Stop vivisection fallisce. La Commissione Europea, pur concordando pienamente con il merito l’iniziativa dei cittadini, ossia l’abolizione graduale della sperimentazione sugli animali in Europa, non condivide l’approccio proposto per raggiungere questo obiettivo.
È la risposta ufficiale giunta oggi a 1.173.131 cittadini e a innumerevoli scienziati di tutto il mondo che hanno argomentato come la sperimentazione animale manchi di predittività per l’uomo e nuoccia gravemente alla sua salute. In pratica, niente cambia e tutto andrà avanti come prima. Non si intende presentare una proposta di abrogazione della direttiva 2010/63/UE, né proporre l’adozione di un nuovo quadro legislativo.
Jyrki Katainen, Vicepresidente responsabile per l’Occupazione, la crescita, gli investimenti e la competitività, ha dichiarato:
“L’iniziativa dei cittadini «Stop Vivisection» giunge in un momento di transizione, in cui grazie ai grandi progressi tecnologici l’Europa sta riducendo l’uso della sperimentazione animale; i tempi però non sono ancora maturi per vietarla totalmente e si correrebbe il rischio di far migrare la ricerca biomedica fuori dai nostri confini.”
In risposta all’iniziativa dei cittadini, la Commissione europea starebbe intraprendendo una serie di azioni per far sì che l’uso di metodi alternativi trovi rapida diffusione. Nella comunicazione adottata oggi la Commissione conferma di essere convinta, al pari dei cittadini che hanno sottoscritto l’iniziativa, che occorra gradualmente abolire la sperimentazione animale.
Al tempo stesso osserva che questo è l’obiettivo principale della normativa dell’UE sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici (Direttiva 2010/63/UE), che l’iniziativa chiede di abrogare. “La Commissione considera invece la direttiva lo strumento legislativo giusto per realizzare gli obiettivi perseguiti dall’iniziativa e non ne proporrà quindi l’abrogazione. La direttiva è necessaria per garantire un livello elevato di tutela degli animali utilizzati nella ricerca e la Commissione intende riesaminarla quando il tempo trascorso dall’entrata in vigore sarà stato sufficiente per valutarne l’efficacia”, si legge in una nota.
Per la Lav, si tratta di un’occasione mancata che poteva dare le gambe a una ricerca innovativa e poteva portare speranza, non solo agli animali che ogni giorno subiscono violenze e morte nei laboratori, ma anche ai malati che aspettano una cura, e ai cittadini che troppo spesso rimangono delusi da Istituzioni in mano a lobby economiche o di potere.
“La posizione espressa dalla Commissione – che dimentica che la stessa direttiva europea prevede all’articolo 58 l’impegno “a riesaminare la direttiva entro il 10 novembre 2017 tenendo conto dei progressi nello sviluppo di metodi alternativi che non prevedono l’uso di animali e propone modifiche se necessarie” – esorta però tutti i soggetti coinvolti, dagli Stati membri alla comunità scientifica, a impegnarsi verso i metodi alternativi. Questi principi, però, sono espressi sulla carta da oltre 25 anni, e non trovano adeguato sostegno economico, culturale e politico”, commenta l’associazione animalista.
Non basta infatti scrivere ideologicamente – come fa ancora oggi Bruxelles – che ogni centro di ricerca dovrebbe impegnarsi a ridurre/sostituire il numero degli animali, ci vogliono corsi di formazione per studenti e ricercatori, fondi per convertire gli stabulari in laboratori che usino tecniche di sperimentazioni senza animali, e soprattutto un sistema di controllo efficiente con ispezioni e comitati etici indipendenti che non abbiano conflitto di interessi. Quando l’Europa cambierà davvero rotta?