Storia dell’asse siria – corea del nord

Creato il 28 luglio 2013 da Eurasia @eurasiarivista
:::: Leonardo Giacomo Olivetti :::: 28 luglio, 2013 ::::  

«[...] è possibile che nell’avvenire gli imperialisti americani ricorrano a stratagemmi ancora più subdoli per modificare il loro modo di agire in Asia. Ma, quali che possano essere questi metodi, i popoli rivoluzionari dell’Asia resteranno saldi fino in fondo nella loro posizione antimperialista, e l’avvenire dell’Asia sarà deciso dagli stessi popoli asiatici, padroni del loro continente.»
 
Kim Il Sung, «Intervista all’ “Unità”, organo del Partito Comunista Italiano», 2 aprile 1974
 
«Non è assolutamente interesse della Patria araba sostenere il blocco occidentale o qualcuno dei suoi membri. I governi arabi dovrebbero seguire una politica di neutralità nei confronti dei due blocchi, anziché vincolarsi ai nemici degli Arabi con nuovi trattati. È fondamentale recidere ogni vincolo che ci lega loro.»
 
Michel Aflaqۥ, «La nostra politica estera», 12 gennaio 1948
 

 
La nascita della cooperazione : 1966 – 2004

Le relazioni tra la Repubblica Araba di Siria e la Repubblica Popolare Democratica di Corea ebbero ufficialmente inizio il 25 luglio del 1966.

La Repubblica Popolare Democratica di Corea si costituì, come stato unitario, nel 1948, con il sostegno politico-militare dell’Unione Sovietica, che l’aveva liberata dall’occupazione giapponese; l’orientamento geopolitico del nuovo stato, come stabilito dal governo di Kim Il Sung, fu, ed è sempre rimasto, quello della lotta antimperialista, a fianco dell’URSS e degli altri paesi socialisti, nonché dell’alleanza e dell’attiva collaborazione con i paesi non appartenenti al campo socialista, ma partecipanti alla lotta contro l’egemonia americana; la Corea socialista ha sempre ricercato, indipendentemente da ogni fattore ideologico, una collaborazione globale tra le forze della resistenza, al punto che, specialmente in seguito alla caduta dei paesi socialisti, si è legata sempre più saldamente a paesi come l’Iran, la Libia di Gheddafi, la Russia ed ai paesi in via di sviluppo dell’Africa e dell’Asia.

La Repubblica Araba di Siria nacque, invece, da una rivoluzione politica, quella dell’8 Marzo 1963, che portò al potere il Partito Socialista Ba’ath. Quest’ultimo è il Partito del nazionalismo arabo, della lotta al sionismo, all’imperialismo, all’estremismo islamista (spesse volte complice, nelle sue varie diramazioni, delle forze imperialiste) e dell’unione dei popoli arabi; il Partito Ba’ath costituisce, in definitiva, l’espressione dello spirito panarabo dei popoli del Medio oriente e del Nordafrica, uniti dal comune patrimonio storico-religioso dell’Islam. La Repubblica Araba di Siria, formatasi sulla base del ba’athismo, ha di conseguenza posto la collaborazione tra i popoli liberi ed indipendenti dall’imperialismo, con particolare riferimento ai popoli arabi, come punta di diamante della propria politica estera.

Il nuovo stato siriano dovette attraversare, già dai primi anni, periodi difficili, per lo più dovuti alle sanguinose guerre scatenate da Israele nel 1967 e nel 1973. Davanti agli occhi dei dirigenti siriani, dunque, si affacciò presto la necessità di cementare i rapporti con ogni realtà politica che potesse combattere efficientemente il sionismo e l’imperialismo. I primi contatti, sia commerciali che militari, tra P’yŏngyang e Damasco ci conducono al periodo tra la fine degli anni ’60 e l’inizio del decennio seguente, portatore di una svolta decisiva nel conflitto arabo-israeliano.

Poche sono le notizie in merito all’aiuto che la Corea socialista prestò alla Siria, ma è noto che P’yŏngyang ebbe un qualche ruolo nel conflitto, schierandosi ovviamente con i paesi arabi in lotta contro Israele. La Corea, in un’azione congiunta con gli altri paesi del campo socialista, fornì aiuto militare e logistico all’Egitto ed alla Siria stessa, sia nella guerra del Golan del 1967, che in quella dello Yom Kippur del 1973. Nel 1967 la Corea socialista inviò in Siria, come anche in Egitto, un certo numero di addestratori militari, e, secondo alcuni, anche soldati. Un uomo chiave per l’azione coreana in Siria fu Kim Kyok Sik, futuro ministro della difesa, il quale svolse, fino agli anni ’80, la funzione di consigliere militare all’ambasciata coreana a Damasco, e che iniziò a lavorare proprio in questo periodo. Nuovi e più consistenti supporti alla Siria si registrarono nel 1973, e suscitarono anche l’attenzione dei consiglieri americani operanti nell’area. L’argomento della presenza coreana, a fianco di quella dei paesi socialisti in Egitto, rientrò, addirittura, nei colloqui personali tra Kissinger ed il Presidente egiziano al-Sādāt nel gennaio del 1974 a Gerusalemme, mentre erano in corso trattive di pace per porre termine al conflitto. Fu però soprattutto l’Egitto, e non la Siria, a beneficiare del supporto della Corea: difatti si ha ragione di credere che, per il conflitto del 1973, Kim Il Sung inviò almeno 30 piloti ed un buon numero di tecnici. In quello stesso periodo nacque anche la collaborazione militare tra P’yŏngyang e l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina. La futura cooperazione tra la Repubblica Araba di Siria e la Repubblica Popolare Democratica di Corea ebbe modo di cimentarsi in queste occasioni.

Nel settembre del 1974 si verificò l’evento di maggiore portata storica per le relazioni tra la Repubblica Popolare Democratica di Corea e la Repubblica Araba di Siria: la visita di Hāfiz al-Asad in Corea. Il Presidente della Siria, dopo essere stato a Mosca ed aver avuto colloqui con Leonid Brežnev, partì il 28 settembre per P’yŏngyang in vista di un incontro ufficiale con Kim Il Sung. Hāfiz al-Asad affermò di essere stato «enormemente impressionato dal fatto che Kim Il Sung abbia garantito un brillante esempio, applicando l’idea del Juché in tutti i campi della vita sociale»1. Hāfiz al-Asad ebbe poi modo di visitare il paese, visionando, per altro, alcuni stabilimenti industriali, e, infine, conferì a Kim Il Sung il “Supremo Ordine Siriano”.

Tuttavia, oscure rimangono le relazioni tra la Corea socialista e la Siria durante gli anni ’80. Benché non si sappia molto, di certo la collaborazione tra i due stati crebbe in quel periodo in maniera costante, sia quantitativamente, sia qualitativamente. Un commercio effettivo, soprattutto militare, cominciò ufficialmente nei primi anni del decennio, avendo come base principale lo scambio di tecnologia missilistica. Si pensa che proprio in questi anni ebbero inizio i primi contatti sullo sviluppo della tecnologia balistica degli Scud, che sarebbe stata maggiormente approfondita negli anni ’90. Le esportazioni coreane della medesima tecnologia missilistica, nello stesso periodo, presero piede anche, e soprattutto, in Iran, impegnato nel conflitto contro l’Iraq di Şaddām Husayn, ma anche in Egitto.

Gli anni ’90 costituirono un’ulteriore svolta nelle relazioni tra P’yŏngyang e Damasco. I primissimi contatti militari “pericolosi” tra i due paesi furono conclamati da Israele, che nei primi di gennaio del 1991 identificò, in una nave diretta verso la Repubblica Araba, del materiale nucleare coreano per Hāfiz al-Asad. I primi segni di una collaborazione nucleare e chimica, condannati dal mondo occidentale, presero piede proprio allora; tuttavia, l’azione israeliana non fu efficace, dato che Washington espresse la sua disapprovazione a colpire la nave. La cooperazione militare nel campo dei missili balistici fu, in questi anni, più efficace che mai: si pensa che P’yŏngyang ottenne il missile balistico KN-02 (una versione migliorata del sovietico SS-21) proprio dalla Siria. Pare inoltre che vari tecnici missilistici siriani furono accolti in Corea per due settimane, e che, nell’agosto del 1996, la Siria inviò in Corea dei missili di fattura sovietica SS-21 “Scarab”, aventi un raggio di 70 chilometri. Da parte sua, il governo ba’athista riuscì a sviluppare la tecnologia missilistica Scud-C, e si sospetta che varie centinaia di missili di questo genere siano state esportate dalla Corea popolare alla Siria, alla Libia ed allo Yemen, tra gli anni ’90 e gli anni ’00. Crebbero, fra i due paesi, anche le relazioni puramente diplomatiche. Nel maggio del 1990 una delegazione dell’Unione Rivoluzionaria della Gioventù Siriana, guidata da Adnan Arbash, fu accolta a P’yŏngyang. La delegazione ebbe anche il privilegio di un colloquio, il 26 di maggio, con Choe Tae Bok, Segretario del Comitato Centrale del Partito del Lavoro di Corea, e assistette alle celebrazioni per il 45° del Partito del Lavoro di Corea. Anche nel 1992 si verificarono incontri tra delegazioni dei due paesi, ma, nell’arco del decennio, si progredì, tutto sommato, ben poco. Tuttavia, in riferimento alla fine degli anni ’90, si può affermare che la Corea popolare divenne per la Siria un ottimo partner commerciale ed un amico fidato, tanto che, ai funerali di Hāfiz al-Asad, nel 2000, partecipò anche Kim Il Ch’ŏl, che era, all’epoca, ministro della difesa della Repubblica Popolare Democratica di Corea.

La fiducia tra i due paesi resistette all’inizio del XXI secolo, ed anzi, si rafforzò, riuscendo, in pochi anni, a destare la preoccupazione di Washington e Tel Aviv. Nel 2001 cominciò la costruzione di quel “famoso” reattore che nel 2007 sarebbe stato abbattuto da un raid israeliano, e che l’Occidente avrebbe creduto (o fatto credere) essere un reattore nucleare costruito con l’aiuto della Corea popolare. Per rendersi conto di come, oltre 3 anni prima dell’episodio del 2007, l’alleanza strategica Damasco-P’yŏngyang mettesse in agitazione il mondo occidentale, basti sapere che già nel 2004, in un rapporto della CIA al congresso americano, si era affermato che le riserve di missili Scud-C in Siria dipendevano «essenzialmente dal supporto e dall’assistenza esterne, soprattutto dalla Corea del Nord». Sempre nel corso dell’anno 2004, secondo un rapporto posteriore di Wikileaks, l’esplosione di un tratto di ferrovia a Ryongchon, a 20 chilometri dal confine con la Cina, fu un’azione (non si è ancora certi se fu un incidente o un attentato a Kim Jong Il, di ritorno da un viaggio nella Cina) pianificata e diretta dal Mossad, per cercare di creare scompiglio e sfiducia nelle relazioni Corea-Siria. Infatti, secondo lo scrittore inglese d’intelligence Gordon Thomas, il Mossad aveva saputo della presenza di qualche dozzina di tecnici siriani nel vagone, arrivati in Corea per la sospetta cooperazione nucleare tra i due paesi. Rimane comunque molto difficile verificare l’attendibilità di tutto ciò.

 

Il consolidamento : 2005-2007

Nei due anni che vanno dal 2005 all’incidente del 2007, le relazioni politiche ed economiche tra la Repubblica Araba di Siria e la Repubblica Popolare Democratica di Corea hanno proseguito in un crescendo, rafforzando la cooperazione economica e politica tra i due paesi, e riuscendo a mettere in grave apprensione il mondo occidentale; apprensione che porterà, infine, all’escalation militare che coinvolgerà Israele nel 2007.

I primi contatti di un certo livello si sono avuti nella festa per le celebrazioni del compleanno di Kim Jong Il, quando, il 2 febbraio 2005, all’ambasciata coreana a Damasco sono stati ricevuti il ministro degli esteri Paek Nam Sun, il ministro per il commercio estero Rim Kyong Man, il ministro dell’educazione Kim Yong Jin, il deputato nel Comitato Centrale del Partito del Lavoro di Corea Pak Kyong Son, il vice ministro delle Forze Armate Popolari Kim Sang Ik, il vice ministro agli esteri Choe Su Hon ed il vice presidente per le relazioni culturali con l’estero Chon Hyon Chan. Celebrazioni per ricordare la rivoluzione dell’8 Marzo si sono verificate anche in Corea, trovando la partecipazione dei membri dell’ambasciata siriana a P’yŏngyang e dell’Associazione di Amicizia Siria-Corea. In genere, ciascuno dei due paesi è solito festeggiare in maniera sentita i grandi anniversari politici e diplomatici dell’altro.

In marzo, il tema del miglioramento della cooperazione tra i due paesi è stato rilanciato in un incontro a Damasco tra Kim Kyong Ho, in qualità di Presidente della Lega Giovanile Coreana, e Muhammad Yasminah, facente parte della direzione del Partito Ba’ath. Questo tema , del resto, è stato ribadito per l’anniversario della nascita di Kim Il Sung, il “Giorno del Sole” com’è noto in Corea, durante il quale si è tenuto, all’ambasciata siriana, un incontro di alto livello tra vari dirigenti dei due paesi; alla guida della delegazione coreana erano presenti Choe Thae Bok, Segretario del Comitato Centrale del Partito del Lavoro di Corea, il ministro per il commercio estero Rim Kyong Man e Kim Yong Il, ministro della terra e del trasporto marittimo, che di lì a poco avrebbe firmato un importante accordo con la controparte siriana. Infatti, il primo accordo del 2005 tra i due paesi è stato proprio quello firmato da Kim Yong Il, giunto in Siria per la metà di marzo, sulla questione dei trasporti; questo è stato anche il primo incontro ufficiale di rilievo tra i due paesi dopo anni. A Damasco, il 7 maggio, Kim Yong Il ha guidato la delegazione coreana per i trasporti in un incontro con Makram Obayyid, Ministro siriano dei Trasporti. Obayyid ha ringraziato «gli esperti coreani per aver contribuito al completamento della Sala Panoramica della Vittoria nella Guerra di Liberazione d’Ottobre». Dopo una visita della delegazione alla Scuola Marittima di Latakia, l’11 di maggio i due paesi hanno firmato un accordo bilaterale sui trasporti.

Nell’estate di quell’anno, più precisamente verso la fine di agosto, una delegazione siriana ha raggiunto P’yŏngyang per compiere un tour completo del paese. A capo della delegazione c’era Faysal al-Masalima, un membro esecutivo dell’Unione Generale Siriana dei Contadini, il quale ha potuto visitare Man’gyŏngdae, città natale di Kim Il Sung, l’Arco di Trionfo, la Torre dell’Idea del Juché, il Monumento in onore della fondazione del PLC e altri luoghi, offrendo poi, prima della partenza verso la fine di agosto, un regalo a Kim Jong Il. Anche queste occasioni non ufficiali sono state utili per accrescere la fiducia reciproca tra i due stati.

Tramite fonti dell’agenzia siriana SANA, è noto che l’8 settembre 2005, all’ambasciata coreana di Damasco, si è svolta una festa per celebrare la Giornata Nazionale, alla quale erano presenti, oltre all’ambasciatore Kim Pyong Nam, il Segretario del Partito Comunista Siriano Yusuf Faysal, il Ministro di Stato Yusuf Sulayman al-Ahmad, il Ministro dell’Informazione Mahdi Dakhlallah ed il Segretario del Partito Socialista Ba’ath a Damasco Khalil Mashadiya. Sempre all’ambasciata coreana in Siria, nel giorno del 60° anniversario dalla fondazione del Partito del Lavoro di Corea, il 9 ottobre, l’ambasciatore coreano ha nuovamente ricevuto i funzionari e i dirigenti siriani ospitati il mese precedente, con l’inclusione di Das Izz al-Din, Segretario del Ba’ath per la campagna di Damasco. In contemporanea, nell’ambasciata siriana in Corea, l’incaricato d’affari Muhammad Adib al-Dani ha tenuto un incontro al quale, sembra, abbiano partecipato anche eminenti uomini politici coreani come Choe Tae Bok, il ministro degli affari esteri Rim Kyong Nam ed altri uomini di spicco del Partito e dell’Ufficio Politico del Partito del Lavoro.

Il 20 febbraio del 2006, a Damasco, l’ambasciatore della Corea socialista in Siria, il già citato Kim Pyong Nam, ha firmato un accordo con Fayis Issa, direttore generale dell’Aviazione Civile; tale accordo bilaterale riguardava il servizio aereo e la comunicazione aerea. Questi sono stati, ad ogni modo, il primo incontro ufficiale ed il primo accordo bilaterale dell’anno solare 2006.

Il 20 marzo, in virtù dell’accordo dell’anno precedente concernente i trasporti, l’ambasciatore Kim Pyong Nam, in un incontro con il Ministro del Trasporto siriano Yarub Sulayman al-Badr, ha fatto il punto della situazione riguardo a tale questione. Kim Pyong Nam ha riferito che l’incontro con al-Badr è «un buon inizio per la cooperazione bilaterale nel campo dei trasporti», in particolare per quanto riguarda i trasporti marittimi. Al-Badr ha invece sottolineato la sua volontà nel proseguire la cooperazione, particolarmente per la costruzione di navi.

Il 25 aprile del 2006, l’ambasciatore coreano ha discusso col ministro dell’informazione siriano Muhsin Bilal per quanto riguarda la cooperazione bilaterale nel campo delle informazioni e in merito allo scambio di delegazioni ed esperti.

Tra il 12 ed il 15 maggio, il governo coreano ha ricevuto una delegazione economica del governo siriano; si può dire che, per l’anno 2006, quest’incontro sia stato quello di maggiore importanza. Il governo di P’yŏngyang ha ricevuto il ministro dell’economia e del commercio siriano Amir Hosni Lufti, che, tra il 13 ed il 14, ha avuto dei colloqui con la sua controparte Rim Kyong Man. Le due parti hanno deciso di rivedere l’esecuzione degli accordi sulla cooperazione economica e tecnico-scientifica, che erano stati presi durante il precedente incontro; hanno inoltre avuto una discussione sulle misure da prendere per rafforzare ulteriormente tale cooperazione. Il secondo giorno dei colloqui, i ministri Rim e Lufti hanno firmato due memorandum per chiarimenti: uno sulla cooperazione nel campo della costruzione di alloggi e di altre strutture, ed un altro sulla promozione e sulla protezione degli investimenti. La delegazione siriana, terminati i colloqui con Rim, ha poi incontrato Kim Yong Nam, Capo del Presidium dell’Assemblea Popolare Suprema nella Sala d’Assemblea di Mansudae, per poi compiere un tour di P’yŏngyang e ritornare in patria. Subito dopo, il 16 maggio, stavolta a Damasco, si sono registrati colloqui tra l’ambasciatore coreano Kim Pyong Nam e il ministro dell’educazione superiore siriano Ghayath Barakat, durante i quali quest’ultimo ha parlato della sua volontà di stabilire una cooperazione scientifica tra le università della Siria e della Corea popolare, una proposta che Kim Pyong Nam non ha affatto disdegnato.

Un mese più tardi, l’ambasciatore coreano a Damasco ha tenuto, sempre con Hosni Lufti, un ulteriore colloquio riguardante la modalità di adempimento degli accordi che un mese prima erano stati raggiunti a P’yŏngyang; l’incontro si è concluso con la decisione di creare un nuovo Comitato congiunto Siria-Corea (il quinto) per il 2007, e che la riunione del Comitato si sarebbe dovuta svolgere a Damasco. Il giorno stesso, il 19 giugno, Kim Pyong Nam ha ricevuto il Ministro dell’Agricoltura siriano Adil Safar, col quale ha discusso gli aspetti della cooperazione bilaterale nel campo agricolo. Sembra che si sia anche raggiunta un’intesa concernente l’addestramento in Siria di tecnici coreani addetti alla coltivazione del cotone.

Altri incontri si sono verificati verso fine giugno, con la visita di una delegazione della Gioventù Siriana in Corea, a metà luglio, in un incontro congiunto all’ambasciata coreana in Siria per celebrare i 40 anni di relazioni diplomatiche e ad ottobre, quando, per ricambiare la visita in Corea da parte di una delegazione siriana in giugno, una delegazione coreana, retta da Yun Myong Kuk (Capo della Corte di Giustizia Suprema) ha potuto visitare la Siria. Durante questa visita, Yun ha anche firmato col ministro della giustizia siriano Muhammad al-Ghafri un accordo sulla cooperazione giudiziaria sui casi civili e su degli scambi di esperti in materia giudiziaria.

Il 30 di novembre, in uno degli ultimi incontri dell’anno solare 2006, Kim Pyong Nam ha avuto un nuovo colloquio con Amir Hosni Lufti, durante il quale si è discusso di misure circa la cooperazione bilaterale sulla scia del quarto incontro congiunto, e di misure riguardanti la cooperazione tecnologica tra i due paesi.

L’ultima occasione d’incontro per l’anno 2006 è stata la visita del Ministro degli Interni siriano in Corea. Tra il 12 ed il 16 dicembre, il vice ministro degli interni siriano Ibrahim Fayiz Musli ed il vice ministro della pubblica sicurezza coreano Sil Il Nam hanno avuto dei colloqui nella Sala d’Assemblea di Mansudae. I due lati, stando alle notizie riportate dal Rodong Sinmun, «si sono scambiati le loro opinioni su una serie di questioni» riguardanti «lo scambio e la cooperazione tra gli organi di sicurezza dei due paesi». Le due parti hanno poi firmato un mutuo accordo per l’aiuto e la cooperazione.

È la metà d’aprile del 2007, quando una delegazione di uomini di stato della Repubblica Araba di Siria si reca in visita nella Corea socialista. La delegazione siriana è composta da uomini legati al ministero degli esteri. Il 21 aprile la delegazione è arrivata a P’yŏngyang, guidata dal vice ministro degli esteri Ahmad Arnus, ed è stata ricevuta, 2 giorni dopo, da Kim Yong Nam, Presidente del Presidium dell’Assemblea Suprema Popolare coreana, che è il massimo organo legislativo del paese, ricoprendo il ruolo dell’Assemblea mentre non è in sessione. Dopo un tour della capitale e dei luoghi d’interesse del paese, la delegazione è potuta ripartire, senza che ufficiali coreani di un certo rilievo la salutassero prima del ritorno.

Una delegazione coreana, per contraccambio alla visita della delegazione siriana, si è recata nel paese arabo, e, successivamente, anche in Egitto, tra la fine di aprile e la metà di maggio. La delegazione della Corea popolare era composta da membri dell’Unione dei Lavoratori Agricoli, capitanata dal Presidente del suo Comitato Centrale Kang Chang Uk, ed ha potuto incontrare, prima di partire per il vicino Egitto, eminenti politici siriani, quali Abdallah al-Ahmar, uno dei vertici del Partito Ba’ath, Hammar al-Saud, capo dell’Unione Siriana dei Contadini, oltre al sempre presente Kim Pyong Nam, ambasciatore coreano a Damasco. Nello stesso periodo, si è a conoscenza, anche se non esistono date certe, di un accordo d’amicizia e sulla cooperazione scientifica firmato all’Università “Kim Il Sung” tra il presidente dell’istituto, Song Cha Rip, ed il presidente dell’Università di Damasco Wail Muala.

Fondamentale per le relazioni tra la Corea ed i paesi arabi è stata la visita di una corposa élite del Partito del Lavoro di Corea in Egitto, Siria ed Yemen. Dal 23 giugno al 10 luglio, Kim Tae Chong ha guidato una delegazione composta maggiormente da membri del Comitato Centrale del PLC, ed ha avuto modo di conferire con importanti dirigenti dei paesi arabi. Della sua visita in Siria, ricordiamo i colloqui con Said Iliyah, capo del Ba’ath a livello regionale, sulla revisione delle relazioni bilaterali; con Das Izz al-Din, segretario del Ba’ath a Damasco, sempre sulla questione delle relazioni bilaterali; con Abdallah al-Ahmar sul rafforzamento delle relazioni tra i due Partiti di governo; con Muhammad Yasminah, direttore del Ba’ath sulle relazioni esterne, col quale, qualche giorno dopo, è stato anche firmato un accordo con Kim Pyong Nam, sulle relazioni bilaterali tra i due Partiti.

Un’altra delegazione coreana, nell’intero mese di agosto, ha potuto far visita in Siria ed in Iran. Questa delegazione, formata da ministri ed uomini chiavi del governo, aveva un marcato carattere economico e diplomatico. A capo c’era Rim Kyong Man, ministro del commercio estero, con un seguito di collaboratori. Il 13 agosto, la delegazione ha potuto incontrare il primo ministro siriano Muhammad Naji al-Itri, ed il 15 ha avuto colloqui con Hosni Lufti, ministro dell’economia e del commercio estero, col quale ha firmato il protocollo della quinta sessione congiunta per la cooperazione economica, commerciale, scientifica e tecnologica. C’è stato anche, secondo fonti siriane, un accordo tra la Camera di Commercio della RPDC e la Federazione delle Camere Siriane del Commercio per stabilire un consiglio congiunto di uomini d’affari dei due paesi.

L’operazione “Orchard” ed il dibattito sul nucleare : 2007 – 2008

Il 6 di settembre del 2007 il Medio Oriente va in panico. Pochi giorni prima dell’attacco, una nave coreana era approdata al porto di Tartus: essa conteneva, ufficialmente, cemento, ma, secondo il Mossad, questa nave conteneva materiale nucleare ed era la riconferma di una pluriennale cooperazione nucleare tra P’yŏngyang e Damasco. Il 6 settembre, l’esercito del regime sionista passa all’azione; è composto da un F-15l classe “Ra’am”, da un F-16l classe “Sufa”, entrambi di fabbricazione israeliana, da due elicotteri e da una forza aerea d’élite. La missione ha pieno successo, distruggendo il sospetto reattore. Ben presto, però, i regimi occidentali scatenano la polemica: il 13 settembre, il “Washington Post“ scrive che «secondo l’intelligence americana, la Corea del Nord potrebbe aver cooperato con la Siria su questioni nucleari». Le stesse accuse sono ribadite da altri giornali occidentali, alcuni richiamando alla mente anche la cooperazione passata a livello missilistico. Queste accuse creeranno una tensione regionale molto alta, considerando che il presidente americano G. W. Bush aveva dichiarato, solo 3 anni prima, che «la proliferazione di materiale nucleare da parte della Corea del Nord in altri paesi è una linea rossa che la Corea non dovrebbe mai superare». La prima risposta coreana è tuttavia un ambiguo messaggio di augurio a Bashar al-Asad, in data 10 settembre, per il compleanno del Presidente siriano, che dice: «Le eccellenti relazioni di amicizia e cooperazione tra i due paesi stanno costantemente crescendo, anche con questa complicata situazione internazionale». Il giorno dopo, il governo di Kim Jong Il condanna anche l’azione israeliana, in quanto “illegale” e come “una pericolosa provocazione”. Non tardano tuttavia anche le prime smentite sulla cooperazione coreana, che arrivano dal deputato della RPDC alle Nazioni Unite, Kim Myong Kil; il 16 di settembre, all’ONU, ha dichiarato che «queste sono storie infondate, e non ho nient’altro da aggiungere».

Un episodio che di sicuro non fece altro che riscaldare gli animi fu la visita in Corea di una delegazione regionale del Partito Ba’ath, che, dal 20 al 27 settembre, rimase nel paese dei Kim. Per renderci conto dell’importanza della visita, basti sapere che gli uomini di Bashar al-Asad poterono avere colloqui personali con Choe Tae Bok, Segretario del PLC, e con Kim Yong Nam, Presidente dell’Assemblea Suprema Popolare; probabilmente le due figure più importanti dopo Kim Jong Il. Il mese successivo, i coreani mandano una loro delegazione in Siria (ed anche in Italia), composta da un’élite del Partito del Lavoro di Corea. Essa aveva a capo Choe Tae Bok. La visita desterà anche la preoccupazione degli occidentali, per il delicato momento, ed anche perché, agli occhi dei regimi imperialisti, ciò pareva una flagrante dichiarazione di colpevolezza di P’yŏngyang. Arriva il 19 ottobre, la delegazione viene ricevuta dallo speaker del Parlamento siriano, Radwan Habib, da Kim Pyong Nam e da altri alti funzionari siriani. Dal 19 ottobre al 22 di ottobre la delegazione coreana ha avuto modo di parlare con gran parte dei maggiori funzionari del regime ba’athista: il già citato Radwan Habib, Muhammad Yasminah, direttore del Ba’ath per le relazioni estere, Muhammad Said Bukhaytan, segretario regionale del Ba’ath, Haytham al-Stayhi, membro della leadership regionale del Partito e capo dell’Ufficio per la cultura, l’informazione e le relazioni esterne, Muhammad Naji al-Itri, primo ministro, ed infine il Presidente Siriano Bashar al-Asad, oltre ad altri uomini di rilievo.

Ma le principali discussioni ed i principali dibattiti si verificheranno nel 2008, a ridosso dei colloqui a sei e delle trattative sul nucleare con gli USA. Un portavoce del ministero degli esteri coreano ha ribadito, nel gennaio del 2008, che «si tratta di una storia infondata», ed ha anche affermato che la Corea si sarebbe impegnata nell’adempimento dell’accordo del 3 ottobre, che proibiva alla RPDC l’esportazione di materiale relativo alle tecnologie nucleari. Ancora a febbraio, il Chosun Ilbo ha negato la veridicità della storia, dicendo che «la Corea del Nord ha stipulato chiaramente un impegno a non trasferire materiale nucleare, tecnologia e know-how nucleare nell’accordo del 3 ottobre». Il Chosun Ilbo ha poi denunciato aspramente le manovre dei neocon americani: «I conservatori americani dalla linea dura argomentano dicendo che la Corea del Nord deve dare una spiegazione a proposito della denuncia fattagli, quando presenterà una dichiarazione di un programma nucleare. Così facendo, stanno cercando di influenzare i media, spingendoli dalla loro parte e mettendo un ostacolo agli sforzi per risolvere l’attuale disputa nucleare».

Nel marzo del 2008, ai colloqui di Ginevra tra Washington e P’yŏngyang, gli Stati Uniti hanno chiesto ufficialmente alla Corea di chiarificare sia l’ammontare esatto del plutonio prodotto, sia il sospetto programma di “Arricchimento dell’uranio” e, soprattutto, la partecipazione del governo dei Kim al sospetto programma nucleare siriano. Negli stessi giorni, Olmert, mentre era in visita in Giappone, dichiarava pubblicamente la complicità coreana nella costruzione dell’impianto siriano, e aggiungeva che «siamo preoccupati dalla proliferazione nucleare nordcoreana», e, sulla base di ciò, Washington ha potuto far pressione su una totale dichiarazione di complicità da parte di P’yŏngyang. Il 28 marzo, un altro portavoce del ministero degli esteri coreano ha risposto che «gli Stati Uniti continuano a ritardare la soluzione del problema nucleare insistendo su un qualcosa che non esiste». Ancora, sempre ai colloqui di Ginevra, mentre tra i due paesi un compromesso risultava ancora lontano, i coreani hanno dichiarato, sulla questione del sospetto scambio con la Siria, che tale fatto «non è mai accaduto nel passato, nel presente, e non accadrà mai in futuro». Durante tutta la durata dei colloqui, la posizione di P’yŏngyang è stata irremovibile.

Il 24 aprile del 2008, il governo di Washington ha rilasciato un documento che dimostrerebbe la cooperazione coreana con la Siria sull’energia atomica. Dana Perino, deputato statunitense, ha dichiarato che «siamo convinti, sulla base di varie informazioni, che la Corea del Nord abbia assistito la Siria in una serie di attività nucleari coperte. [...] Abbiamo buone ragioni per credere che il reattore che è stato danneggiato, prima di esser poi riparato, il 6 settembre dell’anno scorso, non era stato realizzato per propositi pacifici. Siamo da tempo preoccupati dal programma nucleare della Corea del Nord e dalle sua attività di proliferazione. La cooperazione nucleare clandestina della Corea del Nord con la Siria è una pericolosa manifestazione di queste attività». Oltre a queste dichiarazioni, e ad altre simili, l’intento della Casa Bianca era quello di far ammettere alla Corea popolare la sua proliferazione nucleare. Il 28, inoltre, agenzie occidentali hanno dichiarato che sarebbero morti 10 ingegnieri coreani nell’esplosione. Secondo una fonte dell’intelligence sudcoreana, riportata dai quotidiani occidentali, «più di 10 vittime erano agenti del 99° dipartimento sotto il ministero dell’industria delle munizioni del Partito del Lavoro di Corea». La stessa fonte ha anche aggiunto che alcuni coreani potrebbero essere sopravvissuti all’attacco israeliano, e che soldati coreani della 43ª Brigata Militare di Ingenieri erano presenti in Siria durante il periodo dell’Operazione “Orchard”.

Molti altri dati sarebbero emersi, anche in anni seguenti, su questo caso; nei primi di maggio del 2010, circolarono, su quotidiani occidentali, notizie secondo le quali la Siria sarebbe stata rifornita dalla Corea popolare con almeno 45 tonnellate di uranio arricchito, notizia comunque inverificabile. Il giornale “The Australian”, in un suo articolo del 10 gennaio 2011, ha poi scritto che «la Corea del Nord, con le sue illegali esportazioni di materiale nucleare alla Siria, all’Iran ed alla Birmania, riceve più di 100 milioni di dollari ogni anno».

L’alleanza antimperialista nel pantano della “primavera”: 2009 – 2013

La Repubblica Araba di Siria e la Repubblica Popolare Democratica di Corea, una volta uscite dalla polveriera dell’Operazione “Orchard”, non cessarono né ridussero la cooperazione, come si potrebbe pensare, ma anzi, l’approfondirono, diventando una vera e propria asse contro l’imperialismo. Tutto ciò lo si noterà meglio con la guerra civile siriana, emblematico caso di aggressione imperialista.

Oltre alla corrispondenza diplomatica, che si è strenuamente sviluppata negli ultimi anni, benché pecchi di un’eccessiva formalità, sono riprese anche le operazioni commerciali e militari. «Io, avvalendomi di quest’occasione, ti auguro sinceramente successo nel tuo lavoro di difesa della sovranità del paese e di ottenere una pace giusta e piena nel Medio oriente, ed al popolo amico siriano auguro un più grande progresso e prosperità», così esordiva Kim Jong Il nel suo messaggio di augurio a Bashar al-Asad, il 15 novembre 2009, per l’anniversario della “Rivoluzione correttiva”; una solidarietà che la Corea socialista ribadirà alla Siria anche qualche anno dopo, nei duri momenti dell’aggressione straniera.

Nel novembre del 2009, un altro scandalo travolgerà i due regimi, anche se il tutto sarà reso noto alle Nazioni Unite, ed al mondo, solo 2 anni dopo. Una nave proveniente dalla RPDC era stata fermata dalle autorità greche, ed essa conteneva ben 14.000 armi anti-chimiche. «Sembra che la nave fosse diretta a Latakia, in Siria», ha fatto notare un diplomatico greco. Dato che la guerra civile stava scoppiando nel paese, al tempo dell’annuncio della notizia nel novembre 2011, lo stesso diplomatico ha fatto notare che «c’è sempre maggiore preoccupazione perché sempre più violazioni sono state commesse in contrasto alle sanzioni che hanno coinvolto la Siria».

Un nuovo caso di sospetta cooperazione nel commercio di armi è avvenuto verso la fine del febbraio 2010, quando le autorità della Thailandia hanno bloccato due yatch, con tanto di bandiera italiana, provenienti dalla Corea popolare, pieni zeppi di armi, sospetta l’Occidente, per la Siria. Le autorità del paese del sud-est asiatico hanno riferito che si trattava di ben 35 tonnellate di armi, tra cui razzi e lanciagranate. La Thailandia ha riferito l’accaduto alle Nazioni Unite, prospettando che si potesse trattare di un carico diretto non solo alla Siria, ma anche ad Hezbollah e all’Iran. Lieberman, membro del Partito di Netanyahu, ha potuto dichiarare, durante una sua visita in Giappone, che «l’intenzione era di contrabbandare queste armi con Hezbollah e con Hamas» e che «questa cooperazione tra Corea del Nord e Siria non migliorerà la situazione economica di quei paesi». Sempre il politico di estrema destra, avrebbe affermato che «questa cooperazione mina la stabilità sia del sud-est asiatico sia del Medio oriente, e va contro ogni norma accettata nell’arena internazionale». Le autorità sudcoreane hanno aggiunto che si potrebbe trattare di materiale chimico ad uso militare; ma è difficile dimostrarlo. Il governo di Damasco ha comunque smentito il tutto.

Ma, nonostante le pressioni del regime sionista e di quello di Washington, la cooperazione tra i due paesi non è smossa di un millimetro, tanto che Mahmoud al-Abrashi, presidente dell’Assemblea Popolare Siriana, dirà, nel giugno del 2010, alla conferenza degli speaker a Ginevra:

«La Siria ringrazia molto il popolo coreano per avere esteso il suo supporto e la sua solidarietà alla causa del popolo siriano per la giustizia, e spero che i due parlamenti possano cooperare più vicini l’uno con l’altro nella lotta comune contro gli Stati Uniti in futuro, ed anche che le relazioni amichevoli tra i due paesi possano mantenersi buone».

Nell’agosto del 2010 si verifica un incontro ad alto livello tra i due paesi, ovvero la visita del nuovo ministro degli esteri coreano, Kim Hyong Jun, in Siria. I colloqui hanno sostanzialmente vertito su argomenti formali come il rafforzamento delle relazioni bilaterali, tuttavia ciò ha anche scosso notevolmente il mondo occidentale. In particolare il vicino regime sionista, che, sulla scia della retorica Bush-Obama, ha cominciato a vedere la Corea popolare come una “minaccia per la sicurezza”, soprattutto in virtù delle accuse che riguarderebbero un sospetto supporto nordcoreano ad Hamas, Iran ed Hezbollah, oltreché alla Siria stessa. Inoltre la visita avveniva poco dopo il sospetto affondamento della nave sudcoreana Cheonan, del quale è stato accusato P’yŏngyang. Secondo l’agenzia siriana SANA, Kim Hyong Jun ha potuto discutere col ministro degli esteri siriano, Walid al-Moallem, sul “consolidamento delle relazioni bilaterali dei due paesi”, e sugli “ultimi avvenimenti politici che possono interessare entrambi i paesi”.

Nel 2011 si verificheranno altri episodi molto sospetti, agli occhi occidentali, ma non prima che gli Stati Uniti rafforzassero le loro sanzioni; ad essere colpita è stata una banca siriana, “colpevole”, agli occhi di Washington, di essere stata compromessa nella cooperazione con la RPDC. Il Dipartimento del Tesoro Americano, nei primi di agosto del 2011, ha detto che la Banca di Commercio Siriana ha fornito servizi finanziari alla Banca di Commercio Coreana Tanchon, organizzazione inserita sulla lista nera perché accusata di proliferare “armi di distruzione di massa”. È stata sanzionata anche la Banca di Commercio Siriano-Libanese, con sede in Libano. David Cohen, Segretario per il Terrorismo e l’Intelligence Finanziaria, ha dichiarato:

«Esponendo la più grande banca commerciale siriana come agente per la proliferazione siriano-coreana, e prendendo di mira il più grande operatore di telefonia mobile in Siria per essere controllata da uno degli addetti più corrotti del regime, stiamo prendendo di mira l’infrastruttura finanziaria che sta aiutando a fornire supporto al (presidente Bashar) al-Asad ed alle attività illecite del suo regime».

Inutile dire che queste sanzioni sono stati dei tentativi per minare la sicurezza interna della Siria, che proprio in quei mesi ha visto lo scoppio delle proteste contro il governo di al-Asad.

Nei primi di novembre del 2011, è circolata su alcuni quotidiani occidentali ma anche orientali, la notizia secondo la quale, per riuscire a contrastare le proteste anti-governative, il governo di Damasco stesse facendo varie manovre per ottenere nuove forniture d’armi dalla Corea socialista; il Centro per Studi Scientifici e la Ricerca siriano, anch’esso sanzionato dagli Stati Uniti per attività “sospette”, avrebbe ricevuto istruzioni di creare nuove vie per il commercio di armamenti tra i due paesi. Secondo le stesse fonti anonime che hanno riportato la notizia, queste manovre del regime di Damasco sarebbero nient’altro che timori per un possibile intervento della NATO; ed il maggiore timore occidentale sarebbe proprio che le armi nordcoreane potessero essere usate contro gli oppositori di Asad, per convenzione chiamati “popolo siriano”, o, peggio ancora, finire nelle mani del gruppo sciita di Hezbollah. Le stesse fonti hanno aggiunto, infine, che erano già stati inviati in Siria vari tecnici coreani per controllare lo stato di sviluppo delle armi balistiche di Damasco (missili Scud-D), e che il supporto di P’yŏngyang starebbe diventando sempre più necessario.

Verso la fine del novembre 2011, un’altra storia compare sui quotidiani occidentali, stavolta la fonte è “die Welt”. La Corea avrebbe rifornito la Siria di acciaio ‘maraging’ e supporto tecnico che sarebbero stati usati in una fabbrica di missili sotterranea per produrre missili M-600. Questo tipo di acciaio sarebbe proibito per i paesi sotto sanzioni, e la fabbrica si sarebbe trovata presso Haaretz. Ma nessun altro dato è emerso, ed il tutto è rimasta pressoché una voce, senza ripercussioni per i due regimi.

La Corea socialista, per tutta la durata della Guerra civile siriana, non mancò mai di esprimere solidarietà al Presidente legittimo Bashar al-Asad e di cercare di rafforzare i legami economico-militari con la Repubblica Araba. Il 4 luglio, nell’incontro tra il primo ministro siriano, accompagnato dal ministro del commercio interno Qadri Jamal, e l’ambasciatore coreano a Damasco Choe Su Hon, quest’ultimo ha dichiarato che “il nostro paese è pronto a continuare e a dare impulso alla cooperazione tra Siria e RPDC nell’economia e nel commercio, sperando che la Siria possa riemergere presto dalla crisi e ristabilire la sicurezza e la stabilità in modo da affrettarsi per costruire il futuro”. A queste parole fanno eco le dichiarazioni di Jamil che ha “rilanciato l’espansione della cooperazione economica e culturale tra le due nazioni in tutti i campi per servire gli interessi dei nostri popoli”. Pochi giorni dopo, l’11, Choe Su Hon si è incontrato anche con il Ministro dei Trasporti siriano Mahmoud Said, ed in quell’occasione ha potuto sottolineare la necessità di rilanciare le relazioni, in questo caso, appunto, nel campo dei trasporti.

Quando morì Kim Jong Il, il 17 dicembre 2011, la Siria fu tra i primi paesi a rendere omaggio allo storico leader del paese asiatico, ed a congratularsi per l’assunzione della leadership di Kim Jong Un. Bashar al-Asad si è congratulato con Kim Jong Un sia il 2 gennaio che il 12 gennaio, dopo che il nuovo leader assunse i maggiori incarichi della Repubblica Popolare. Per l’occasione, il giornale al-Ba’ath ha ricordato, in data 25 gennaio, Kim Jong Il, in un articolo interamente dedicato alle sue gesta.

Per il 16 Febbraio 2012, anniversario della nascita di Kim Jong Il, il Partito Socialista Unitario Siriano ha dedicato allo scomparso leader vari articoli, tra cui: “La linea del Songun e Kim Jong Il”, che dichiarava che il Songun fosse un fattore base della politica della RPDC, per difendere la propria sovranità e proteggersi dagli Stati Uniti; e “Il socialismo vince se pone in evidenza le idee, e fallisce se le nega”, dove si mette in risalto il grande lavoro teorico ed ideologico di Kim Jong Il e la funzionalità della struttura del socialismo coreano.

Kim Yong Nam, storico ministro degli esteri della Repubblica Popolare Democratica di Corea, al summit del NAM (Movimento dei Non-Allineati), nell’estate del 2012, ha dichiarato, davanti a tutte le nazioni ivi presenti, il chiaro sostegno della Corea popolare alla causa antimperialista dei popoli arabi. Così si è espresso contro le sanzioni imperialiste:

«Gli atti di infrazione della sovranità, l’interferenza esterna e il cambio di regime nei paesi Non-Allineati sotto il pretesto dell’“anti-terrorismo”, dell’“intervento umanitario” e “di assicurare la pace” non possono essere giustificati in nessun modo e le sanzioni e le pressioni su paesi come Siria ed Iran devono essere fermate»

Davanti alle Nazioni Unite, il Ministro degli Esteri Pak Kil Yon ha poi ribadito le posizioni antimperialiste di P’yŏngyang, dichiarando, al 67° meeting generale, il 1 ottobre, che il conflitto in Siria era causato “da interferenze ingiustificabili, da pressione e dall’uso della forza che ha violato la sovranità della Siria e la sua integrità territoriale”. Il discorso di Pak, ben più lungo, si intrecciava anche sul diritto di non-interferenza nelle questioni nazionali da parte di stati esteri, e su una condanna delle pericolose azioni americane nel Medio oriente.

Nei primi di novembre del 2012, i due paesi aprono, a P’yŏngyang, il meeting congiunto siriano-coreano sulla cooperazione economica, scientifica e tecnica. Il meeting è stato presieduto da Kim Yong Nam e da Lubanah Mashouh, Ministro della Cultura. Kim Yong Nam ha espresso la sua assoluta fiducia personale, e del governo della RPDC, sul fatto che la Siria emergerà vittoriosa dalla crisi, grazie all’unità del popolo siriano e del suo esercito sotto la guida del presidente Bashar al-Asad. Entrambi i paesi hanno fatto presente la profondità delle relazioni strategiche, e la necessità di portarle ad un nuovo livello. Il governo siriano ha poi illustrato alla controparte coreana la grandezza del complotto contro la Siria, a cui partecipa l’Occidente, ovvero il regime sionista, gli Stati Uniti ed i suoi alleati regionali. In un altro contesto, Ahmad Arnous, uomo relativo al ministero degli esteri, e Kim Jang Hyun, hanno discusso su come rintuzzare i rapporti, con Arnous che ha delineato la complessità del complotto contro la Siria. Arnous ha spiegato il ruolo della Turchia, dell’Arabia Saudita, del Qatar, che, sotto le istruzioni americane, supportano gruppi di terroristi armati, ed il tutto per minare l’asse della resistenza in favore della Palestina. In cambio, il ministro degli esteri coreano ha spiegato la minaccia alla pace costituita dall’America e dai fantocci sudcoreani. Entrambi i paesi hanno convenuto acciocché i due paesi stessero vicini durante i forum internazionali e si sostenessero a vicenda, per poter trionfare sulle cospirazioni ordite contro di loro dai nemici esterni. I governi della Repubblica Araba di Siria e della Repubblica Popolare Democratica di Corea hanno poi firmato vari tipi di accordi, di memorandum di comprensione e di programmi comuni per la protezione ambientale, per la creazione di free zone, per la ricerca scientifica e culturale, per il turismo, per i servizi d’informazione, per le comunicazioni e la programmazione. Gli accordi, firmati dopo la seconda sessione del meeting congiunto, includono un accordo per la cooperazione, nel quale si inserisce uno scambio di esperti nelle ricerche agricole-scientifiche, particolarmente per la produzione di grano, cotone, frumento, orzo, mais giallo, alberi da frutto, piante medicinali ed aromatiche. Le due parti hanno firmato anche un protocollo per la seconda sessione del Comitato congiunto ed il primo programma esecutivo per l’accordo, del 2009, sulla cooperazione turistica; sono stati inoltre firmati programmi esecutivi sui servizi di informazione, sulle comunicazioni, sullo sviluppo di un software open-source e sulla sicurezza delle informazioni. I firmatari, oltre ai già citati Mashouh e Arnous, erano, dal lato coreano, il Ministro del Commercio Estero Ri Ryong Nam ed il Ministro del Territorio e della Conservazione Ambientale Kim Chang Ryong.

A metà novembre 2012, viene reso noto che, nel maggio precedente, era stata fermata una nave cinese, diretta verso la Siria, contenente materiale proveniente, si sospetta, dalla Corea popolare. Il materiale era costituito da 445 cilindri di grafite, utilizzabili in programmi militari e missilistici. La nave era stata fermata dalle autorità della Corea del Sud a Busan, e le stesse autorità hanno reso noto che questi cilindri sarebbero stati poi utilizzati per delle centrali elettriche siriane. Vari diplomatici hanno dichiarato che il tutto era stato gestito da compagnie commerciali nordcoreane, ed è scoppiato lo scandalo, dato che sia la Siria che la Corea socialista erano (e sono) paesi su cui gravano sanzioni, per le quali non è permesso il commercio di simili prodotti. Tuttavia, non si è intervenuti.

Nel giugno del 2013, l’Osservatorio Siriano dei Diritti Umani, storico portavoce dei fantocci dell’opposizione siriana, ha informato il giornale sudcoreano “Chosun Ilbo” delle attività “nefaste” del governo di P’yŏngyang nel conflitto. Secondo il rapporto, ufficiali nordcoreani erano “dispiegati in un numero di aree, inclusi nella difesa delle fabbriche nel sud-est di Aleppo ed a fianco delle forze regolari nelle città”. Rami Abdul Rahman, autore del rapporto, ha riportato poi che «forniscono supporto logistico ed aiutano con piani per le operazioni militari», e «controllano i bombardamenti dell’artiglieria dell’esercito regolare».

Il 10 luglio 2013, il Ministero degli esteri della Repubblica Popolare Democratica di Corea ribadisce il pieno sostegno al legittimo governo siriano. Pak Ui Chun, Ministro degli Esteri, ha sottolineato che la Corea segue con attenzione ciò che sta accadendo in Siria e la cospirazione contro di essa, ribadendo la solidarietà ed il sostegno del suo paese al popolo e all’esercito della Siria. Pak ha espresso la sua soddisfazione per le vittorie dell’esercito lealista contro i gruppi terroristi, il tutto durante un incontro con Haitham Saad, incaricato d’affari siriani a P’yŏngyang.

Il 25 luglio del 2013, nel 60° anniversario della vittoria della Lotta per la Liberazione della Patria (1950-1953), Kim Jong Un in persona, Primo Segretario del Partito del Lavoro di Corea, Presidente della Commissione di Difesa Nazionale della RPDC e Comandante Supremo dell’Esercito Popolare Coreano, ha ricevuto una delegazione della Repubblica Araba di Siria guidata da Abdullah al-Ahmar, vice segretario generale del Partito Ba’ath.

Kim Jong Un ha espresso i suoi saluti al presidente Bashar al-Asad e al popolo siriano, notando che la partecipazione siriana alle celebrazioni per il 60° anniversario della vittoria del popolo coreano nella grande Lotta di Liberazione della Patria costituisce un grande incoraggiamento per il popolo della Corea Democratica. Inoltre, Kim ha espresso la condanna di ogni forma d’ingerenza straniera dall’imperialismo internazionale negli affari interni della Siria, avvertendo che, se l’aggressione contro la Siria continua, trascinerà l’intero Medio Oriente in un conflitto di gravi conseguenze in grado di minacciare la pace e la sicurezza internazionale.

Egli, comunque, ha espresso la fiducia del suo paese nel fatto che la Siria uscirà dalla crisi vittoriosa grazie all’unità tra il popolo, l’esercito e la leadership della nazione araba. Il Segretario Generale siriano, da parte sua, ha trasmesso il saluto del presidente al-Asad a Kim ed al popolo coreano, ed ha espresso l’apprezzamento della Siria per il sostegno della Corea democratica alle cause arabe, in particolare a quelle della Palestina e del Golan siriano occupato.

Al-Ahmar ha anche espresso il sostegno della Siria al legittimo diritto della Corea democratica di possedere energia nucleare pacifica per lo sviluppo e il progresso della società, e di unificare la penisola coreana.

Alla riunione hanno inoltre partecipato il Segretario del Comitato Centrale del Partito del Lavoro della Corea democratica e il Primo vice ministro degli affari esteri coreano. Il tutto si è concluso con una visita della Corea socialista.

1 http://www.youtube.com/watch?v=bsz8NWLQxJU dal minuto 36:59.

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