorni ha raggiunto 49639775 views. Un video virale lo chiamano. Certo, si, è chiaramente virale. Oltre quattro milioni di visualizzazioni in pochi giorni, noi del marketing lo chiamiamo virale.
Il video si chiama KONY 2012. Lo cerco. I successivi 29 minuti sono stati proprio virali, tutti. Dopo i primi 4.32 secondi cominci a toglierti il sorriso idiota che presumibilmente ti sei stampato per le immagini precedenti. Il primo virus sta facendo effetto: ti vergogni. Questo è il virus peggiore di tutti, più di quello di rabbia violenta che ti viene innescato al minuto 5.06 e più di quello della pietrificazione al minuto 7.16. Ti cresce dentro per tutta la durata del film e anche dopo. Dopo, di più.
Ora so chi è Kony. Mi vergogno di non averlo saputo prima e perchè tutto quello che potrò fare, adesso che lo so, è niente. Zero, niente, inutile cercare di pensare il contrario. Niente.
Il fatto è che io non ho mai vissuto il minuto 7,16. Ed è stata solo questione di culo. Ho avuto un gran culo nella vita a non conoscere Kony.
Kony è un pezzo di merda. Joseph Kony.
Eh che volete, mi sa che questo è proprio la definizione scientifica. pezzo di merda, inteso come pezzo, parte, di qualcosa di lurido, sporco, fetido, scarto del nutrimento, cioè di ciò che serve alla vita. Esso, Kony, il Pezzo, è lo scarto, il residuo sporco fetido di ciò che è definizione di Uomo.
Poi se avete nel vocabolario una definizione migliore per uno che da 20 anni in Uganda sottrae i bambini alle famiglie e li costringe (se provate a pronunciare piano la parola Costringe, noterete quanto la bocca fa fatica) a diventare soldati, a uccidere. Ah e poi, così, per contorno alla pietanza principale, rapisce, violenta, sgozza chi si ribella. E’ lui il portatore malsano di minuto 7.16.
I 29 minuti di questo video realizzato da Invisible Children stanno facendo conoscere al mondo chi è Joseph Kony.
A tutti quelli che in questo momento stanno parlando dell’iniziativa polemizzando sul questo e quello sul fatto che solo il 32% delle donazione sia finita in opere benefiche in Africa mentre la maggior parte sia andata in strumentazioni audio/video investimenti in comunicazioe e ok mi sono già annoiata. Che palle. Giusto per chiudere il periodo rimasto appeso dico: Chi senefotte. Esiste un minuto 7.16 nella vita di un sacco di persone e io due righe più su ho scritto una percentuale di budget. Virus Vergogna si è appena fatto un altro poco di spazio nello stomaco.
E ok, dico che si, va bene, non sarà l’#stopkony a cambiare le sorti dell’Africa e di Jason e di quelli col minuto 7.16 nei ricordi. Ok, però mia mamma e mio padre da piccola mi dicevano che se a scuola c’era un cattivo, molto cattivo di quello per cui non riuscivo a cavarmela da sola, dovevo farlo sapere a loro. Bene, qui c’è uno cattivo, molto cattivo. Facciamolo sapere. Il resto poi si vede.
Stop Kony 2012. Stop 7.16.
Invisible Children / Kony 2012
[di: Viola Guastafierro]