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Storia di Tonina: 20 anni, 4 figli, 2 aborti, 1 sogno: il Grande Fratello

Creato il 30 maggio 2012 da Massimoconsorti @massimoconsorti

Storia di Tonina. 20 anni. 4 figli. 2 aborti. 1 sogno: il Grande Fratello

Vola... Scampia

Tonina è molto bella: “Dottò, se scrivete il mio nome scrivete Tonya, co’ la icsilon”. Non sembra che abbia partorito 4 figli. Ha un fisico da modella con il seno abbondante, due occhi neri che sembrano ossidiane, dita lunghe e unghie smaltate color fucsia con diamantini che brillano come scintille. Non vuole farsi riprendere il viso nonostante ne abbia uno perfetto. Non per paura che qualcuno potrebbe riconoscerla, perché la bocca, dopo un trattamento di pugni e schiaffi e l’arcata dentale superiore saltata, non ha più lo stesso appeal. La storia di Tonya è simile a quella di molte ragazze napoletane alle quali madre natura ha dato tutto e forse qualcosa in più. È talmente bella che a 14 anni attira lo sguardo affatto casto del figlio di un “capo”. La famiglia di Tonya (con la icsilon) non è ricca, anzi, e per una ragazzina di 14 anni trovare un ventenne che gira in Alfa rossa è quasi un sogno. Se poi la porta al Gran Caffè Gambrinus per una sfogliatella e un cappuccino con il cuoricino, in giro per negozi a comprare abiti griffati e nella sua villa a fare il bagno in piscina, il risultato di metterla incinta subito, dopo uno sguardo più intenso, è facile e immediato. Tonya (con la icsilon) è sempre più bella e la pensata di farle fare un figlio dietro l’altro per “toglierla dal mercato” dei corteggiamenti, sembra la più logica per l’ambiente che la ospita e per il rispetto che si deve al figlio del “capo”. A 18 anni ne ha tre e un aborto spontaneo, anche se ci dice che forse tanto spontaneo non lo è stato visto che il marito, ingelosito, l’ha riempita di pugni nella pancia dopo una serata nella quale Tonya è stata il centro dell’attenzione dei maschi del clan. Ma l’amore del figlio del “capo” è grande e si fa perdonare le botte mettendola incinta un’altra volta. Così Tonya (con la icsilon) non esce più di casa e trascorre il suo tempo davanti alla tv. “Il Grande Fratello” l’affascina, l’idea di entrare a far parte di quell’allegra combriccola inizia a tormentarla. Tonya sa che il suo è un sogno irrealizzabile, sognare però non costa nulla, alla fine allevia, anche se di poco, il pensiero che a sgambettarle intorno sono quattro marmocchi dei quali non ricorda manco i nomi visto che a darglieli è stata la suocera. L’idea si fa però progetto quando il marito viene arrestato. Andare in giro con due chili di coca nel bagagliaio dell’Alfa rossa non si può. Appellarsi all’uso personale non sembra un’ipotesi percorribile perché neppure il più compiacente dei giudici potrebbe avvalorarla. Il figlio del “capo” finisce dentro, una condanna a quattro anni per detenzione e spaccio non è una fesseria. Tonya (con la icsilon) si sente allora libera di inseguire i suoi sogni e scrive al “Grande Fratello”. Nasconde la cosa a tutti, comprese le sue migliori amiche e quella stronza della suocera che continua a tenerla sotto controllo manco fosse una kapò. Lo dice però alla madre che, “core de mammà” decide di darle il suo appoggio. La lettera di convocazione per il provino arriva proprio a casa di mammà, troppo pericoloso dare il suo indirizzo. Le due si ingegnano, inventano un mare di balle e alla fine Tonya va. Piace. Si pone bene. Ignorante com’è fa tenerezza e il suo fisico, dono di madre natura, fa il resto. La selezione finale alla quale viene ammessa si tiene però a Milano. Come potrebbe Tonya andare a Milano senza dire nulla e poi, se dovesse essere scelta, come potrebbe giustificare un’assenza di mesi e mesi da casa... Prende il coraggio a due mani e una sera parla con la kapò. Le racconta tutto senza che dalla bocca della suocera esca una parola. Alla fine c’è solo un mezzo sorriso che a Tonya fa più paura di un no. E infatti. Due giorni prima di partire, lo “zio” in persona va a trovarla. Non è solo e quella non è una visita di “in bocca al lupo” per la trasmissione. La prendono in tre e, mentre uno la tiene alle spalle serrandole le braccia, gli altri due si accaniscono sulla sua bocca e le fracassano i denti. Non un pugno sugli zigomi, non uno sugli occhi. Solo sulla bocca, l’indispensabile per un danno non riparabile in poco tempo. Tonya non si sente né violata né maltrattata, solo profondamente ferita nei suoi sogni, distrutti con una serie impressionante di cazzotti che le si stampano sulle labbra. La rabbia che l’assale è totale, disperante. Non appena i gentiluomini se ne vanno, lasciandola a terra in una pozza di sangue, Tonya si rende conto che può fare solo una cosa. Si infila un giubbetto, si mette un asciugamano sulla bocca e va dritta al commissariato. Lì denuncia i suoi aggressori, “zio” compreso che finisce in galera non per detenzione e spaccio, non per traffico d’armi, non per omicidio o ricatto o corruzione o strozzinaggio, solo per aver ordinato ai suoi sgherri di picchiare una ragazza per impedirle di partecipare al “Grande Fratello”. L’accusa di tentato omicidio gli farà raggiungere il figlio in prigione almeno per un po’, il tempo necessario a Tonya di rivolgersi ai servizi sociali, di prendere con sé i figli, di curarsi dal secondo aborto della sua vita e di provare a vivere una vita diversa protetta stavolta dallo Stato e non da una kapò. A una ragazza come Tonya ("Dottò se scrivete il mio nome scrivetelo co' la icsilon"), si può togliere tutto anche i figli e la dignità. Ma i sogni no. Soprattutto quello di partecipare al Grande Fratello perché Tonya, alla fine, si incazza.


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