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Storia di Denise /Uno sguardo d'amore

Creato il 28 dicembre 2013 da Marianna06

 

  

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Il racconto della storia di Denise è di Gianni Martinetto, un medico volontario in Africa occidentale.

Martinetto che ha fatto parte , anni addietro, di un gruppo missionario di Merano, conosce Denise per caso prestando, appunto, servizio quale sanitario nel Benin.

La vicenda(ce ne sono tante di analoghe che potrebbero essere raccontate e non si finirebbe più) è la dimostrazione semplicissima, semmai, che uno sguardo d’amore può molto.

Anzi, può tutto.

E che esso (se si vuole) può restituire un’esistenza  di normalità a chi, nel proprio villaggio, è stata allontanata dalla comunità e tacciata  di stregoneria solo perché, senza colpa alcuna,è  nata magari, a suo tempo, con una malformazione congenita.

E ciò accade, anche oggi, e più spesso di quanto non s’immagini.

In questo il féticheur è irremovibile. Il deforme va bandito dalla comunità di villaggio, perché porta male.

E i genitori, per quanto amino il proprio figlio, sono costretti ad obbedire.

Quando il medico incontra Denise, la ragazza, la protagonista della nostra storia, ha già quattordici anni. E’ carina, è  gentile nei modi e, soprattutto, è molto intelligente.

Ma il suo handicap è quello di essere nata con sei dita nei piedi.

E questo non solo non  la fa sentire a proprio agio e , perciò “diversa” , ma non le ha neanche consentito di frequentare la scuola come tutti i suoi coetanei, dove compagni e compagne la deridevano.

Dopo il primo incontro tra Denise e il sanitario italiano, un incontro di routine come tanti in circostanze del genere, trascorrono poi dei  mesi in cui  i due ovviamente non hanno più modo di venire a contatto.

Sempre opera della casualità, un bel giorno, nel corso di uno spostamento da un villaggio ad un altro, insieme ai colleghi e sempre per ragioni di lavoro, il dottore “bianco”, inaspettatamente, reincontra, in piena brousse , Denise,  in quello che si dice un  “posto di ristoro”.

Alla ragazza quell’apparizione appare come un autentico miracolo e dopo, un saluto caloroso, Martinetto non tarda a rendersi conto che Denise è lì perché è stata venduta  come schiava al padrone della baracca.

Con qualcosa che oggi sarebbero meno di 50 euro, mano alla tasca, il” nostro” e i colleghi ottengono di riscattare Denise che,  condotta qualche giorno dopo all’ospedale di Tanguieta, con una modica cifra, raccolta dagli amici italiani, è subito operata.

E l’intervento, peraltro riuscitissimo, restituisce alla ragazza quella dignità che una sciocca superstizione, antico e assurdo retaggio culturale, le aveva sottratto,  consegnandola alla sofferenza e al disprezzo della gente.

Oggi Denise è una donna adulta, sposata e madre di famiglia e, quando ricorda ciò che le è accaduto, non può fare a meno di ripetere a se stessa :”Dio è grande”.

Ma grandi ,o meglio di “cuore grande”, io aggiungo, sono anche tutti coloro, uomini e donne, disponibili a prestare  la propria opera, fosse anche per un limitato lasso di tempo. 

E che lo fanno disinteressatamente, soltanto per amore dell’  “altro”, del fratello o della sorella, che ha più bisogno e che, per dignità, non sempre chiede.

Riflettiamoci,specie se siamo giovani. E se siamo nelle condizioni di poterlo fare.

Volontario è bello. Quale che sia la "nostra" professionalità.

Dare "amore" equivale, comunque, a riceverne il centuplo. Non dimentichiamolo.

  

   a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

 

  

 


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