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Storia dell’ebreo errante. Parte terza: le crociate.

Da Aquilanonvedente

ebreo erranteParte prima: la dispersione e l’esilio.

Parte seconda: gli ebrei nell’età imperiale e nell’alto medioevo.

Diciamocelo subito: quello delle crociate non è stato un bel periodo per gli ebrei (ammesso che ve ne sia stato uno).

A scuola ci hanno insegnato che verso la fine del XII secolo indomiti cavalieri vestiti con il segno della croce e benedetti dai Papi si misero in marcia verso la terra santa, per strapparli agli infedeli e riportarli sotto le vestigia della cristianità. Poi abbiamo capito che le motivazioni religiose erano soltanto una scusa e che forse i cosiddetti “infedeli” non erano molto peggio dei crociati.

Quello che si sono ben guardati dall’insegnarci, però, è che l’inizio delle crociate coincide con una campagna di denigrazione e persecuzione nei confronti degli ebrei che diventa sistematica. A loro si pone un’alternativa:battesimo o morte.

Le truppe dei crociati che partono dalla Francia si muovono lungo la valle del Reno, dove le comunità ebraiche sono numerose. L’imperatore tedesco Enrico IV nel 1095 aveva promulgato un editto che proibiva il battesimo forzato, ma le armate crociate si muovevano con forza travolgente. Vi furono massacri, battesimi forzati, suicidi di massa. L’imperatore Enrico IV dovette intervenire nel 1103, facendo giurare a principi e borghesi che la popolazione ebraica non sarebbe stata più maltrattata e dichiarò illegittimi i battsimi forzati, attirandosi i fulmini del papa Clemente III.

Queste persecuzioni colpirono numerose comunità ebraiche in Europa, ma soprattutto in Francia e in Germania. La seconda crociata del 1146 fu preparata meglio, ma non per questo non causò altri didordini antiebraici.

Ma è in questo periodo che avviene un altro fattaccio: gli ebrei vengono accusati di omicidio rituale. In Inghilterra un ragazzo venne trovato ucciso alla vigilia del venerdì santo e la colpa venne data agli ebrei. L’accusa non venne mai provata, ma le reliquie del ragazzo diventarono oggetto di pellegrinaggio per secoli.

L’accusa si delineò con precisione dopo alcuni altri omicidi: gli ebrei durante la settimana santa, per irridere la crocifissione di Gesù, infliggevano lo stesso supplizio a bambini cristiani e profanavano anche ostie consacrate.

Le condizioni di vita degli ebrei in Francia e in Germania peggiorarono. Nell’Italia del sud i normanni garantivano loro una larga autonomia, mentre i bizantini proseguivano con le antiche interdizioni: niente impieghi pubblici e proibizione di montare a cavallo. In inghilterra la follia religiosa non si era impadronita della popolazione.

Nel novembre 1215 il concilio lateranense rinnovò le antiche restrizioni contro gli ebrei, aggiungendone una nuova: il divieto di prestare denaro ai cristiani a tasso troppo elevato. La Chiesa considerava riprovevole qualsiasi prestito, non tenendo conto delle nuove esigenze economiche e finanziarie del tempo.

Ma questo concilio adottò anche una misura che non era una novità assoluta, ma che per la prima volta doveva essere adottata su vasta scala:

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l’obbligo per gli ebrei, a partire dai dodici anni, di portare in tutti i paesi cristiani un segno che li distinguesse dal resto della popolazione. La Chiesa giustificò questo marchio sostenendo che la legge di Mosè aveva prescritto agli ebrei di distinguersi dagli altri popoli. Al marchio era possibile sfuggire soltanto dopo la conversione. Ogni Stato discusse sulla forma, sulle caratteristiche e sul colore del marchio: in Francia fu il tondo giallo, in Germania e Austria un cappello Giallo o rosso,

La caccia agli ebrei, i nemici di Cristo, a partire dal XIII secolo divenne un fatto abituale. Le persecuzioni non nacquero da contrasti tra le popolazioni cristiane e le minoranze ebraiche, ma furono il frutto di una lunga campagna di propaganda voluta dalle autorità ecclesiastiche e dal papato. Ben presto il tribunale dell’inquisizione, rivolto in primo luogo contro gli eretici, inizierà a occuparsi anche degli ebrei.

E’ in questo periodo che si sviluppa l’accusa nei confronti degli ebrei di omicidio rituale, poi quella di avvelenamento dei pozzi in combutta con i saraceni, poi ancora di diffondere il morbo della peste nera che dal 1347 per tre anni provocò in Europa 42 milioni di morti.

Nel XIV secolo si afferma la leggenda (che arriverà fino al ventesimo secolo) che gli ebrei si servono di sangue cristiano nella cottura del pane azzimo e la Chiesa riconosce a più riprese i miracoli fioriti intorno alle asserite vittime degli ebrei.

La durezza dei secoli medievali cambiò la mentalità e la sensibilità politica degli ebrei. Subirono dapprima le conseguenze delle spedizioni militari per riconquistare Gerusalemme; poi soffrirono i contraccolpi delle lotte tra il papa e i principi; infine furono sottoposti a continue restrizioni, costretti dalla società a esercitare il prestito a interesse con un distintivo cucito addosso e accusati di orribili omicidi rituali. La loro eliminazione era vista come un atto di devozione a Dio e di purificazione.

Proprio in quegli anni Boccaccio racconta la novella dei tre anelli: un padre possedeva un anello bellissimo e prezioso che, nella sua famiglia, veniva lasciato al figlio maggiore, che ne diveniva l’erede. Questo padre aveva tre figli e, amandoli tutti allo stesso modo, non ne voleva privilegiare alcuno. Allora fece fare in segreto due copie perfette dell’anello. Quando morì, ognuno dei figli ricevette un anello e pensò di essere il prescelto, ma nessuno riuscì mai a sapere quale fosse l’anello vero. Così, per analogia, i fedeli delle tre grandi religioni monoteistiche credono di essere i soli depositari della verità rivelata.

In tempi di oscurantismo, Boccaccio offre un raggio di luce e rivaluta la fede nell’uomo, al di là delle differenze. Non a caso questa sua novella fu ripresa, secoli dopo, nel periodo dei Lumi (e questa è una di quelle parole che meritano di essere scritte con la maiuscola).

Se non trovi le parole…



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