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STORIA DI UN MELANGOLO ( terza parte)

Da Teoderica
STORIA DI UN MELANGOLO ( terza parte)
 Mio fratello, si innamorò perdutamente di una ragazza romana, fui invitata al suo matrimonio tenutosi a Roma, qui reincontrai il melangolo, abitando io al nord, il  melangolo proprio non esiste qua, ed anche le arance, sì ci sono, a quintalate,  ma non certo sull'albero.
La cerimonia si svolse nella severa, spoglia, luminosa e spagnoleggiante chiesa di Santa Sabina, mio fratello cercava un legame fra Ravenna e Roma, lo trovò in questa chiesa sorretta da Domenicani sin dal 1222, Dante sepolto a Ravenna studiò dai Domenicani, esaltandoli nel suo Capolavoro. 
Anch'io ho come Dante una passione per i Domenicani, così discorrendo con uno di loro sono venuta a  conoscenza di una bomba presente nella chiesa, la cosiddetta "bomba" di San Domenico
L’immaginario del popolo romano fece nascere la credenza che l’antica basilica, come tutte le chiese sorte sopra i templi pagani, fosse presa di mira dai diavoli. Poco dopo l’ingresso, in un angolo a sinistra su una colonna, c’è una pietra ovale di basalto nero con tre fori, nota come la bomba di San Domenico.
Secondo la tradizione, la pietra fu scagliata da un Satana infuriato contro Domenico di Guzman, fondatore dell’ordine domenicano, che era solito pregare sopra un sepolcro-altare che conteneva le ossa di alcuni martiri. La pietra colpì il sarcofago e ancora oggi sono visibili i fori provocati dalle dita fiammeggianti del diavolo. In realtà la pietra è probabilmente un peso di una bilancia romana o una macina di mulino rinvenuta nei sotterranei della chiesa.
Accanto alla chiesa una terrazza/giardino con una vista mozzafiato sulla Città Eterna, con tanti alberi di  Melangolo, li riconobbi subito, i frutti sono più tosti e corposi, con un colore  più vivo di quello delle arance. 
Il giardino deve le origini del suo nome, Giardino degli Aranci, alle leggende nate intorno alla vita di San Domenico di Guzman, fondatore dell'ordine dei Domenicani che visse e operò nel monastero.
Così, un arancio nel giardino del chiostro, ancora visibile da una apertura nella navata, è proprio quello che il Santo aveva portato dalla Spagna.
La leggenda narra che da quell'albero Santa Caterina abbia colto le arance donate a papa Urbano VI, candite. La pianta conserva ancora un che di miracoloso: nonostante sia ormai secco, un altro albero è cresciuto sui suoi resti e continua a fare frutti! Così l'orto del convento divenne "Il Parco degli Aranci", e numerosi sono ora gli alberi, che producono arance amare, piantati per decorare il giardino.
E così il melangolo è tornato a farmi visita e voi credeteci o no come bomboniera ho ricevuto, fra i tanti alberelli in ceramica che erano il dono scelto per gli ospiti dagli sposi, di melangolo, di pero, melo, limone ecc., un alberello di melangolo, l'ho messo tra i miei libri, e sappiate che non ho barato perchè i doni  erano  in scatole di cartone , incartate e infiocchettate.
immagine di Teoderica

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