Magazine Diario personale

Storia di una casa (#22)

Da Snake788

- 22 -

Nonostante la sua età sfiorasse i trent’anni, Francesco sembrava un ragazzino. Aveva la corporatura piccola, legittimamente proporzionata alla sua statura. Infatti, era più basso di me di almeno una ventina di centimetri. Sulla testa aveva un buffo groviglio di capelli. Un ciuffo alto e riccioluto dominava la fronte e andava scemando all’indietro, calmandosi e lisciandosi sui lati. Il naso invece era un’entità a parte. Era grosso e pronunciato con due larghi buchi sui lati. Si stagliava dal volto in tutta la sua lunghezza.

E sbaaaaaaaamm

Nel gesto istintivo di presentarsi e porgermi frettolosamente la mano, Francesco lasciò andare la maniglia allungata del suo pesantissimo trolley che, rovinando al suolo, fece un rumore sordo. Subito strizzai gli occhi e li riaprii pian piano.
-   Mannaggia sto coso! – disse chinandosi a raccoglierlo.
-   Aspetta che ti aiuto… -
Mi avvicinai a lui e vidi che nell’ascensore era rimasta un’altra valigia, più piccola della prima. La presi e insieme, uno dopo l’altro entrammo in casa. Francesco appoggiò il trolley al muro e si guardò intorno. Fece un rapido giro di capo, cercando di ampliare la sua visuale in tutte le stanze. Subito mi chiese: – La mia qual è? –
-   Guarda, è questa qui… – risposi indicandogli la porta davanti a lui.
Abbassò lentamente la maniglia e con la stessa lentezza aprì la porta in legno. Poggiai l’altra valigia accanto alla sua e lo seguii nella stanza. Lo vidi osservare silenzioso ogni cosa. Posò lo sguardo sui letti; poi sull’armadio, sul divano e infine andò alla finestra per costatarne la vista, ma la notte glielo permise ben poco.
Si girò verso di me e con un sorriso un po’ stiracchiato, mi disse: – Sembra carina… -
Ma sembrò poco convinto nella sua affermazione. Forse si aspettava qualcosa in più in quella camera. Non dissi niente. Tenni per me i miei dubbi per congetture future.
Lo accompagnai a vedere il resto della casa. Gli mostrai prima la cucina e poi il bagno. Gli piacquero entrambi. Soprattutto quest’ultimo cui riservò un’attenta ispezione. Gli diedi tutti i dettagli del contratto e tutte le informazioni che mi aveva dato la proprietaria. Gli raccontai anche dell’attenta descrizione e della minuziosa precisione con cui mi aveva descritto tutto. Francesco ascoltava curioso. Non mi staccava mai gli occhi di dosso. Forse voleva conoscermi un po’ di più anche lui. La dovuta convivenza era reciproca, sia per me che per lui, ed entrambi volevamo scoprire nell’altro dettagli che le bocche non avrebbero mai rivelato.
Francesco tornò nella sua camera mentre io mi fermai sullo stipite a osservarlo. Quella stanza ormai era diventata sua da quando aveva acceso l’interruttore della luce, ed entrare senza permesso mi sembrava ineducato.
Il trolley era disteso sul parquet e aspettava qualcuno che avrebbe dato sollievo alle stiracchiate cerniere laterali. Francesco si chinò e con un rapido gesto aprì la valigia. Non so perché ma la mia mente immaginò uno scoppiettare vestiti aggrovigliati per tutta la stanza. Invece non fu così. Da com’erano disposti i panni, capii che Francesco era una persona ordinata e scrupolosa. Quasi mi vergognavo a pensare che nell’altra camera c’era il mio trolley ancora a terra in cui dentro, qualcuno d’ignoto, aveva piazzato una granata innescata prima che lo chiudessi. Il mio coinquilino invece con un’accuratezza chirurgica, pescava i vestiti piegati e li disponeva in fila sul divano dietro di se. Faceva tutto in modo silenzioso tanto che mi bloccai, quando le mie labbra stavano per interrompere quella calma. Volevo riallacciare la conversazione ma vedere quel ragazzo lì, che metteva a posto la sua valigia, mi fece pensare a me stesso e alla stessa scena che avevo svolto anch’io qualche ora prima. Così, silenziosamente mi allontanai dalla sua porta e tornai nella mia stanza.


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