Stop the Pounding Heart
di Roberto Minervini
con Sara Carlson, Colby Trichell
Italia, 2013
genere, drammatico
durata, 98'
Essere nello spazio e nel tempo, discenderne in modo tale da risultare
una sua propagazione. "Stop the Pounding Heart" di Roberto Minervini non
potrebbe esistere senza questa condizione. Tutto nel suo cinema sembra
risalire a tale incipit. Il viaggio in America all'inseguimento
di un sogno, l'immersione in un paesaggio straniero, dissolvenze
esistenziali che si accompagnano ad esigenze materiali. Perché Roberto
Minervini non porta sullo schermo il racconto di una vita ma la vita
stessa, in un tripudio di immagini che sembrano pagine sparse di un
taccuino di viaggio. In questo modo la tipologia stessa del racconto si
sviluppa con una consequenzialità non decifrabile, affidata alla
volubilità dell'animo umano ed ai sentimenti che lo attraversano. Una
famiglia di allevatori impegnati nelle faccende quotidiane, l'obbedienza
di una figlia messa alla prova dalle tentazioni mondane, la parola di
Dio chiamata a salvare il paradiso perduto. Concentrazioni di senso che
Minervini riproduce con una mdp mimetica, che ha la pazienza di
aspettare l'attimo propizio, e di andarsi a cercare le occasioni
pedinando i personaggi, ascoltandone gli sguardi. Se la progressione
dell'intreccio e' impalpabile, per la proposizione di avvenimenti
ciclici e ripetitivi, a cambiare con scatti impercettibili e'
l'attitudine alla vita di una giovinezza spesa nell'alveo delle
consuetudini familiari, e poi sconvolta da un incontro non previsto.
Capita così a Sara, figlia maggiore della famiglia Carlson, turbata
dalla conoscenza del coetano Colby, allevatore di tori che si mette alla
prova gareggiando nei rodei della regione. Ammaestrata dalla parole
delle Bibbia e dai precetti della madre che giornalmente si dedica
all’istruzione morale della sua prole, la giovane si troverà di fronte
al dilemma tra ragione e sentimento.
Sospeso tra cielo e terra
“Stop the Pounding Heart” riesce ad essere un film tradizionale ed allo
stesso tempo all’avanguardia, grazie ad un dispositivo che da una parte
mette a confronto uno dei temi trainanti di tanto cinema classico, e
cioè il contrasto tra legge e desiderio, espresso dal sentimento della
protagonista che ad un certo punto entra in collisione con i precetti
del catechismo religioso. Dall’altra lo traduce con un approccio
cinematografico che prende in prestito le regole del cinema del reale - e
quindi attori sociali, assenza di una copione precostituito, riprese
effettuate riducendo al massimo l’impatto dello strumento
cinematografico- per dare vita ad un'opera prosastica e allo stesso
tempo lirica , con sequenze come quella del confronto confessione di
Sarà con la propria madre che si spingono fino all’interno di un
intimità claustrale e privata, alternate ad altre puramente
testimoniali, che hanno il loro climax nel parto filiale, ripreso in
diretta, e restituito senza esclusione di particolari. L’impatto è
forte, quasi ostico nella mancanza di appigli narrativi che possano
facilitare la confidenza con i personaggi, e nella trama, che esiste
quasi esclusivamente attraverso gli stati dell'anima delle persone che
incrociamo sullo schermo.
Poi però qualcosa accade, ed è fatto
di gesti e di parole che trovano progressivamente coerenza nell’assoluta
purezza delle immagini, tese a riprodurre lo stupore edenico di un
mondo improvvisamente orfano dell’antica completezza. Debitore del “Post
Tenebras Lux”, ampiamente citato nella scena d’apertura che riprende
con minore drammaticità quella che dava inizio al film del regista
messicano (peraltro ringraziato nei titoli di coda) “Stop The Pounding
Heart” rincorre un cinema etico alla maniera di Terence Malick nel peso
(emotivo) affidato ad immagini che si aprono e si richiudono
all'universo circostante; ma anche sul piano di una riflessione
esistenziale consapevole di una sofferenza che sfugge la logica delle
cose, e non risparmia i giusti. Come ricordavano le parole rivolte dal
narratore onnisciente al corpo senza vita del soldato giapponese ne “La
sottile linea rossa”, qui replicate nel senso del messaggio che la madre
indirizza alla figlia, obbediente ma non per questo destinata ad una
vita meno angosciante. E poi, ad evitare il rischio di un eccessiva
rarefazione, la presenza di passaggi piuttosto consistenti dedicati ai
riti comunitari (il tiro a segno, la produzione del formaggio e la sua
vendita, la vigilia del rodeo con le sue pratiche propiziatorie),
riprodotti con un taglio etnografico che serve a rendere il senso di una
condivisione che precede il cinema, e che appartiene all'esperienza del
regista, vissuto per più di anno all'interno di quello stesso consesso
cittadino diventato successivamente parte integrante della sua opera.
"Stop the Pounding Heart" lascia senza fiato, ma quando si torna a
respirare l'aria diventa più salubre.
(icinemaniaci.blogspot.com)