Firenze, Milano, Lucca, e Venezia furono i principali centri di lavorazione.
Intorno al 1850, a causa di un’epidemia mortale che uccise i bachi da seta, il mercato occidentale soffrì un forte tonfo e così l’Europa dovette sempre più dipendere dall’Estremo Oriente.
La filatura e la tessitura della lana si svilupparono dopo quelle delle fibre vegetali.
Da ritrovamenti archeologici, risalenti a circa 5000 anni fa, risulta che la lavorazione della lana era estesa in diversi luoghi, dalle Ande all’Egitto, dall’Asia Minore all’Europa Settentrionale.
Roma importava lana grezza dalla Grecia, dalle Gallie e dall’Africa per lavorarla nelle fabbriche dell’impero.
La Spagna fu un grande centro di produzione e tessitura della lana e l’allevamento della pecora merino durante il XIV secolo contrassegnò una grossa svolta nell’industria laniera.
La morbidezza e la struttura sottilissima della fibra merino consentiva di realizzare stoffe damascate bellissime e resistenti.
Questa razza fu introdotta in Francia ed in Inghilterra alla fine del Settecento, mentre in America arrivò solo dopo il 1800.
In Italia Firenze divenne la capitale tessile, ma fu la Francia il centro mondiale della lana, dove la fiera che si teneva a Champagne attirava venditori ed acquirenti da tutte le nazioni.
Due secoli fa dall’India arrivarono sui mercati europei scialli in lana, impalpabili e caldissimi con decorazioni floreali, provenienti dalla regione del Kashmir e ottenuti usando la lana delle pecore dell’Himalaya: il cashmere.
Questa circostanza obbligò i tessitori a perfezionare la loro arte e trovare nuovi sistemi per dipingere le loro stoffe, ma queste non poterono gareggiare con la morbidezza e leggerezza dei nuovi tessuti cashmere.
Negli ultimi 100 anni i progressi della chimica e della tecnica hanno portato alla scoperta di nuove fibre artificiali e sintetiche.
Le prime, come il rayon, sono derivate da sostanze organiche e riproducono artificialmente il procedimento chimico sviluppato dalla natura, ad esempio dal baco da seta.
Queste fibre artificiali hanno trovato vasto impiego nell’abbigliamento femminile sostituendo fibre naturali quali la seta ed il cotone.
Le fibre sintetiche (acriliche, poliammidiche e poliestere) sono realizzate con procedimenti chimici partendo da materie d’origine organica ed inorganica come i prodotti petrolchimici e usate in combinazione con quelle naturali, ottenendo così tessuti esteticamente belli e stravaganti, molto resistenti, economici, di facile utilizzo anche se meno pregiati.
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