Recentemente la Cgia di Mestre ha osservato come l'
IVA, l'imposta sul Valore Aggiunto, sia passata dal 12% all'attuale 21%. Nove punti percentuali in 40 anni sembrano tanti e, come affermato sul
comunicato stampa, costituiscono un
piccolo record tra le grandi nazioni della zona euro. Bisogna considerare però che l'IVA, introdotta nel 1973, sostituiva un'altra imposta, l'
IGE (imposta generale sulle entrate) la quale, a sua volta, dal 1940 ne sostituiva un'altra, l'imposta unica sugli scambi commerciali. L'IGE, pur con un'aliquota inferiore a quella dell'IVA, era ritenuta un'imposta dal
carattere distorsivo perchè non essendo deducibile da parte di fabbricanti e commercianti era considerata insieme alla parte imponibile e faceva aumentare il prezzo dei beni ad ogni passaggio. Diversamente dall'IGE l'IVA ricade unicamente sul consumatore, visto che la filiera produttiva può compensare l'imposta a credito con quella a debito.
A parte queste considerazioni è da osservare il lento ma inesorabile effetto dell'IVA che, pur non essendo così distorsivo come l'IGE, i suoi effetti recessivi è comunque in grado di manifestarli. Ecco la storia delle aliquote IVA dal 1973 ai giorni nostri (basata sulla voce omonima di
it.wikipedia):
- 1973 - 12%
- 1977 - 14%
- 1980 - 15%
- 1982 - 18%
- 1988 - 19%
- 1997 - 20%
- 2011 - 21%
E questa è una più breve storia delle aliquote dell'IGE (basata sulla voce omonima di
it.wikipedia):
- 1963 - 3,30%
- 1964 - 3,30%
- 1966 - 4,00%
- 1968 - 4,00%
- 1969 - 4,00%
- 1971 - 4,00%
- 1972 - 4,00%
Interessante è anche il confronto con le aliquote ordinarie presenti in alcuni Stati europei (si consulti la voce di it.wikipedia citata per l'IVA per un confronto di più ampio respiro):
- Austria - 20%
- Belgio - 21%
- Danimarca - 25%
- Finlandia - 24%
- Francia - 19,6%
- Germania - 19%
- Grecia - 23%
- Irlanda - 23%
- Lussemburgo - 15%
- Olanda - 21%
- Polonia - 23%
- Portogallo - 23%
- Regno Unito - 20%
- Romania - 24%
- Spagna - 21%
- Svezia - 25%
- Ungheria - 27%