Pensavo fosse amore e invece era destino
Favola mal riuscita e intrisa di un sentimentalismo d’altri tempi, Storia d’inverno (Winter’s Tale, 2014) è l’esordio alla regia di Akiva Goldsman (lo sceneggiatore di A Beautiful Mind e Cinderella Man). E, pur essendosi contornato da un cast all-star, non è riuscito a costruire una pellicola credibile e vagamente sognatrice.
Peter Lake è un abile ladro (orfano) della New York del primo Novecento. Cresciuto sotto l’ala protettrice del criminale Pearly Soames, che lo sognava suo erede, Peter fugge e incrocia sulla sua strada lo sguardo (consunto e malaticcio) di Beverly Penn, una ragazza dai capelli rossi di cui si innamora perdutamente.
Tre cardini sono alla base di Storia d’inverno: uno spiritualismo new age da quattro soldi, un “eterno giovane”, che deve compiere il suo destino (un miracolo), e un demone che lo rincorre. Da qui parte il regista Goldman per costruire la sua favola d’“altri tempi”, che ostenta sentimentalismo e una stucchevole storia d’amore, che oltrepassa il secolo e trova “sfogo” ai giorni nostri. Eppure tutto ciò non convince e risulta notevolmente abbozzato. Difatti la pellicola è appesantita da una regia convenzionale e che pensa di avere tra le mani una materia malleabile e originale. E invece Storia d’inverno mostra il fianco a una costruzione poco appassionante, che fa leva sulla malattia (della protagonista Beverly) e sull’amore (tra Peter Lake e Beverly Penn) profondamente stucchevole e poco emozionante. E il risultato è una favola monocorde, che mixa effetti speciali e una fotografia (volutamente) glaciale.
Tuttavia grande biasimo non va destinato esclusivamente al regista, ma anche agli attori (svogliate comparse di un prodotto, negativamente, surreale) Colin Farrell, Jessica Brown Findlay e Russell Crowe (unico interprete minimamente convincente), che scivolano nell’oblio della stereotipizzazione causata della caratterizzazione semplicistica dei rispettivi personaggi. Difatti si osserva un Farrell ladro gentiluomo, una Brown Findlay malata cronica, ma dotata di uno charme invidiabile (anche sul letto di morte), e un Russell Crowe demoniaco, che si riempie la bocca di libero arbitrio e destino.
Insomma tirando le fila si assiste a uno spettacolo di basso profilo e che prova a farsi intrattenimento, non riuscendovi. Difatti Storia d’inverno non fa sognare e nemmeno palpitare il cuore; è una melensa favola spirituale, che si fa ben presto dimenticare.
Uscita al cinema: 13 febbraio 2014
Voto: *1/2