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“Storia di Irene” di Erri De Luca: il mare è un utero cosmico

Creato il 24 gennaio 2016 da Alessiamocci

“Storia di Irene” è una trilogia di Erri De Luca edita da Feltrinelli nel 2013.

Erri De Luca ci racconta storie di mare.

Storie di distese di acqua salata che cullano, che ingravidano, che salvano, che inghiottono.

Storie che si concedono all’uomo di parole come messaggi dentro una bottiglia che attraverserà l’oceano.

Versi che si fingono frasi per dar vita ad prosa poetica dolce come burro e affilata come lama di coltello che affonda senza pietà, mettendo a nudo l’aridità di un mondo senza miti e memorie, senza canti e senza preghiere.

Un mondo asciutto e infecondo. Terra senza seme, condannata dalla siccità di poesia.

La trilogia di Erri De Luca ha l’intento di spingerci a caccia di simboli, a pesca, per l’esattezza.

La prima storia è la chiave di lettura delle due seguenti: narra di una fanciulla orfana cresciuta dai delfini, che dagli abitanti della sua isola, non a caso greca, è respinta perché sordomuta ed incinta a soli quattordici anni, mentre nel mare è una sirena, creatura anfibia dalle mille leggende e dai mille segreti.

La seconda storia mette in scena il padre dello scrittore, che trova la salvezza per mare durante la guerra; la terza, infine, ci presenta la struggente figura di un vecchio e ci porta a riflettere sul senso dell’Uomo.

Esaminiamo alcuni simboli eloquenti.

Il mare, dove, secondo le teorie evoluzioniste, la vita ebbe inizio; liquido amniotico del cosmo, liquido che nutre gli spermatozoi in attesa dell’uovo ancestrale.

La sirena, oggi identificata con una creatura metà donna metà pesce, in origine, fino a tutto il Medioevo, era bicaudata, ossia con due estremità che, tenute divaricate, mostravano l’organo genitale femmineo. Così appare anche sui bassorilievi delle antiche Chiese, per assolvere ad una funzione apotropaica.

La stalla, che rimanda immediatamente al luogo in cui, secondo il racconto evangelico di Luca (non a caso proprio Luca), la Vergine partorì il Salvatore del mondo. Da una stalla, appunto, coadiuvato anche da un compagno ebreo, il padre dello scrittore inizia il suo iter di salvezza che culminerà in mare e lo porterà, poi, a vivere e generare.

La mandorla, descritta da De Luca “una conchiglia con due valve sigillate”, che viene accolta come “un’ostia sulla lingua”, è un riferimento all’antica aureola che circondava il capo di antiche Madonne e Sante, allusiva, per la forma, alla vagina.

Il mare è, dunque, madre e femmina. Madre che partorisce infinite volte, dove la morte è solo passaggio, come la nascita. Dove soltanto, nel cuore blu degli abissi senza lotta, vive “Irene”, la pace perfetta.

«Un poeta ha scritto: “C’è competizione nel caos, una cosa molto stupida”. Nient’affatto: la rissa per vivere, la corsa degli spermatozoi fino alla scomposta salvezza da un naufragio, era fuga, furia, affanno, fortuna e molto di più, ma stupida no».

Written by Emma Fenu


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