La festa civile del 4 novembre ricorda la conclusione della Prima guerra mondiale, avvenuta con la firma dell’Armistizio a Vittorio Veneto.
L’esercito italiano, sul Piave, dopo un primo momento di difficoltà, fu in grado di attraversare il fiume e di avere la meglio sul nemico: gli austriaci. I soldati italiani, con un massiccio attacco arrivarono fino a Vittorio Veneto, dove ottennero la vittoria decisiva, travolgendo e tagliando in due le armate di un impero che andava sfaldandosi. Trento e Trieste vennero liberate e agli austroungarici non restò altro che chiedere l’armistizio, che venne firmato dal comandante supremo Armando Diaz il 4 novembre 1918, a Villa Giusti .
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La ricorrenza, al di là dell’anniversario che celebra, ha una valenza storica ben precisa per come ha segnato, nel tempo, la nostra identità nazionale .
Dal punto di vista storico, è interessante conoscere la sua evoluzione nel tempo e il nesso tra questa celebrazione e la formazione dello spirito nazionale, che in Italia non è particolarmente radicato.
Istituita nel 1919, sino al 1977 il 4 novembre è sempre stato un giorno festivo a tutti gli effetti, ma da quell’anno in poi, per una riforma del calendario delle festività nazionali, introdotta per aumentare il numero di giorni lavorativi, è stata resa una festa mobile facendola cadere nella prima domenica di novembre.
Altare della Patria
Il 4 novembre è anche il giorno per ricordare i caduti di tutte le guerre, compresi i militari italiani che hanno perso la vita negli scenari di guerra in diverse parti del mondo. Nei giorni che precedono la ricorrenza, le più alte cariche dello Stato rendono omaggio al Milite Ignoto, la cui salma riposa presso l’Altare della Patria a Roma, e si recano in visita al Sacrario di Redipuglia, dove sono sepolte le salme di 100.000 caduti nella guerra del ’15-’18.
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