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Storia d'Inverno

Creato il 25 marzo 2014 da Ilcinemacolcuore

La condanna che ci infligge il nostro Destino


Cibo per orsi.
Questo film è cibo per orsi.
Akiva Goldman è un nome particolare, quando lo si sente sembra riferito a un autore nordeuropeo (o almeno, a me Akiva suona parecchio svedese/finlandese), e il titolo del suo primo film da regista, "Storia d'Inverno", è molto evocatore.
Insomma, a me dava tanto la sensazione di trovarmi davanti a un'opera sentita e impegnata.
La presenza di Colin Farrell, Russel Crowe, Will Smith già ti fa storcere il naso, nel senso che acquista in partenza un voluto carattere mainstream. Ma anche "Eternal Sunshine of the Spotless Mind" aveva nel cast Jim Carrey e Kate Winslet, quindi nessun pregiudizio.

Grazie a Dio non ho fatto caso a chi diavolo fosse effettivamente Akiva Goldman. Codesto personaggio, infatti, è uno sceneggiatore; e non uno sceneggiatore qualsiasi. Bisogna essere competenti per sceneggiare "A Beautifl Mind".
Bisogna esserlo un po' meno per sceneggiare "Batman Forever". O "Batman e Robin". O "Constantine".
Insomma tutto questo per dire che mi ero tremendamente sbagliato: altro che operazione artistica nordeuropea.
Questo Akiva è un hollywoodiano fatto e finito, quindi tagliamo la testa al toro: quando un hollywoodiano vuol dirigere un film strappalacrime nasce sempre una merda.
E allora iniziamo a raccontarla, questa merda.

"Ti amo" gratuiti e mielosità imbecille


È molto difficile capire la trama di questo film. Per la prima mezz'ora le uniche cose che puoi capire sono:
- c'è un tizio (Colin Farrell) con dei capelli ridicoli, un po' sfigatello, che vive in due epoche diverse e sembra essere il protagonista.
- una ragazza coi capelli rossi sta morendo.
- wow, Russel Crowe continua a ingrassare e ad ogni ruolo diventa più cattivo.
- ogni centimetro di mondo luccica, e luccica un sacco.
Dopo questi primi, lunghissimi minuti, la trama si incasina (non si infittisce,  si incasina) ulteriormente, e questo processo continuerà fino alla fine. Basti dire che entrano in gioco creature soprannaturali.
Russel Crowe è un demone che cerca di uccidere Colin Farrell in modo da ostacolare il Destino, ovvero il piano di Nostro Signore. Will Smith è, invece, Satana.
pearlyIl personaggio del fu Massimo X(L) Meridio è perlomeno sopportabile: Pearly, un diavoletto mestruato con scatti d'ira isterici che ce l'ha a morte con Peter Lake/Colin Farrell. Alla lunga risulta un po' ripetitivo: è il classico cattivo attendista che manda i suoi scagnozzi a fare il suo lavoro, salvo poi ricredersi in quattro e quattr'otto e decidere di andare a caccia della sua nemesi perdendo anche la sua immortalità (appunto, mestruazioni).
Il Satana di Smith, invece, è uno dei ritratti più banali fatti in questi ultimi anni della Stella del Mattino. Anch'esso apparentemente calmo ma frustrato dalla sua reclusione in un corpo umano, è di colore. Così, tanto per dire di aver sfatato qualche tabù (ma fatemi il piacere!). Oltretutto anche lui ha gli scattini isterici da checca col superego.
Oltre alla pretenziosità di riuscire a tenere sempre salda tra le mani una storia che viaggia su due piani temporali, due storie diverse per ognuno di questi e che ha come protagonisti Angeli, Demoni e persone normali, c'è anche la volontà di infarcire il tutto con del romanticismo. Soprattutto con del romanticismo.
Argh.
Che il film sia romantico e sdolcinato lo si capisce dai primi minuti, è una di quelle poche cose che sono chiare e che ho già menzionato: tutto luccica.
Giocando sulla condizione di malata della protagonista Jessica/Beverly Penn, incapace di vedere perfettamente, tutto viene contornato da riflessi eccessivi e a lungo andare stancanti, patinati. Il carattere di Phil Lake è quello più adatto: un romanticone, sfigatello e povero, che si innamora a prima vista senza chiedersi il perchè e che da subito andrà alla ricerca della sua nuova principessa con l'unico obiettivo di tenerla in vita.
A onor del vero, però, finchè gli Agenti della Zuccherosità sono solo questi due (Luccicume e Indole Romantica) il film potrebbe reggersi in piedi. La scena dell'incontro tra i due innamorati è carina, strappano sorrisi sia l'imbarazzo dell'uomo, sia la naturalezza della ragazza.
Ma gli Agenti della Zuccherosità non finiscono qui:
Cavallobbianco: eh sì, c'è un cavallo bianco che pensa e spicca salti di svariati metri di altezza e svariati chilometri di lunghezza. Perchè? Perchè questo cavallo è in realtà un Angelo Custode alato del protagonista (?)
Donzella Sfigata: la protagonista femminile è inferma, ha bisogno di un protettore.
Magia: tutto è impregnato di Magia Bianca. Letti che resuscitano con un bacio (Bella Addormentata dove sei?), morti che non sono tali, personaggi che vivono più di un secolo e sembra che abbiano 70 anni.
winter's tale posterBimbo in Pericolo: nella seconda parte del film l'obiettivo non è più salvare una giovane malata, ma una BAMBINA malata. Quale stimolo più di questo può spingere lo spettatore ad aprire il proprio cuore e dar sfogo alle lacrime?
Tutti questi espedienti sono pacchiani, visti e rivisti, sopportabili solo singolarmente, o al massimo in coppia. Questo miscuglio di magia e sentimento, di misticità e pietà risulta davvero difficile da digerire. Come una cucchiaiata di miele.
Miele.
Cibo per orsi, appunto.

 

Quando i protagonisti non contano

 

La mzzata definitiva inflitta al film da sceneggiatori e regista è però un'altra.
Tutto in questo film è deciso dal Destino. Nel vero senso della parola. Che vincano o che perdano, che riescano o che falliscono, i personaggi non hanno nè meriti, nè demeriti. Agiscono solo perchè così devono agire, così deve essere. Quindi sono tutti personaggi inutili, più degni di una storia scritta in cui i nomi sono omessi, che di un film con nomi conosciuti e faccie visibili.
Per non parlare del fatto che il Destino mi sta altamente sulle palle: è il modo più comodo di negare le proprie colpe.
E a coronare il tutto, una serie di frasi evocative che non collimano niente e sono fuori luogo, come ogni dettaglio del film, a partire dalla capigliatura di Farrell fino agli effetti speciali, fintissimi e a tratti ridicoli.
colin farrel pettinatura
Gli attori se la cavicchiano, ma mamma mia, in questo film o pinagi dalla commozione (se sei un facilone emozionalmente) o piangi dalle risate per il mare di idiozie che riesce a portare avanti la pellicola (ma lo fai solo dopo la visione, perchè durante sei impegnato a capire cosa succede e perchè succede).
Quando esci dalla sala ti senti appiccicoso e nauseato, come se fossi ricoperto da una patina di zucchero, da un mantello di miele.
Ti senti anche tu cibo per orsi.
Ma vabbeh, era Destino che andasse così.
by E.N.
in colpa e bisognoso di una mano

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