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Storia del tessuto 1

Da Antiquarium @antiquarium2

L’epoca e i motivi per i quali gli uomini abbandonarono le pelli per vestirsi e cominciarono ad intrecciare fibre vegetali ed animali rimangono ancora oggi sconosciuti.
I primi ritrovamenti, avvenuti in Egitto ed in Sud America, dove il clima particolarmente asciutto ha permesso una migliore conservazione dei tessuti, risalgono all’Era Mesolitica (circa 4600-3200 a.C.).
La più antica tra le fibre vegetali è indubbiamente il lino (” Linum Usitatissimum”), pianta dalla quale, a seguito della macerazione delle fibre, è ricavato il tessuto, conosciuto nella regione dell’antico Egitto fin dal V millennio avanti Cristo.

Fu coltivato da Egizi, Fenici, Babilonesi e altri popoli del Medio Oriente che ne diffusero l’uso a Greci e Romani.
A partire dal Medioevo la coltivazione del lino si estese in tutta Europa; in particolare le Fiandre, con il loro clima umido, diventarono uno dei principali centri di produzione.
Il dominio del lino rimase incontrastato fino all’inizio dell’Ottocento quando il cotone, con l’introduzione di nuovi telai che ne facilitarono la filatura, da prodotto pregiatissimo destinato all’alta nobiltà, diventò un prodotto di massa.
Il cotone, il cui termine deriva dall’arabo katun ovvero “terra di conquista”, era già presente prima del secondo millennio avanti Cristo in India ed anche in Perù.

Fu portato dai Saraceni prima in Sicilia nel IX Secolo e poi in tutta Europa attorno al 1300.
Considerato un prodotto d’importazione e abbastanza difficile da filare e tessere, rimase per lungo tempo un tessuto di lusso come lo era la seta.
In Europa famose erano le leggerissime stoffe di cotone indiano dipinte con colorazioni che apparivano gradualmente con il passare del tempo.
Gli Europei, al loro arrivo in America, trovarono il cotone coltivato e manifatturato nelle Indie Occidentali, nel Messico, nel Perù, nel Brasile.
Le nuove tecniche messe a punto nel XVIII secolo consentirono l’intensificare della coltivazione e, soprattutto nel Sud degli Stati Uniti, l’invenzione della macchina sgranatrice o gin (1792), facendo scendere in modo consistente i costi di produzione, diede un forte impulso alla diffusione della coltura negli stati compresi tra l’Atlantico e la valle del Mississippi.
Oggi la coltivazione è diffusa nelle regioni tropicali e temperate calde di tutte le parti del mondo, dove si cerca continuamente d’intensificarla ed estenderla.
La seta, fibra ricavata dal filamento del bozzolo del “baco da seta” (Bombyx Mori), ebbe la sua origine circa nel 2600 a.C. in Cina o, secondo alcuni, in India.
Di certo la seta cinese, ottenuta da un filo continuo lungo dai 600 ai 900 metri, era la più preziosa per struttura e colore.
La seta indiana, al contrario, era prodotta utilizzando fibre corte perchè non era conosciuto il sistema di bollitura e dipanatura dei bozzoli essenziale per ottenere un filo continuo.
I Cinesi per centinaia d’anni conservarono scrupolosamente il segreto delle varie fasi della sericoltura: leggi imperiali infatti punivano duramente chi rivelava tale metodo.
Gli occidentali credevano che la seta si ottenesse dalle fibre della parte interna della corteccia di un raro albero.
All’inizio del II Secolo a.C. i mercanti percorrevano vie carovaniere dall’Oriente attraverso l’Asia Centrale fino ai porti del Mediterraneo per portare le preziose sete; questi percorsi presero il nome di “via della seta”.
Nel 551 d.C. l’imperatore Giustiniano, per assicurarsi la fornitura di bachi da seta, inviò due monaci in Cina e questi fecero ritorno a Costantinopoli con bastoni di bambù riempiti di bachi da seta.
Da allora cominciò la tradizione del baco in Occidente che da Costantinopoli si diffuse in tutta Europa.
Nel 1140 il pregiato insetto entrò in Sicilia e  tra il 1300 ed il 1500 la produzione della seta in Italia raggiunse un notevole sviluppo grazie alla grande richiesta delle famiglie nobili che amavano indossare le splendide sete.


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