Magazine Diario personale

Storia di una casa (#36)

Da Snake788

Storia di una casa 36 copia

2007/2008

- 36 -

-  Pronto… -
-  Ciao, chiamo per l’annuncio della camera doppia… è ancora disponibile? -
-  Sì… -
Al telefono, una voce maschile mi sciorinava domande su ogni dettaglio dell’annuncio che avevo piazzato in giro per la città. Con svogliata pazienza gli stavo dietro, rispondendo cortesemente a ogni quesito. Non era la prima chiamata che ricevevo, già altre conversazioni simili si erano svolte nella mia stanza, attraverso quell’apparecchio. E tutte si erano risolte in un nulla di fatto. Avevo il taccuino pieno di probabili appuntamenti e di molte cancellazioni.
Sembrava che quella camera non la volesse nessuno, esponendomi a un bel problema con la proprietaria. Infatti, se da un lato ricevevo chiamate di probabili affittuari, dall’altro avevo la proprietaria dell’appartamento che chiedeva inutili aggiornamenti sulla situazione. Ed entrambi tiravano verso le proprie posizioni, con me esattamente nel mezzo.
E mi restava il duro compito di rassicurare tutti: l’impaziente proprietaria, l’ansioso padre e l’ostinato me stesso che non si decideva ad ammettere la scontata realtà:
“Se non l’affitta nessuno sei nella merda, Ciro!”
Avrei dovuto pagare l’intero importo dell’affitto del trilocale, da solo, in qualità di unico intestatario del contratto. Ma più che i soldi persi mi preoccupava un altro aspetto: mio padre. Quell’uomo era spesso dedito a rinfacciare quanto io sia incapace a cavarmela da solo; e questa storia sarebbe stata un’altra freccia da scagliarmi contro. Non ce l’avrei fatta a sopportarlo ancora una volta. Non più…

Ero disteso sul divano cigolante della camera doppia. Guardavo il soffitto. Il mio cellulare squillava da un po’ e non avevo voglia di rispondere. Giocavo con la pallina rossa. La tiravo in alto per poi afferrarla saldamente. Il pomeriggio era agli sgoccioli e già pensavo a cosa preparare per cena.
“Hamburger o Salsicce?”
Improvvisamente la pallina mi scivolò dalle mani. Fece due o tre saltelli e rotolò sul parquet andando a finire proprio vicino al cellulare che continuava, imperterrito a squillare. Svogliato e indolenzito per le ore passate disteso, mi alzai per andare a recuperare la pallina. L’afferrai e con essa presi anche il Nokia che vibrava. Il numero non era in rubrica, si trattava, quindi, di qualcun altro in cerca d’informazioni per la casa. Basta! Non ne potevo più! Volevo chiudere le chiamate per quella giornata. Poi però, pensai all’accigliata faccia di mio padre e… risposi.
-  Pronto… -
-  Ciao! Chiamo per la camera… -
La voce squillante di una ragazza spiazzò le mie previsioni. Fino a quel momento avevano chiamato solo ragazzi.
-  Ho letto l’annuncio e vorrei saperne qualcosa in più… e, magari, fissare un appuntamento per vedere la casa… -
Cercai di dimenticarmi per un attimo che, dall’altro capo del telefono, ci fosse una voce femminile. Raccolsi tutta la mia serietà e le spiegai ogni cosa, compreso il fatto che la stanza singola era occupata dal sottoscritto. Lei sorvolò, ponendomi altre mille e inutili domande.

- E… quando posso venire a vederla? -
- Beh… quando vuoi… io sono qui… -
-  Bene! Allora ci vediamo tra un’ora! Ciao! -

continua…

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